Avvertenza: le successive righe sono ad alto contenuto di generalizzazioni, non contengono verità assolute, non hanno un fine educativo ma solo l’intento di condividere alcune riflessioni basiche. I professori del vino che riconoscono il sentore di anice e di straccio bagnato mentre sono torturati dalla mafia russa non troveranno giovamento dalla lettura.
Personalmente è stata l’estate del Vermentino. Non era programmato ne bevessi molti, ma una serie di spostamenti in territori marittimi, dove questo vitigno ha un’ottima espressione, ne hanno creato le condizioni. Il generale stato di salute mi è parso buono e ho trovato molti vini dall’ottima beva, dalla spiccata acidità e dal naso molto ricco di frutta e spezie. Non scopro niente, eppure spesso a chi non ha una grande abitudine al vino, il Vermentino appare tutt’altro che un vitigno così caratterizzato.
Uno dei più validi capri espiatori è l’aperitivo e la sua intrinseca tirannia verso il saper bere e il sapere apprezzare la storia e le caratteristiche di un vitigno. Escludete dall’equazione i wine-bar e qualche mosca bianca e pensate a quella frase spaccacuore che accompagna le bevute post-lavorative di fronte a buffet più o meno riciclati: “Le porto un bianco o un rosso?”Per i bisessuali è come chiedere“uomo o donna”. Poi c’è “lo preferisce fermo o mosso”, ma non proseguirei nella metafora sessuale. I più arditi ci propongono perfino l’elenco dei vitigni disponibili (5 di solito e non provate a chiedere la cantina). Il Vermentino c’è sempre ma vi ricorderà il bianco piatto, visivamente scarico, tecnicamente corretto ed eccessivamente solforoso, prodotto in milioni di bottiglie che campeggia nel supermercato sotto casa vostra a due euro.
Bene, quello non è Vermentino, anche se c’è scritto. E questo non è enosnobbismo, ma necessità di tracciare dei confini, specie quando bastano pochi euro e qualche attenzione in più per trovare vini più che soddisfacenti.
Infine in terra ligure, a Ortonovo, ho provato il Colli di Luni etichetta nera, prodotto nella bellissima cantina di Lunae Bosoni. Floreale al naso, molto sapido in bocca, fra i tre è quello più elegante e che più si distanzia dalle caratteristiche del vitigno, consentendo teoricamente anche un buon invecchiamento.