Ma guarda dove sono andato a finire, oggi. Fra i giornalisti!
Ah: Santoro, Vespa, Mentana…
No, no. Giornalisti, ho detto. Quindi Giacalone, Mazzeo, Di Girolamo, Norma Ferrara… Non li conoscete? Peggio per voi. Sono i giornalisti della rete dei Siciliani giovani (alcuni della banda: per elencarli tutti non c’è spazio) e fanno molto più giornalismo, da soli e tutti insieme, di tutto il gran giornalismo del giornalismo industriale.
E siamo a Modica, al Festival del Giornalismo organizzato dai ragazzi del “Clandestino”, un giornale nato al liceo sei anni fa (il movimento per l’acqua libera e robe del genere) che poi si è sviluppato, è andato avanti, è diventato a tutti gli effetti un giornale vero. Fa parte della rete dei “Siciliani giovani”, una serie di giornali del genere da Catania a Milano con annessi siti e portali, centro di quartiere, squadrette sportive, doposcuola e chi più ne ha più ne mette.
Adesso ci sono gli stage di formazione (cronaca giudiziaria, giornalismo locale, fotogiornalismo, elettronica per giornali) e si tendono nelle stanzette di “Casa Don Puglisi”. In questa dai cui scriviamo ci sono disegni di Mowgli, di Baloo, di Baghera e li hanno fatto i bambini che frequentano qui negli altri giorni. Nella stanza vicina Tano D’Amico – il massimo fotografo italiano – sta parlando di effetti pittorici di Caravaggio. I ragazzi lo ascoltano attenti e prendono appunti.
Domani, tre settembre, è il giorno di dalla Chiesa. Chi ha ucciso il generale – cioè non solo la mafia – è in giro ancora. La guerra continua ancora, dopo trent’anni. Io, qui fra i ragazzi di Modica, penso che però alla fine la vinceremo.