Nella Fondazione Teatro Regio di Parma il Comune è rimasto solo ed ora il sindaco e presidente Federico Pizzarotti è costretto a ripartire da zero. Dopo il fuggi fuggi degli altri soci fondatori, che uno dopo l’altro hanno fatto terra bruciata intorno alla nuova gestione del tempio della lirica targata Cinque stelle, la prossima mossa di Pizzarotti sarà quella di riconvocare tutti gli ex soci, che lunedì si riuniranno per discutere dei problemi che hanno portato al recesso.

Al tavolo siederanno non solo Fondazione Monte di Parma, ultima dimissionaria dall’assemblea dei soci insieme alla Camera di Commercio, ma anche Fondazione Cariparma e Provincia, uscite tempo prima dell’arrivo di Pizzarotti. “Chiederemo ai soci i motivi del recesso – ha detto il sindaco  – e auspichiamo di ritrovare insieme la strada per il rilancio. Tutti coloro che dicono che il Regio deve essere un volano per la città – ha continuato, riferendosi ai dimissionari – dovranno dimostrare che non sono solo parole, perché ad oggi il Comune è rimasto l’unico punto di riferimento per il teatro. L’obiettivo è ritrovare coesione, ma se questo non sarà possibile, da martedì valuteremo le azioni da intraprendere”. La speranza di Pizzarotti è che i soci ritornino sui propri passi e che magari ne arrivino di nuovi, ma se non si troverà un accordo, visto anche il debito milionario accumulato in questi anni dal teatro, dopo il Comune anche il destino del Regio potrebbe essere il commissariamento.

Del resto, nel giro di pochi mesi il teatro cittadino è stato abbandonato da tutti coloro che finora ne avevano sempre garantito la sopravvivenza. L’effetto domino a cui aveva dato inizio la Provincia nel 2010 e in seguito, in tempi di gestione commissariale, la Fondazione Cariparma, dopo la vittoria di Pizzarotti è proseguito a cavallo dell’estate, portando via al Cda e all’assemblea del Regio prima la Camera di Commercio e per ultima la Fondazione Monte di Parma, che pochi giorni fa ha formalizzato il recesso con le dimissioni del consigliere Pier Luigi Gaiti. Il 23 luglio era stato il presidente della Camera di Commercio Andrea Zanlari a rassegnare le dimissioni, aprendo la strada per l’uscita dell’ente dai soci fondatori. “Iter avviato” si legge nella lettera, ma non ancora definitivo, che però di fatto blocca ogni possibile nomina di altri consiglieri e quindi ogni azione sul Regio, compresa la riforma dello Statuto e la nomina del sovrintendente.

La Camera di Commercio aveva lamentato lo scarso coinvolgimento sulle scelte che riguardavano il cartellone del Festival Verdi 2012 e simili accuse sono arrivate dal presidente di Fondazione Monte di Parma Roberto Delsignore, che ha chiesto al primo cittadino di riconvocare tutti i componenti dell’originaria assemblea dei soci per l’approvazione del nuovo statuto del teatro. Ma le voci che arrivano dal Regio sono diverse: si parla della volontà dei vecchi soci di riconfermare l’ex sovrintendente Mauro Meli, che aveva partecipato al bando indetto dal commissario, di fatto cancellato dalla bozza di statuto presentata dai Cinque stelle. “Non voglio pensare che la decisione di uscire sia un modo per metterci in difficoltà, perché così l’unico a essere danneggiato è il nostro teatro” ha commentato il sindaco. La sensazione generale però, esplicitata dal blogger Luigi Boschi, attento osservatore delle vicende del Regio, è quella di un primo cittadino “assediato sul percorso del Regio, dove erano state fatte scelte giuste e si stava delineando la nuova strategia di governo”. Eppure, come ricorda Boschi, durante l’era Pietro Vignali nessuno dei soci si faceva problemi a votare “la realizzazione di spettacoli consapevoli della mancanza di fondi”, come dimostrato da un verbale del Cda del 30 giugno 2011.

A Pizzarotti non è rimasta alternativa, se non quella di accogliere la richiesta di Delsignore. Lunedì si chiariranno le sorti del Regio, ma intanto il conto alla rovescia per il Festival Verdi di ottobre è già cominciato e in sospeso c’è ancora il nome del nuovo sovrintendente. Da mesi si dice che in arrivo a Parma ci siano Carlo Fontana, ex sovrintendente della Scala di Milano, e Paolo Arcà, ex direttore artistico del Maggio musicale fiorentino, ma le eventuali nomine dovranno attendere l’approvazione del nuovo statuto, e ora anche la ricomposizione, se avverrà, dell’assemblea dei soci. “Abbiamo urgenza di superare questo stato di impasse perché il teatro ha bisogno di una direzione – ammette l’assessore Ferraris, lanciando poi un appello agli ex soci – Dovranno spiegare quello che vogliono fare: non si può dire che tutto va bene, e poi nei fatti dimostrare il contrario. Stiamo facendo tutto il possibile, ma dobbiamo essere messi nelle condizioni di lavorare e andare avanti”.

Il Regio è il primo grande tema su cui Pizzarotti si ritrova da solo contro i “poteri forti” della città e per questo il Movimento 5 stelle per lunedì pomeriggio ha organizzato un presidio sotto i Portici del grano: “Non comprendiamo come, dopo ripetuti appelli alla collaborazione, le istituzioni economiche cittadine stiano latitando. Non possiamo tollerare che si faccia a pezzi un simbolo della città per volontà politiche o clientelari”. Solidali con il primo cittadino anche i sindacati, che sempre per lunedì hanno organizzato un’assemblea straordinaria dei lavoratori: “La paralisi a cui si sta tentando di portare il Teatro Regio risulta alquanto pericolosa e spericolata – scrivono le segreterie provinciali Slc Cgil, Fistel Cisl e Uilcom Uil – Alla vigilia del Festival Verdi 2012 e ad un soffio dal 2013, si gioca col destino, il territorio e il lavoro del principale teatro di tradizione italiano”.

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