Lo rilevano in tanti, in troppi forse. Ma oramai che al Lido quest’anno ci siano poche persone a seguire la 69esima Mostra del Cinema di Venezia è sulla bocca e sotto gli occhi di tutti. Un dato inaspettato che si rileva non tanto nelle proiezioni in piccole sale con 70 posti, regolarmente esaurite, come è scritto sui display delle biglietterie, ma in quelle grandi, durante i cosiddetti eventi.
Ne citiamo un paio: le proiezioni stampa di To the wonder di Terrence Malick e di The master di P.T. Anderson. Decine di poltroncine vuote alla prima proiezione della mattina e altrettante vuote in quella che segue subito dopo per chi si è svegliato tardi. Crisi degli accreditati, dunque, ma non solo.
Desolante, infine, è il panorama di fronte al palazzo del Cinema, fino ad un anno fa luogo spesso straripante di astanti, giunti anche solo a guardare la passerella delle star. Tra ieri e oggi, proprio negli orari di punta tra pomeriggio e sera si formano due pallide file di fan ad occupare poco più di un centinaio di metri, ma non la massa umana degli anni passati.
I segnali per chi viene alla Mostra da almeno un decennio sono chiari. In parecchi hanno marcato visita. Sarà per la crisi, sarà per la guerra tra festival italiani con fan dell’uno e dell’altro staff a far ripicche (ora Muller è a Roma e da Torino, informalmente, è sceso a Venezia Barbera), ma di spettatori o semplici passanti al Lido ce ne sono pochini.
Impossibile incolpare qualcuno. Di certo non il neodirettore Alberto Barbera che il vuoto di un lanciatissimo Marco Muller l’ha colmato a livello di titoli inserendo di tutto e di più, come perfino la costituzione di un mini mercato per l’industria del cinema, la vera sfida e possibile novità per una Venezia che da questo lato ha sempre mostrato il fiato cortissimo.