Il donatore è un uomo giapponese che ha visto così realizzato il suo sogno di diventare padre. Aveva fatto conservare il suo seme perché la moglie non poteva avere figli. Così un uomo e una donna, colpiti dalla sua storia, ha scelto quel "campione" per diventare genitori. In precedenza era nato un bambino da un seme custodito per 28 anni
Riesce nel suo sogno di essere padre solo 40 anni dopo grazie alla scienza. Il record del mondo della nascita di un bambino – o meglio due gemelle – con seme congelato, precisamente nel 1971, spetta a un eroe di guerra giapponese. L’uomo ha voluto utilizzare la crioconservazione del suo seme a causa dei problemi di fertilità della propria moglie e quindi dell’impossibilità di aver un figlio. Un’aspirazione cui l’uomo non ha voluto rinunciare anche per rispettare una tradizione nel paese nipponico ovvero proseguire la discendenza.
Il suo desiderio è stato realizzato da una coppia, che colpita dalla storia dell’uomo, ha scelto proprio il suo seme e attraverso la fertilizzazione in vitro ha prima permesso il concepimento e poi la nascita il 22 agosto di due bambine. Secondo la società “ReproTech” il precedente record di conservazione e nascita apparteneva a uno sperma congelato per 28 anni. “Il seme congelato per più di 40 anni – ha spiegato il presidente della società Russel Bierbaum – è stato trasportato e spostato quattro volte lungo tutti gli Stati Uniti. Mantenere l‘integrità e l’incolumità del campione attraverso tutti questi spostamenti non è mai stato testato finora”.
“La criobiologia – ha continuato Bierbaum – ipotizza che la conservazione del seme possa essere portata avanti per diverse centinaia di anni. Questa nascita gemellare ci porta un passo più vicino a tale verità”. Le generalità del donatore e dei genitori rimangono naturalmente anonime. Lo sperma è anche più vecchio anche della stessa società co-fondata da Bierbaum a Minneapolis solo nel 1990, uomo considerato nel settore un pioniere. Questo evento potrebbe dare una speranza in più ai malati di cancro; allungando l’arco temporale entro cui ci si ammala può donare e quindi conservare il proprio seme donato per proteggerlo dai trattamenti invasivi cui vengono sottoposti.