Don Andrea Gallo ricorda il cardinale come "uomo tra gli uomini", di "strappi necessari un po' alla Savonarola" e di una "spiritualità profonda". "Ricordo ancora una brigatista che uscì da San Vittore. La incontrai, aveva il rosario al collo le chiesi come mai e le mi disse che Martini era stato lì e aveva portato il rosario e nessuno l'aveva rifiutato"
“Era un uomo tra gli uomini, questo era il suo segreto. Come Gesù. Nel Vangelo si dice siate il sale e siate il lievito e lui lo era. Anche se era poco ascoltato dalla gerarchia che vuole mantere una piramide gerarchica assoluta. Fatta di misoginia e sessuofobia e con una ossessione della difesa della vita. L’amore di Dio ha le braccia aperte. Martini è una testimonianza vera, cristiana, anche il suo lento sacrificio lo è. Diceva che la chiesa era indietro di 200 anni. Bisogna dire basta di avere paura di non aver coraggio”. Don Andrea Gallo, 84 anni, sacerdote fondatore della comunità San Benedetto al Porto, voce libera da sempre, ricorda così l’arcivescovo emerito di Milano, morto venerdì dopo sedici anni di morbo di Parkinson. Al funerale del cardinale che poteva diventare Papa hanno partecipato migliaia di persone.
“La Chiesa può, deve proporre nel rispetto l’incontro la partecipazione democratica anche su argomenti come l’accanimento terapeutico e l’eutanasia. Bisogna approfondire. La Chiesa deve stimolare, suscitare laboratori culturali scientifici. Non deve partire da un punto non negoziabile perché questo significa solo oppressione dell’uomo. Ed è assolutamente impossibile perché questo non è il messaggio di Gesù. Lo dico, con grande amarezza, io appartengo alla Chiesa e sono addolorato, ma così non risponde alla sua stessa dottrina. Spero – argomenta – che di fronte alla morte di Martini, al suo lento sacrificio sentano uno stimolo e ne riconoscano il grido. Perché così non hanno la bussola di Gesù”. Un merito che invece Martini, vescovo del dialogo e paladini dei diritti civili, aveva senza alcun dubbio: “Un uomo che ha vissuto tra gli uomini, che si è fatto uomo come Gesù“. Don Gallo cita altri preti amati dalla gente come era amatissimo Martini, salutato solo oggi da 20 mila persone: “Don Milani, don Mazzi, don Turoldo, don Rossetti”; preti scomodi come forse lo era Martini, aperto al mondo laico e non solo. Anche se il torinese biblista era “un porporato” la cui scelta di rifiutare l’accanimento terapeutico ha fatto discutere. “Idratazione e alimentazione forzata. Lo chiesi a Bagnasco qualche tempo fa – racconta don Andrea – mi disse non è accanimento. Ma se parti da quel punto dove vai?”
Martini invece “ha richiamato la Chiesa con amore, con la parola di Dio. Parlò di mini concilio, di ordinariato femminile, di contraccettivi … Uno che sceglie la fede deve particarla nel mondo moderno altrimenti diventa fede cieca. Martini è su questa scia, nel rispetto del volere dei credenti. E non dimentichiamo che lui era l’arcivescovo che aveva aperto la cattedra ai non credenti. Aveva un senso di Dio, come Papa Luciani. Dio è amore, Dio è padre, Dio è madre. Mi ha colpito vedere il volto di Martini sul maxi schermo prima della partita Inter Roma” riflette don Gallo pensando alla popolarità che il sacerdote, uomo coltissimo e studioso infaticabile della Bibbia, ha dimostrato di avere tra fedeli e non, tra credenti e non. E parla don Gallo di “strappi necessari, un po’ alla Savonarola. Lui non ha mai taciuto. Aveva una spiritualità profonda e sceglieva il messaggio di Gesù. Ricordo ancora una brigatista che uscì da San Vittore. La incontrai, aveva il rosario al collo le chiesi come mai e le mi disse che Martini era stato lì e aveva portato il rosario e nessuno l’aveva rifiutato”.