Angelo Comastri, inviato del Papa, a Radio Vaticana prosegue la polemica sulla presunta strumentalizzazione della morte dell'arcivescovo emerito che ha rifiutato l'accanimento terapeutico: "Il cardinal Martini è un figlio della Chiesa e non deve e non può essere usato contro la Chiesa, perché è stato fino in fondo figlio della Chiesa”
Oltre 20mila le persone che hanno assistito in Duomo e nel sagrato antistante ai funerali del cardinale Carlo Maria Martini, morto venerdì a 85 anni di cui sedici malato del morbo di Parkinson. Sono circa 6.000 le persone che hanno trovato posto tra i banchi della cattedrale, mentre altre 15.000 stanno seguendo la funzione religiosa da due maxischermi posizionati in Duomo. Esequie seguite anche in diretta sul sito www.chiesadimilano.it, Telenova, Radio Marconi e Radio Mater. Tra i presenti in prima fila il premier Mario Monti, i ministri Ornaghi, Balduzzi, Giarda e Riccardi e 30 parlamentari. In prima fila la sorella Maris e i nipoti Giovanni e Giulia Martini.
Non era presente, come annunciato, Papa Benedetto XVI, ma il Pontefice – che ieri nell’Angelus non ha fatto riferimenti al cardinale – ha consegnato un messaggio al rappresentante – il cardinale Angelo Comastri, vicario generale di Sua Santità per la Città del Vaticano e Arciprete della Basilica Papale di San Pietro in Vaticano – che lo leggerà a all’inizio delle esequie.
L’arcivescovo di Milano, cardinale Angelo Scola, nella sua omelia in ricordo del cardinale ha sottolineato come “la lunga vita del cardinal Martini è specchio trasparente di perseveranza, anche nella prova della malattia e della morte”. Ha raccontato inoltre il loro ultimo incontro: “Anch’ io ho potuto fare tesoro del suo aiuto fin nell’ ultimo affettuoso colloquio, una settimana prima della sua morte. Nell’attitudine salvifica, pienamente pastorale, del suo ministero egli ha riversato la competenza scritturistica, l’attenzione alla realtà contemporanea, la disponibilità all’ accoglienza di tutti, la sensibilità ecumenica e al dialogo interreligioso, la cura per i poveri e i più bisognosi, la ricerca di vie di riconciliazione per il bene della chiesa e della società civile”.
Anche oggi le polemiche non si acquietano dopo l’editoriale dell’Avvenire arriva ancora un commento su presunte strumentalizzazioni del pensiero del sacerdote che nel suo ultimo libro aveva scritto di non sentirsi in grado di condannare dall’eutanasia e per la sua scelta di rifiutare l’accanimento terapeutico ha ricevuto un plauso generale. ”La Chiesa ha sempre rifiutato l’accanimento terapeutico. Sono strumentalizzazioni, come quando Madre Teresa disse: “Io voglio le cure che fanno ai poveri, ho scelto i poveri e voglio muovermi nella fedeltà a questa mia sceltà. Ma questa non era eutanasia, assolutamente. Il cardinal Martini è un figlio della Chiesa e non deve e non può essere usato contro la Chiesa, perché è stato fino in fondo figlio della Chiesa” dice il cardinal Comastri a Radio Vaticana. Comastri aveva già intervistato monsignor Roberto Colombo secondo cui “la morte del cardinale era stata strumentalizzata per fini squallidi”. Comastri racconta anche alcuni ricordi personali sui suoi incontri con Martini. “Nel ’91, l’anno dopo la mia nomina a vescovo di Massa Marittima – Piombino mi invitò a fare una visita a Milano. Lui era un giovanissimo vescovo. Mi disse parole molto belle, toccanti, di incoraggiamento: “cammina nel solco del Vangelo, perché è il solco della vera libertà ed è il solco della felicità, e insegna alla gente a camminare nel solco del Vangelo. Poi quando nel ’93 ho avuto l’intervento al cuore io ricordo che mi telefonò, una telefonata molto paterna, molto umana. Usò queste parole: “Lei si abbandoni nella mani del Signore, perché il Signore sa dove condurci. Fu per me un’indicazione che mi rasserenò molto”. Ma qual è l’eredità spirituale del cardinal Martini? “L’amore per la Parola di Dio. Perché la Parola di Dio è davvero la lampada che illumina il nostro cammino e il Papa lo ricorda, nel messaggio che leggerò ai funerali: “La tua Parola è lampada per i miei passi. Questa si può dire che è la sintesi del ministero e dell’episcopato del cardinale Martini: tenere alta questa lampada”.
La comunità ebraica stamattina ha voluto ricordare il biblista con un momento di preghiera all’interno dell’Arcivescovado. Il rabbino Alfoso Arbib ed il rabbino emerito Giuseppe Laras hanno recitato alcuni salmi. Al momento di preghiera erano presenti, tra gli altri, il parlamentare del Pd Emanuele Fiano, l’assessore al Comune di Milano Stefano Boeri, il presidente del Consiglio provinciale di Milano Bruno Dapei e il giornalista Gad Lerner. E l’assessore Boeri ha raccolto l’appello del giurista Guido Rossi affinchè “l’eredità intellettuale del cardinale Martini diventi un patrimonio stabile della città. Penso che l’inizio delle celebrazioni per i 1.700 anni dall’Editto di Costantino, con la grande mostra a Palazzo Reale nel prossimo mese di ottobre, potrebbe coincidere con una giornata internazionale di riflessione sul profilo intellettuale, morale e civico di Martini e sulla sua eredità culturale”.
Per il cardinal Martini arrivano le parole anche di Adriano Celentano: “Ho amato, stimato e ascoltato molto il cardinale Martini. Un vescovo unico, illuminato per una Chiesa accogliente, senza esitazioni – scrive sul suo blog – Ha sempre messo al centro di ogni idea o proposta, l’uomo e la sua dignità umana. L’ho incontrato una sola volta in Duomo, purtroppo senza aver potuto scambiare con lui almeno due parole, ma è bastato vederlo, per capire che anche lui amava una Milano diversa da quella che abbiamo e quindi, un’Italia diversa. Sentiremo forte la sua mancanza – dice l’artista – e non possiamo perdere la sua eredità. È stato un faro che ha illuminato tutti noi e la Chiesa che, senza di lui, non sarà la stessa”.