Dall’inferno della guerra afghana, alla gloria nelle Paralimpiadi di Londra. Il soldato Bradley Snyder, oro nei 100 e argento nei 50 stile libero, torna a sorridere. Tenente della Us Navy ed ex capitano della squadra di nuoto della accademia navale statunitense, la sua vita cambiò il 7 settembre di un anno fa, dopo il terribile attentato che lo ha reso cieco. Snyder saltò su una mina antiuomo mentre stava prestando soccorso ad un soldato afghano rimasto gravemente ferito dopo l’esplosione di un altro ordigno, nei pressi di Kandahar.
“E’ stata colpa mia, un momento di distrazione mentre correvo per aiutare quel ragazzo”, racconta. La sua memoria fotografica si ferma ai concitati momenti seguiti all’esplosione, quando dopo aver perso i sensi riaprì gli occhi. “In realtà in quel momento pensai di essere morto. Abbassai lo sguardo e vidi che ero ancora intero. Ho pensato: ‘Questo non ha senso, probabilmente c’è qualcosa di sbagliato”. Poi il buio, il trasferimento nell’ospedale di Bethesda, diverse operazioni e il tremendo verdetto dei medici: le retine sono distrutte, non vedrà mai più. Ryan è tornato in piscina, la sua grande passione negli anni del college, per la riabilitazione. E cinque mesi dopo l’incidente i suoi tempi erano tali da poterlo inserire nella squadra per le Paralimpiadi. L’ex tenente si è preparato all’evento nella Meadowbrook Aquatic and Fitness Center di Baltimora, la piscina in cui Michael Phelps ha costruito il suo mito.
Ora Snyder ha 28 anni e due occhi di vetro, ma grazie allo sport è tornato a vivere. Snyder descrive se stesso come un “nuotatore mediocre” e non per via della sua cecità. A fregarlo è la statura, che non gli avrebbe comunque consentito di lottare con giganti dell’acqua come Phelps e Ryan Lochte. Per questo, già dagli anni del college preferiva le gare di fondo a quelle di velocità. C’è chi dice che alle Paralimpiadi vince perché pensa come un normodotato. A volte, in allenamento, dimentica di essere cieco con tutte le conseguenze del caso, incidenti compresi. “Come per dire: Sei ancora cieco. Non fare il presuntuoso, mister”, ci scherza su. La sua gara sono i 400 stile libero in programma venerdì 7 settembre, giorno dell’anniversario del suo incidente. “Sarà un’esperienza emozionante competere proprio quel giorno. Per me vuol dire avere vinto sulla cecità. Questo dimostra a tutti e anche a me stesso che ora la cecità è la mia omeostasi. E’ quello che sono adesso. La gente – dice – non ha niente di cui preoccuparsi”.