La decisione dell'agenzia riflette le previsioni negative assegnate a Germania, Francia, Regno Unito e Olanda, "che insieme rappresentano il 45% delle entrate del bilancio europeo". Confermato con la tripla A il rating del Vecchio Continente
Previsioni al ribasso del rating dell’Unione europea, che Moody’s rivede da ‘stabile’ a ‘negativo’. Un taglio che riflette le peggiorate prospettive dei quattro paesi che contribuiscono maggiormente al bilancio europeo, ovvero Germania, Francia, Regno Unito e Gran Bretagna. La decisione arriva all’avvio di una settimana cruciale per l’area euro, con gli occhi puntati sulla Banca Centrale Europea (Bce) e sulle sue eventuali misure a sostegno dei paesi in difficoltà. Il rating dell’Unione Europea viene confermato con la tripla A, con Moody’s che ritiene che si evolverà in linea con quello degli stati chiave.
“Il cambio dell’outlook a negativo riflette gli outlook negativi assegnati ai paesi con rating ‘Aaa’ che sono i maggiori contributori al budget europeo: Germania, Francia, Regno Unito e Olanda, che insieme rappresentano il 45% delle entrate del bilancio europeo. Moody’s ritiene che sia ragionevole assumere che” il rating dell’Unione Europea si muova “in linea con quello degli stati membri più forti considerando i significativi legami fra gli stati membri e l’Unione Europea”. Il rating dei quattro paesi è “altamente legato”, visto che tutti e quattro sono esposti a vari livelli, “alla crisi del debito europea”. Moody’s ha tagliato a negativo l’outlook di Germania e Olanda lo scorso 23 luglio. “L’outlook dell’Unione Europea può tornare stabile se gli outlook dei paesi chiave con rating Aaa” torneranno a essere stabili, spiega l’agenzia riconoscendo che il profilo di credito dell’Ue è rafforzato dalle “misure strutturali in atto” e ritenendo ragionevole assumere che la probabilità di un default dell’Ue è pari a quella dei paesi con il rating più alto.
Un eventuale downgrade dell’Ue potrebbe verificarsi se il rating di alcuni paesi venisse ridotto, in seguito all’indebolimento dell’impegno dei paesi membri verso l’Ue e a cambiamenti del quadro di bilancio che conducano a una gestione meno prudente.