Il super ministro del governo Monti per la prima volta guarda oltre il suo incarico per un futuro al governo. E uno degli uomini più influenti del Pd gli ha già dato il benvenuto: "Abbiamo bisogno di persone che portino competenza e passione. Noi avevamo già promosso Ciampi e Padoa Schioppa"
Passera chiama, D’Alema e il Pd rispondono. Non può che passare per la via Emilia il flirt che avvicina il ministro dello Sviluppo economico ed ex banchiere al partito di Pierluigi Bersani. Giunto a Reggio per la Festa nazionale del Partito democratico, il capo del dicastero per lo sviluppo economico, Corrado Passera non ha escluso la possibilità di scendere in politica e, perché no, in un governo di centrosinistra dopo le elezioni del 2013. “Non me la sento di smentire Franco Marini, però quando quella decisione verrà presa, se verrà presa, lo dirò chiaramente, adesso devo fare al meglio il ministro dello Sviluppo per cercare di creare occupazione”, ha detto Passera incalzato dall’ex presidente del Senato che lo aveva invitato a partecipare a un prossimo esecutivo guidato dal Pd.
Dopo pochi minuti a dare man forte all’ex numero uno di Banca Intesa nel suo incedere a grandi passi verso la politica è arrivata, sempre dagli stand della festa, la voce dell’ex premier, Massimo D’Alema. “La politica italiana ha bisogno di persone che portino passione e competenza”. Poi l’ex presidente del consiglio ha ricordato altri esempi illustri: “Anche in passato noi abbiamo promosso persone come Carlo Azeglio Ciampi e Tommaso Padoa Schioppa, che hanno portato un contributo straordinario. Marini fa bene a rivolgersi a Passera e ad altri membri dell’attuale governo”, ha concluso D’Alema.
Non è neppure un caso che il Partito democratico si sia esposto nei confronti di Passera attraverso la voce del cattolico Franco Marini. Quello dell’ex banchiere (indagato dalla Procura di Biella per reati fiscali) infatti, fin dal’incontro di Todi del 2011, in cui buona parte del mondo economico di ispirazione cristiana profilò la nascita di un nuovo partito cristiano post-berlusconiano, era il nome di spicco.
Quella nata nella cittadina umbra è una compagine (dal nome lunghissimo Forum delle persone e delle Associazioni di ispirazione cattolica nel Mondo del lavoro) che raggruppa potenze come la ciellina Compagnia delle opere, la Confcoperative, la Coldiretti, l’Acli, laCisl, la Confartigianato. Un gruppo che potrebbe non disdegnare un ingresso di Passera in un governo di centrosinistra, fortemente bilanciato dalla presenza dell’Udc di Casini. E senza l’ingombrante partecipazione di Nichi Vendola e compagnia.
Per il ministro dello Sviluppo economico l’occasione della festa è stata l’ennesima per parlare del tema del lavoro.L’autunno caldo che si profila infatti potrebbe essere il banco di prova da leader. Al termine del dibattito, prima di lasciare la festa del Pd alla domanda se quindi per l’Alcoa di Portovesme non ci sia nulla da fare, il ministro ha provato a tranquillizzare: “Assolutamente no”. Ma ci ha tenuto a sottolineare come la situazione “sia difficile e quindi bisogna definirla come tale. A oggi – ha aggiunto – non abbiamo un impegno da parte di nessuno però lavoriamo, lavoriamo e continueremo a lavorare se necessario anche fino alla fine dell’anno e tutto l’anno prossimo”.
A D’Alema invece tocca suo malgrado parlare seppure indirettamente ancora di Matteo Renzi. A ilfattoquotidiano.it che gli chiedeva sulla sua lunga permanenza in parlamento e se si sentisse uno degli obiettivi delle rottamazioni del sindaco di Firenze, l’ex ministro degli Esteri risponde: “Non ho mai chiesto di essere candidato, è al partito che dovete chiederlo. Anche l’ultima volta fu Walter Veltroni a chiedermi di entrare in lista. Si candida chi porta i voti, non si fanno le liste solo per dare l’occupazione a una persona”.