Per garantire la partecipazione di due franchigie italiane alla Celtic League, la Fir ha messo la licenza degli ex Aironi di Viadana all'asta. Che è andata deserta. E così il massimo organismo nazionale ha pensato bene di investire un quinto dell'intero budget annuale per fondare le Zebre di Parma. Con scarsi risultati e mille polemiche
La scorso week-end è ripartita la stagione di rugby ed il Pro12 (o Celtic League), campionato fra le massime squadre di Irlanda, Galles e Scozia, a cui l’Italia partecipa dal 2010 con due franchigie. Fino a ieri erano la storica Treviso e gli Aironi di Viadana (comune lombardo alle porte di Mantova). Ma da quest’anno si cambia: addio agli Aironi, spazio alle Zebre. O meglio, alla ‘Squadra del Presidente’. Un soprannome che circola da settimane sul web ed è davvero calzante: perché la nuova compagine italiana (che avrà sede a Parma, ma senza alcun radicamento geografico) è in tutto e per tutto gestita dalla Federazione Italiana Rugby, vive interamente di soldi provenienti dalle casse federali. E quindi pubblici.
Una stagione in Celtic League costa all’incirca tra i 7 e gli 8 milioni di euro, e solo una minima parte di questi saranno coperti da sponsor privati. Il resto dovrà garantirli la Fir, che investirà sulle neonate Zebre quasi un quinto dell’intero budget annuale; quando invece c’è tutto un movimento (specie al Sud) che vive di stenti e piange miseria. E così facendo certo non risparmia in polemiche. Con l’inizio del campionato finisce una lunga querelle cominciata lo scorso aprile, quando proprio la Fir decise di togliere la licenza agli Aironi. A suo dire per ragioni economiche, perché il consorzio lombardo non garantiva i requisiti necessari per iscriversi al campionato. Peccato però che da Viadana cadessero quasi dalle nuvole, respingendo al mittente le accuse di “fallimento”: “Gli Aironi avevano chiesto un semplice aiuto alla Federazione per sostenere i contratti”, aveva dichiarato il presidente Melegari. Un aiuto che però non è mai arrivato. Dopo aver sostenuto anche economicamente l’ingresso nel Pro12 delle due franchigie, la Fir ha deciso di chiudere i rubinetti dei finanziamenti.
E ha preferito indire un bando per riassegnare la licenza. Requisito minimo: una disponibilità di 14 milioni di euro per i prossimi due anni. Cifra assolutamente fuori portata per il rugby italiano. E infatti pian piano tutti i possibili candidati – da Roma (“fatta fuori” nel 2010 in favore di Treviso per ragioni geopolitiche e fallita lo scorso anno) alla stessa Viadana (che sperava in un ritorno) – si sono defilati. Situazione paradossale, a dir poco: e il bando alla fine è andato deserto. Per risolvere la situazione – a questo punto davvero complicata, perché in base agli obblighi stipulati nel 2010 l’Italia, volente o nolente, deve presentare due franchigie ai nastri di partenza del Pro12 – è scesa in campo in prima persona la Federazione. Ed è così che sono nate le Zebre.
Adesso, però, ci si interroga sulla bontà della scelta. La Fir ha negato agli Aironi un contributo quantificabile in 1-2 milioni di euro, ma per gestire le Zebre ne spenderà almeno 6 solo nel prossimo anno. Senza contare i fondi che sono stati necessari per ampliare lo stadio Moletolo di Parma (scelta un po’ a sorpresa come sede della franchigia), e adeguarlo ai parametri richiesti dal Pro12. E poi c’è l’aspetto tecnico della vicenda, e non è cosa secondaria. Venerdì scorso, al debutto, le Zebre hanno rimediato una sonora scoppola (37-6) sul campo dei gallesi dei Newport Dragons (quart’ultimi l’anno scorso, non propriamente una corazzata). E il futuro non promette meglio: la squadra appare ancor meno competitiva di Viadana (che in due anni era riuscita a vincere appena 5 partite, chiudendo entrambi i campionati all’ultimo posto), assemblata più per soddisfare le esigenze federali che quelle sportive. In rosa ci sono 18 reduci degli Aironi, e i circa 40 giocatori provengono tutti (eccezion fatta per pochi stranieri) da una nazionale azzurra (maggiore, “B” o juniores). Ma con giovani (più o meno) futuribili e vecchie glorie in cerca di un contratto è difficile sfidare l’elite del rugby europeo. Mentre la figuraccia a livello internazionale è servita.
A tre anni dall’ingresso nel Pro12, che avrebbe dovuto rappresentare la svolta per il rugby italiano, ci ritroviamo con una sola vera franchigia iscritta, e con un posto vacante che nessuno vuole e che la Fir deve colmare alla bene e meglio. E’ questa la cruda realtà. Adesso si giochi pure, auguri all’allenatore Chrisian Gajan e a tutto lo staff delle Zebre: li attende un compito non facile. Sempre aspettando la nazionale, impegnata nei test match autunnali e poi nel VI Nazioni 2013. Ma a febbraio, prima di chiedere miracoli al povero Brunel, sarà meglio ripensare a questo pasticcio in salsa tricolore.
Riceviamo e pubblichiamo dall’ufficio stampa della Federazione italiana rugby
L’articolo parte da un fatto effettivamente verificatosi – la revoca della licenza di partecipazione al torneo internazionale RaboDirect PRO12, da parte della FIR, alla Società Aironi Rugby – ma contiene una serie di imprecisioni che finiscono per risultare altamente lesive dell’immagine di una Federazione che viene regolarmente portata ad esempio dal CONI, organo di controllo dello sport nazionale, per l’immagine positiva e l’oculata gestione di una struttura capace, in dodici anni, di aumentare esponenzialmente il numero dei tesserati ed il proprio bilancio, che poggia solo in minima parte sui contributi annuali del CONI stesso.
E’ vero che le Zebre, la nuova franchigia federale con sede a Parma, sono interamente finanziate dalla Federazione stessa. Ma è quantomeno inesatto affermare che la FIR abbia “chiuso i rubinetti” nei confronti degli Aironi, facendo supporre che dietro il fallimento di questi ultimi vi fosse un precostituito piano federale volto all’inopinata esclusione di una Società i cui problemi economici – dato facilmente verificabile anche da recenti notizie di stampa – sono tali da aver spinto gli ex dipendenti della Società stessa a produrre un comunicato stampa in cui si plaude alla scelta della FIR di revocare la licenza sulla base delle spettanze mai corrisposte negli ultimi tre mesi a collaboratori ed atleti; è altrettanto gravemente inesatto affermare che il budget delle Zebre poggi su denaro pubblico, laddove il 95% del budget federale deriva da entrate proprie.
E’ inesatto, inoltre, affermare che agli Aironi è stato negato un “contributo annuo di 1-2 milioni”, poichè FIR – per venire incontro alle richieste degli Aironi, ai quali già venivano complessivamente stanziati tre milioni di euro l’anno come da protocollo di partecipazione al RaboDirect PRO12 – si era offerta, per far fronte alle criticità di natura economica comunicate dalla franchigia, di mettere gratuitamente a disposizione uno staff tecnico di caratura internazionale del valore prossimo ai 600.000 (seicentomila euro) per un impatto complessivo su FIR di circa 4 milioni, cifra non lontana da quella che viene stanziata oggi per la gestione globale – con auspicabili ricadute positive sulla crescita della Squadra Nazionale – della neonata franchigia a gestione federale.
Il collega cita poi le circostanze per cui il bando per la riassegnazione della licenza è andato deserto: dato a sua volta inesatto, dal momento che al bando si era presentata la Società Viadana Rugby, direttamente riconducibile agli Aironi, la cui richiesta di assegnazione della licenza è stata respinta sulla base della stessa insostenibilità economica che aveva spinto FIR a revocare la licenza agli Aironi.
Trovo peraltro pretestuoso criticare i risultati sportivi di una squadra dopo una sola sconfitta in RaboDirect PRO12, omettendo però di ricordare che in pre-stagione la stessa squadra – nelle tre amichevoli disputate – ha conquistato due vittorie contro i francesi dell’Aurillac (seconda divisione francese) e dei Northampton Saints (prima divisione inglese) ed è stata sconfitta dal Perpignan, campione di Francia tre stagioni orsono, per 32-20.
Infine, definire assemblata “alla bene e meglio” una compagine dove trovano spazio circa 20 atleti nel giro della Squadra Nazionale è quantomeno inopportuno ed indelicato nei confronti di atleti che, negli anni, hanno così positivamente contribuito alla promozione ed alla crescita del rugby in Italia conquistando, nel nostro Paese ed all’estero, importanti traguardi personali.