”Nell’assumere la decisione di sollevare il conflitto di attribuzioni con i pm di Palermo davanti alla Corte Costituzionale, il presidente della Repubblica è stato mal consigliato”. E’ la riflessione del sostituto procuratore della Repubblica presso la Dda di Caltanissetta, Nicolò Marino, intervenuto a Gela a una cerimonia promossa dall’associazione “Libera” per commemorare il trentennale della morte del generale Carlo Alberto Dalla Chiesa, della moglie, Emanuela Setti Carraro, e del carabiniere Domenico Russo, uccisi dalla mafia. Il capo dello Stato ha depositato il ricorso alla Consulta il 30 luglio scorso dopo che si era diffusa la notizia che tra gli atti dell’inchiesta sulla trattativa Stato-mafia esistevano conversazioni intercettate tra Napolitano e l’ex presidente del Senato Nicola Mancino, indagato per falsa testimonianza dai pm di Palermo. L’ex ministro dell’Interno – come aveva raccontato il consigliere del Quirinale Loris D’Ambrosio poi deceduto – si era rivolto più volte al Colle perché si sentiva in qualche modo abbandonato.
Nei giorni scorsi si sono susseguite le polemiche e gli interventi, anche del presidente del Consiglio Mario Monti, sul destino delle conversazioni del presidente con il senatore Mancino. E riferendosi proprio alle polemiche di questi giorni tra le istituzioni, Marino, che è uno dei pm del tribunale nisseno più impegnati nelle inchieste contro le cosche mafiose, ha aggiunto che “se continuiamo con questo fuoco incrociato avremo fornito l’arma migliore a chi vuole allontanarci dalla verità”. Nei giorni scorsi il magazine Panorama aveva pubblicato una presunta ricostruzione delle conversazioni, bollate come false da Napolitano e interpellato dal Fattoquotidiano.it proprio Mancino non aveva confermato né smentito l’articolo parlando di segreto. Mentre la Procura di Palermo, tramite il capo Francesco Messineo, aveva fatto sapere di aver aperto comunque un’inchiesta, smentendo che la ricostruzione del magazine corrispondesse a verità. Nel dibattito è entrato anche Silvio Berlusconi, la cui famiglia è proprietaria di Panorama, dichiarando di non aver niente a che fare con la pubblicazione. E l’altro ieri l’ex ministro aveva risposto a chi gli chiedeva un commento: “Spero cessi il conflitto tra istituzioni”.