Mohammed al-Qahtani non ha proprio la faccia da pericolo pubblico numero uno, eppure in Arabia Saudita è molto temuto. Al-Qahtani, da non confondersi con il suo omonimo detenuto per anni a Guantanamo e sospettato di essere coinvolto negli attacchi alle Torri Gemelle del 2001, è un professore di economia, occhialetti da intellettuale e fisico minuto, una vera e propria spina nel fianco per la monarchia saudita che lo processerà per undici capi di accusa, tra i quali alto tradimento e creazione di un’associazione non autorizzata. Se condannato dalla corte di Riad che lo giudicherà (il processo è iniziato lunedì 3 settembre), il professor al-Qahtani potrebbe scontare da un minimo di cinque a un massimo di trenta anni di carcere. Assieme a lui viene giudicato, con le medesime accuse, Abdullah al-Hamid, cofondatore con il docente di economia della Saudi Civil and Political Rights Association – Acpra.
Secondo quanto riferito dalla Bbc, i familiari e i sostenitori di al-Qahtani sono stati scacciati dall’aula del tribunale, ma questa volta sarà difficile per la monarchia saudita tenere il mondo all’oscuro di quello che accade, perché gli attivisti dell’Acpra si sono fatti conoscere in rete e assediano la famiglia reale con la richiesta di riforme che rendano il reame un Paese moderno. A sostegno di al-Qahtani e degli altri attivisti dell’Acpra, per esempio, si è mobilitata l’organizzazione non governativa FrontLine Defenders, network nato nel 2001 con base a Dublino di esperti nella lotta per la difesa dei diritti umani. “Per anni hanno tollerato il nostro lavoro, adesso ci arrestano e provano a condannarci’’, ha twittato il professor al-Qahtani prima di essere portato in carcere. “Vuol dire che siamo sulla strada giusta. E non ci fermeremo”.
Il professore è molto temuto perché tocca il punto debole della monarchia saudita: la legittimità religiosa. Più di una volta, nelle sue petizioni pubbliche alla famiglia reale o nei suoi scritti, ha smontato pezzo per pezzo la dottrina che dagli anni Venti tiene in sella la famiglia Saud, autoproclamati custodi dei luoghi più sacri dell’Islam e della dottrina wahabita, la più intransigente. Li colpisce nel modo peggiore; sottolineandone le contraddizioni, soprattutto in sede di stile di vita e costumi. Per questo il governo saudita è preoccupato da questo processo. Per anni, in Europa e negli Usa, in tanti hanno denunciato quello che accade in Arabia Saudita alle donne, agli omosessuali, ai lavoratori immigrati, alle minoranze religiose ed etniche, agli oppositori politici, ai giornalisti non allineati (per Reporter Senza Frontiere l’Arabia occupa il 158° posto su 179 nella classifica della libertà di stampa). Ma la famiglia reale, forte della dipendenza dei governi europei ed americani dal petrolio della Penisola Arabica, non ha dato alcun peso alle critiche dei media e degli attivisti occidentali.
Al-Qahtani è pericoloso, perché parla dall’interno e ormai è conosciuto in tutto il mondo, ma soprattutto svela l’ipocrisia della fede come giustificazione a qualsiasi nefandezza, proprio quando i rampolli della casa reale sono i primi a distinguersi per stili di vita tutt’altro che irreprensibili. Un’unica volta, in passato, la famiglia reale si è trovata ad affrontare un attacco simile alla sua indiscussa autorità politico-religiosa. Correva l’anno 1979, mese sacro di Ramadan. Un gruppo di uomini armati, guidati dal leader carismatico Juhaiman ibn Muhammad ibn Saif al Otaibi, si barricarono nella sacra moschea della Mecca. Al-Otaibi accusava la monarchia di corruzione e tradimento della religione, ma la rivolta venne soffocata nel sangue dalle truppe speciali di Riad. Otaibi annunciava l’avvento di un nuovo Messia redentore, giunto per punire la dissoluta monarchia saudita. L’azione armata, però, gli alienò le simpatie del popolo e dell’opinione pubblica internazionale. Oggi Riad sa che la situazione è differente, perché al-Qahtani (che per un gioco del destino ha lo stesso nome dell’uomo indicato come Messia nel 1979) usa solo l’arma delle sue parole.
Mondo
Arabia Saudita, chiede riforme e diritti al re: economista rischia 30 anni
E' iniziato il processo a Mohammed al-Qahtani, cofondatore della Saudi Civil and Political Rights Association, accusato fra l'altro di alto tradimento e creazione di un’associazione non autorizzata. Da anni si batte per l'emancipazione del Paese e ha svelato l'ipocrisia della monarchia a cui ha contestato la "legittimità religiosa"
Mohammed al-Qahtani non ha proprio la faccia da pericolo pubblico numero uno, eppure in Arabia Saudita è molto temuto. Al-Qahtani, da non confondersi con il suo omonimo detenuto per anni a Guantanamo e sospettato di essere coinvolto negli attacchi alle Torri Gemelle del 2001, è un professore di economia, occhialetti da intellettuale e fisico minuto, una vera e propria spina nel fianco per la monarchia saudita che lo processerà per undici capi di accusa, tra i quali alto tradimento e creazione di un’associazione non autorizzata. Se condannato dalla corte di Riad che lo giudicherà (il processo è iniziato lunedì 3 settembre), il professor al-Qahtani potrebbe scontare da un minimo di cinque a un massimo di trenta anni di carcere. Assieme a lui viene giudicato, con le medesime accuse, Abdullah al-Hamid, cofondatore con il docente di economia della Saudi Civil and Political Rights Association – Acpra.
Secondo quanto riferito dalla Bbc, i familiari e i sostenitori di al-Qahtani sono stati scacciati dall’aula del tribunale, ma questa volta sarà difficile per la monarchia saudita tenere il mondo all’oscuro di quello che accade, perché gli attivisti dell’Acpra si sono fatti conoscere in rete e assediano la famiglia reale con la richiesta di riforme che rendano il reame un Paese moderno. A sostegno di al-Qahtani e degli altri attivisti dell’Acpra, per esempio, si è mobilitata l’organizzazione non governativa FrontLine Defenders, network nato nel 2001 con base a Dublino di esperti nella lotta per la difesa dei diritti umani. “Per anni hanno tollerato il nostro lavoro, adesso ci arrestano e provano a condannarci’’, ha twittato il professor al-Qahtani prima di essere portato in carcere. “Vuol dire che siamo sulla strada giusta. E non ci fermeremo”.
Il professore è molto temuto perché tocca il punto debole della monarchia saudita: la legittimità religiosa. Più di una volta, nelle sue petizioni pubbliche alla famiglia reale o nei suoi scritti, ha smontato pezzo per pezzo la dottrina che dagli anni Venti tiene in sella la famiglia Saud, autoproclamati custodi dei luoghi più sacri dell’Islam e della dottrina wahabita, la più intransigente. Li colpisce nel modo peggiore; sottolineandone le contraddizioni, soprattutto in sede di stile di vita e costumi. Per questo il governo saudita è preoccupato da questo processo. Per anni, in Europa e negli Usa, in tanti hanno denunciato quello che accade in Arabia Saudita alle donne, agli omosessuali, ai lavoratori immigrati, alle minoranze religiose ed etniche, agli oppositori politici, ai giornalisti non allineati (per Reporter Senza Frontiere l’Arabia occupa il 158° posto su 179 nella classifica della libertà di stampa). Ma la famiglia reale, forte della dipendenza dei governi europei ed americani dal petrolio della Penisola Arabica, non ha dato alcun peso alle critiche dei media e degli attivisti occidentali.
Al-Qahtani è pericoloso, perché parla dall’interno e ormai è conosciuto in tutto il mondo, ma soprattutto svela l’ipocrisia della fede come giustificazione a qualsiasi nefandezza, proprio quando i rampolli della casa reale sono i primi a distinguersi per stili di vita tutt’altro che irreprensibili. Un’unica volta, in passato, la famiglia reale si è trovata ad affrontare un attacco simile alla sua indiscussa autorità politico-religiosa. Correva l’anno 1979, mese sacro di Ramadan. Un gruppo di uomini armati, guidati dal leader carismatico Juhaiman ibn Muhammad ibn Saif al Otaibi, si barricarono nella sacra moschea della Mecca. Al-Otaibi accusava la monarchia di corruzione e tradimento della religione, ma la rivolta venne soffocata nel sangue dalle truppe speciali di Riad. Otaibi annunciava l’avvento di un nuovo Messia redentore, giunto per punire la dissoluta monarchia saudita. L’azione armata, però, gli alienò le simpatie del popolo e dell’opinione pubblica internazionale. Oggi Riad sa che la situazione è differente, perché al-Qahtani (che per un gioco del destino ha lo stesso nome dell’uomo indicato come Messia nel 1979) usa solo l’arma delle sue parole.
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(Adnkronos) - Un Napoli a due facce batte il Genoa nell’anticipo del 17° turno di Serie A e si riprende la vetta della classifica almeno per una notte. A Marassi la squadra di Conte parte bene, soffre nella ripresa e liquida 2-1 la pratica rossoblù, grazie alle reti di Anguissa e Rrahmani. Gli azzurri volano a 39 punti e superano almeno per il momento l’Atalanta, ferma a quota 38 e impegnata domenica contro l’Empoli.
Il Napoli parte forte e mette subito le cose in chiaro. Gli azzurri bussano già al 5’ alla porta di Leali, con Lukaku che di testa centra la traversa. Poi, intorno al quarto d’ora, è un altro colpo di testa a regalare il vantaggio agli uomini di Conte: Neres crossa, Anguissa brucia Frendrup e salta più in alto di tutti per l’1-0. Partita sbloccata, con Conte che esulta e se la ride in panchina insieme allo staff. Passano altri 8 minuti e il tecnico salentino esulta ancora per il raddoppio, firmato da Rrahmani: Lobotka crossa, il difensore stacca di testa e infila Leali. Due a zero all’intervallo. La squadra di Vieira torna in campo con un altro piglio: dopo pochi secondi, Pinamonti si fa vedere dalle parti di Meret con un bel tiro a giro dal limite, che chiama il portiere al gran colpo di reni, e poi accorcia le distanze al 51’. Palla perfetta di Vitinha e piattone in rete. La partita cambia qui: il Genoa prende coraggio e si affaccia spesso oltre la trequarti, mentre il Napoli ha da difendere ma trova spazi per lanciare le frecce in contropiede. A un quarto d'ora dalla fine, Conte si gioca i cambi davanti e butta dentro la coppia Simeone-Kvaratskhelia al posto di Lukaku e Neres. È una mossa che riaccende gli azzurri, che tornano pericolosi con i guizzi del georgiano. Il pericolo più grande degli ultimi minuti arriva però da Balotelli (entrato a una manciata di minuti dal novantesimo al posto di Miretti). Il cross dalla sinistra pesca in area l'attaccante, ma sulla deviazione è fondamentale l'intervento di Meret, che devia il pallone sul palo. Sospiro di sollievo per Conte, che soffre un po' e porta a casa tre punti d'oro. Per qualche ora, guarderà tutti dall'alto.
(Adnkronos) - Un Napoli a due facce batte il Genoa nell’anticipo del 17° turno di Serie A e si riprende la vetta della classifica almeno per una notte. A Marassi la squadra di Conte parte bene, soffre nella ripresa e liquida 2-1 la pratica rossoblù, grazie alle reti di Anguissa e Rrahmani. Gli azzurri volano a 39 punti e superano almeno per il momento l’Atalanta, ferma a quota 38 e impegnata domenica contro l’Empoli.
Il Napoli parte forte e mette subito le cose in chiaro. Gli azzurri bussano già al 5’ alla porta di Leali, con Lukaku che di testa centra la traversa. Poi, intorno al quarto d’ora, è un altro colpo di testa a regalare il vantaggio agli uomini di Conte: Neres crossa, Anguissa brucia Frendrup e salta più in alto di tutti per l’1-0. Partita sbloccata, con Conte che esulta e se la ride in panchina insieme allo staff. Passano altri 8 minuti e il tecnico salentino esulta ancora per il raddoppio, firmato da Rrahmani: Lobotka crossa, il difensore stacca di testa e infila Leali. Due a zero all’intervallo. La squadra di Vieira torna in campo con un altro piglio: dopo pochi secondi, Pinamonti si fa vedere dalle parti di Meret con un bel tiro a giro dal limite, che chiama il portiere al gran colpo di reni, e poi accorcia le distanze al 51’. Palla perfetta di Vitinha e piattone in rete. La partita cambia qui: il Genoa prende coraggio e si affaccia spesso oltre la trequarti, mentre il Napoli ha da difendere ma trova spazi per lanciare le frecce in contropiede. A un quarto d'ora dalla fine, Conte si gioca i cambi davanti e butta dentro la coppia Simeone-Kvaratskhelia al posto di Lukaku e Neres. È una mossa che riaccende gli azzurri, che tornano pericolosi con i guizzi del georgiano. Il pericolo più grande degli ultimi minuti arriva però da Balotelli (entrato a una manciata di minuti dal novantesimo al posto di Miretti). Il cross dalla sinistra pesca in area l'attaccante, ma sulla deviazione è fondamentale l'intervento di Meret, che devia il pallone sul palo. Sospiro di sollievo per Conte, che soffre un po' e porta a casa tre punti d'oro. Per qualche ora, guarderà tutti dall'alto.
(Adnkronos) - Un bel Napoli batte il Genoa nell’anticipo del 17° turno di Serie A e si riprende la vetta della classifica almeno per una notte. A Marassi la squadra di Conte liquida 2-1 la pratica rossoblù, grazie alle reti di Anguissa e Rrahmani. Gli azzurri volano a 39 punti e superano almeno per il momento l’Atalanta, ferma a quota 38 e impegnata domenica contro l’Empoli.
Il Napoli parte forte e mette subito le cose in chiaro. Gli azzurri bussano già al 5’ alla porta di Leali, con Lukaku che di testa centra la traversa. Poi, intorno al quarto d’ora, è un altro colpo di testa a regalare il vantaggio agli uomini di Conte: Neres crossa, Anguissa brucia Frendrup e salta più in alto di tutti per l’1-0. Partita sbloccata, con Conte che esulta e se la ride in panchina insieme allo staff. Passano altri 8 minuti e il tecnico salentino esulta ancora per il raddoppio, firmato da Rrahmani: Lobotka crossa, il difensore stacca di testa e infila Leali. Due a zero all’intervallo. La squadra di Vieira torna in campo con un altro piglio: dopo pochi secondi, Pinamonti si fa vedere dalle parti di Meret con un bel tiro a giro dal limite, che chiama il portiere al gran colpo di reni, e poi accorcia le distanze al 51’. Palla perfetta di Vitinha e piattone in rete. La partita cambia qui: il Genoa prende coraggio e si affaccia spesso oltre la trequarti, mentre il Napoli ha da difendere ma trova spazi per lanciare le frecce in contropiede. A un quarto d'ora dalla fine, Conte si gioca i cambi davanti e butta dentro la coppia Simeone-Kvaratskhelia al posto di Lukaku e Neres. È una mossa che riaccende gli azzurri, che tornano pericolosi con i guizzi del georgiano. Il pericolo più grande degli ultimi minuti arriva però da Balotelli (entrato a una manciata di minuti dal novantesimo al posto di Miretti). Il cross dalla sinistra pesca in area l'attaccante, ma sulla deviazione è fondamentale l'intervento di Meret, che devia il pallone sul palo. Sospiro di sollievo per Conte, che soffre un po' e porta a casa tre punti d'oro. Per qualche ora, guarderà tutti dall'alto.
(Adnkronos) - Un bel Napoli batte il Genoa nell’anticipo del 17° turno di Serie A e si riprende la vetta della classifica almeno per una notte. A Marassi la squadra di Conte liquida 2-1 la pratica rossoblù, grazie alle reti di Anguissa e Rrahmani. Gli azzurri volano a 39 punti e superano almeno per il momento l’Atalanta, ferma a quota 38 e impegnata domenica contro l’Empoli.
Il Napoli parte forte e mette subito le cose in chiaro. Gli azzurri bussano già al 5’ alla porta di Leali, con Lukaku che di testa centra la traversa. Poi, intorno al quarto d’ora, è un altro colpo di testa a regalare il vantaggio agli uomini di Conte: Neres crossa, Anguissa brucia Frendrup e salta più in alto di tutti per l’1-0. Partita sbloccata, con Conte che esulta e se la ride in panchina insieme allo staff. Passano altri 8 minuti e il tecnico salentino esulta ancora per il raddoppio, firmato da Rrahmani: Lobotka crossa, il difensore stacca di testa e infila Leali. Due a zero all’intervallo. La squadra di Vieira torna in campo con un altro piglio: dopo pochi secondi, Pinamonti si fa vedere dalle parti di Meret con un bel tiro a giro dal limite, che chiama il portiere al gran colpo di reni, e poi accorcia le distanze al 51’. Palla perfetta di Vitinha e piattone in rete. La partita cambia qui: il Genoa prende coraggio e si affaccia spesso oltre la trequarti, mentre il Napoli ha da difendere ma trova spazi per lanciare le frecce in contropiede. A un quarto d'ora dalla fine, Conte si gioca i cambi davanti e butta dentro la coppia Simeone-Kvaratskhelia al posto di Lukaku e Neres. È una mossa che riaccende gli azzurri, che tornano pericolosi con i guizzi del georgiano. Il pericolo più grande degli ultimi minuti arriva però da Balotelli (entrato a una manciata di minuti dal novantesimo al posto di Miretti). Il cross dalla sinistra pesca in area l'attaccante, ma sulla deviazione è fondamentale l'intervento di Meret, che devia il pallone sul palo. Sospiro di sollievo per Conte, che soffre un po' e porta a casa i tre punti. Per qualche ora, guarderà tutti dall'alto.
Roma, 21 dic (Adnkronos) - Il concerto di Natale alla Camera "Morricone dirige Morricone", registrato questo pomeriggio nell'Aula di Montecitorio, sarà in onda su Rai 1, a cura di Rai Parlamento, lunedì 23 dicembre alle 15.30. Alla stessa ora sarà trasmesso anche sulla webtv della Camera e sul canale satellitare. Lo rende noto la Camera.
L'evento è introdotto dal Presidente Lorenzo Fontana. Il Maestro Andrea Morricone esegue molte delle celebri composizioni del padre Ennio. Il programma, introdotto dall'Inno italiano, abbraccia i brani più famosi, da "Gli Intoccabili" a "The Mission". A interpretare le musiche sono: l'orchestra Roma Sinfonietta, con la direzione del Maestro Andrea Morricone e il Coro Claudio Casini dell'Università di Roma Tor Vergata diretto dal Maestro Stefano Cucci. La direzione artistica è a cura di Luigi Lanzillotta.
Roma, 21 dic (Adnkronos) - “Le dimissioni del capo del Dap Giovanni Russo sono il segno evidente del fallimento delle politiche del governo sul carcere a fronte delle tragiche condizioni in cui versano". Lo dice Riccardo Magi.
"Sovraffollamento, suicidi, abusi, condizioni disumane indegne per un Paese europeo. Ed evidentemente sono anche il frutto del fatto che la linea portata avanti dal sottosegretario Delmastro Delle Vedove non ha favorito una visione e un approccio ai problemi del carcere compatibili con la Costituzione. Nordio riferisca in aula al più presto in aula e spieghi se sulle carceri vuole cambiare rotta o proseguire su questa linea disastrosa”, conclude il segretario di Più Europa.
Roma, 21 dic (Adnkronos) - "Le dimissioni di Giovanni Russo dal vertice del Dap sono una conferma del fallimento di una politica carceraria di questo Ministero, di questo Governo". Lo dicono la responsabile Giustizia Pd Debora Serracchiani, il capogruppo dem in Bicamerale Antimafia Walter Verini e i due capigruppo dem delle commissioni Giustizia Senato e Camera Alfredo Bazoli e Federico Gianassi.
"Questi due anni hanno aggravato una situazione difficile, con il dramma dei suicidi dei detenuti, con un sovraffollamento disumano, con condizioni difficilissime anche per il lavoro della Polizia Penitenziaria. E con risposte inesistenti e ciniche da parte di Ministro e Sottosegretari. Anche le condizioni di lavoro del Dap sono state rese certamente più difficili. Chiameremo Nordio a riferire alle Camere sulla gravità ulteriore della situazione", aggiungono.