La lettura di un racconto bello mi lascia attonita, come se avessi assistito al passaggio fugace di una farfalla; rileggendolo cerco di carpire il segreto della sua sintetica perfezione.
Allora mi accorgo che nella narrazione c’è un preciso passaggio in cui provo una scossa, come se qualcuno vedendomi abbattuta dal caldo, mi versasse sulla testa un bicchiere di acqua fresca. Nei due racconti di cui parlo qui sotto, questo passaggio corrisponde al titolo che gli autori hanno dato al loro racconto.
Le bambine restano è della geniale canadese Alice Munro ed è contenuto ne Il sogno di mia madre. Il brivido arriva nel cuore del racconto quando Pauline, dopo aver passato la notte con il suo amante e lasciato nel cottage sulla spiaggia il marito Brian e le due figlie piccole, si avvia per strada a comprare un dentifricio. La sera prima, quando ha avvertito telefonicamente che non sarebbe tornata, era troppo assorbita dalla passione per ascoltare quello che Brian le ha ringhiato nella cornetta. Ma la mattina presto, uscendo dal motel dove il suo amante giace addormentato, improvvisamente se ne ricorda.
“E’ presto. Il motel si trova sullo stradone all’estremità settentrionale del paese, vicino al ponte. Non c’è ancora traffico. Pauline cammina svogliatamente sotto i pioppi neri per un bel po’ prima che un veicolo qualunque attraversi rombando il ponte. Eppure il frastuono del traffico ha fatto vibrare il loro letto fino a molto tardi la notte prima. Ecco, arriva qualcosa. Un camion. Ma non è solo un camion. E’ una realtà enorme e sinistra, quella che le viene addosso. E non proviene dal nulla. Era in attesa. Non ha fatto altro che spintonarla ferocemente da quando è sveglia, per non dire da tutta la notte.
Caitlin e Mara”.
Sono i nomi delle sue bambine di sedici mesi e cinque anni.
Ora “dalla terra affiora una scelta liquida, la scelta dell’irrealtà, che subito si solidifica; ecco, ha assunto una sua forma innegabile”, la famiglia si è sfasciata, le bambine resteranno con Brian.
Due immagini fulminanti che minuziosamente rendono in parole l’attimo in cui si capiscono, troppo tardi, le conseguenze di una scelta. Da qui in poi il racconto fa una curva, rimanendo perfetto.
L’altro racconto è di Raymond Carver, Una cosa piccola ma buona, contenuto in Principianti. Quest’opera è quella che non ha subito la forbice prepotente dell’editor Gordon Lish (di alcuni racconti Lish tagliò il 50 per cento inventando il Carver scrittore minimalista). Alla raccolta Principianti, Lish cambiò anche il titolo e divenne Di cosa parliamo quando parliamo d’amore, (Nathan Englander lo ha rielaborato, omaggiando Carver, in Di cosa parliamo quando parliamo di Anna Frank, che mi consigliano di leggere).
I racconti integri di Principianti sono bellissimi; ma Una cosa piccola ma buona ha qualcosa di più dolente, umano e luminoso degli altri.
Per un equivoco beffardo, un pasticcere, che si crede imbrogliato, fa telefonate anonime e minacciose ad Ann e Howard che hanno appena subito un gravissimo lutto. Il molestatore scambia per menefreghismo il silenzio del dolore e quando capisce di essersi sbagliato e ascolta mortificato il motivo per cui la giovane coppia non si è più fatta viva, li invita nella sua pasticceria; e qui, quasi alla fine del racconto, arriva l’acqua fresca cui accennavo all’inizio.
“- Probabilmente avete bisogno di mangiare qualcosa- disse il pasticcere -spero vogliate assaggiare i miei panini caldi. Dovete mangiare per andare avanti. Mangiare è una cosa piccola ma buona in un momento come questo,- disse”.
La frase che dà il titolo al racconto condensa la metamorfosi dell’uomo, il manifestarsi improvviso della sua umanità; pronto a dimenticare la rabbia, la frustrazione e la ferocia che lo caratterizzava nelle pagine precedenti. “Mangiare è una cosa piccola ma buona” e ha ragione, perché l’effetto di quei panini alla cannella appena sfornati è indimenticabile.
Peccato che in Italia i racconti siano ancora considerati un genere di serie B; così come si può creare un cd con i brani preferiti, a me piacerebbe costruire un libro con i racconti più belli, da leggere quando la vita mi appare soffocante. Accetterei molto volentieri dei suggerimenti.