Pizza e cappuccino sono italianissimi, ma i colossi mondiali che fanno business su queste idee nostrane sono esteri. E se la crisi attuale sia motivata da una scarsità di spirito imprenditoriale, a lungo celata da una retorica di imprenditorialità diffusa? Se lo chiede Giovanni Costa dell’Università di Padova nel suo libro appena uscito “La sindrome del turione” per Marsilio. Alcuni stralci della pubblicazione, che farà sicuramente discutere ma che offre stimoli di riflessione, sono stati pubblicati dall’autore in un post su Linkiesta.

Così scrive Costa: “In Italia la pizza e la pasta fanno parte della cultura alimentare e culinaria, eppure l’idea di inserirle in un concept innovativo di ristorazione è venuta a Pizza Hut, che ne ha fatto un successo mondiale. L’Italia ha inventato prodotti come il cappuccino, il caffè espresso, i gelati ma ha lasciato a Starbucks, Nestlé-Nespresso, Baskin-Robbins l’opportunità di farne dei business mondiali. Solo recentemente c’è qualche tentativo di recupero, come è dimostrato dalle gelaterie Grom o da Eataly”

Potremmo dire che allora viene alla luce un certo lassismo della classe imprenditoriale italiana, troppo suggestionata dal fascino del “piccolo è bello”. Piccolo sarà pure bello, se espressione di una cultura del dettaglio e di una predisposizione all’artigianalità di qualità, un’attenzione alla classe lavorativa e un rapporto stretto col territorio, ma può essere anche una pericolosa zavorra che impedisce di crescere, competere su mercati esteri e lavorare su economie di scala promettenti. In realtà Giovanni Costa afferma che il problema non è tanto la piccola impresa, ma la capacità di proporre una cultura manageriale: “In Italia non mancano certo le piccole imprese, mentre non sono abbastanza numerose le imprese in grado di essere protagoniste nei settori che crescono e si globalizzano. Le conseguenze sono presto dette: minore sviluppo del mercato finanziario (quello sano), minore produttività, minore capacità di pianificare il medio termine, minore capacità di investire in ricerca e sviluppo, minore managerialità, minore internazionalità”.

Io credo che molte responsabilità dipendano non soltanto dalla classe imprenditoriale, ma anche da tutti quelli attori che di fatto hanno avuto a che fare con gli imprenditori. Soprattutto i piccoli e gli artigiani, per un periodo di tempo piuttosto lungo, hanno vissuto un senso di solitudine, manifestatosi chiaramente da mancanza di politiche di incentivi e al tempo stesso da mancanza di consapevolezza di che cosa significa fare impresa in Italia. Oggi la congiuntura economica negativa sta permettendo di fatto una considerazione maggiore, anche se alle promesse di certa politica tecnica occorrerebbe sostituire azioni concrete, incentivi di fatto.

C’è da dire che le sfide imprenditoriali delle future generazioni passeranno anche per l’adozione consapevole di nuove tecnologie, per la capacità di attirare talenti dall’estero e di vendere online i propri prodotti e servizi, il proprio brand. In questo senso i molti piccoli imprenditori che ho avuto il privilegio di conoscere con il progetto Wwworkers fanno ben sperare per il futuro.

Dimenticavo, soltanto dopo accurata ricerca ho capito cos’è il turione. Trattasi dell’asparago, bianco o verde. Nel caso di coltura forzata il turione si presenta di colore bianco, mentre in pieno campo a causa della fotosintesi clorofilliana, assume una colorazione verde.

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