Una eventuale chiusura dell’Ilva di Taranto “complessivamente determinerebbe un impatto negativo che è stato valutato attorno ad oltre 8 miliardi di euro annui imputabile per circa 6 miliardi alla crescita delle importazioni, per 1,2 al sostegno al reddito ed ai minori introiti per l’amministrazione pubblica e per circa 500 milioni in termini di minore capacità di spesa per il territorio direttamente interessato”. E’ il ministro dello Sviluppo economico Corrado Passera a spiegarlo al Senato. “In una fase di calo globale del mercato è evidente che l’eventuale uscita di uno stabilimento come quello di Taranto sarebbe guardata con estrema soddisfazione dai maggiori competitor europei e mondiali. Tali considerazioni – argomenta – sono certamente importanti, ma in nessun caso possono, naturalmente, giustificare il mantenimento di situazioni di rischio ambientale e per la salute dei lavoratori e dei cittadini al di fuori delle normative”.
Video – Passera: ‘Sull’Ilva no a compromessi tra lavoro e salute’
Il polo di Taranto, ha ricordato il ministro, “è uno dei principali poli siderurgici europei”, nel quale in questi anni l’azienda ha investito in modo “importante a testimonianza di un interesse concreto dell’azionista a rimanere nel settore e nell’area”. Sotto il profilo strettamente industriale, aggiunge: “la competitività dello stabilimento risulta comunque elevata potendo contare su tre fondamentali punti di forza: la possibilità di utilizzare un ciclo integrato, la possibilità di approvvigionamento di grandi quantità di materie prime da Paesi lontani tramite navi anche di grandi stazza, la possibilità di utilizzare stoccaggi importanti in funzione delle esigenze produttive. Il venire meno di queste condizioni (ad esempio la chiusura della cokeria ovvero la riduzione dei volumi di stoccaggio) – avverte – metterebbe l’impianto siderurgico fuori dal mercato come già sta avvenendo in altri stabilimenti italiani che non possono contare su un ciclo completamento integrato”.
“Nel corso degli scorsi anni ci sono stati sicuramente danni all’ambiente e alla salute, ed è giusto che venga fatta piena luce sull’accaduto. Non appare ad esempio ancora del tutto chiaro se le norme nazionali ed europee via via vigenti siano state rispettate o aggirate. Sull’Aai del 2011 ci troviamo addirittura nella situazione per cui il Tar la reputa troppo restrittiva, mentre la Procura la ritiene troppo poco restrittiva”. L’impianto “è tutt’ora sorgente di rischio superiore ai parametri nazionali ed europei? Oppure il rischio è stato eliminato, o è in corso di miglioramento?” A queste domande, conclude il ministro, “bisogna dare al più presto una risposta definitiva, in quanto la situazione dello stabilimento di Taranto deve essere affrontata con grande senso di responsabilità e nella piena consapevolezza di quello che l’azienda rappresenta per l’economia del territorio e per l’intera industria nazionale senza dimenticare nemmeno per un momento le gravi tematiche ambientali che sono state sollevate”.
L’Ilva da lunedì prossimo bagnerà 24 ore su 24 con acqua i parchi minerali per bloccare la diffusione delle polveri. L’aumento delle ore di irrorazione comporterà anche un aumento dei turni di lavoro nell’area da 14 a 21. E proprio dei parchi minerali oggi dovrebbe occuparsi la commissione tecnica per la stesura della nuova Autorizzazione integrata ambientale all’Ilva che da lunedì scorso ha ripreso le sue riunioni in Prefettura a Taranto per preparare il documento entro fine mese. Una prima valutazione del lavoro svolto sarà intanto fatta il 14 settembre in occasione della presenza del ministro dell’Ambiente, Corrado Clini, a Taranto. I parchi minerali dell’Ilva sono uno degli aspetti più problematici da affrontare relativamente alla riduzione delle emissioni inquinanti. L’Arpa ha rinnovato al tavolo tecnico per l’Aia la richiesta di copertura dei parchi, dicendo che questa, e non il barrieramento in corso tra fabbrica e rione Tamburi, è la soluzione più efficace. L’Ilva sinora si è sempre opposta al progetto della copertura affermando che non è fattibile dal punto di vista tecnico.