Giulia Facchini Martini, nipote del cardinale Carlo Maria Martini, ha raccontato con semplicità toccante la morte dello zio, con una lettera che comincia così: “Caro zio, zietto come mi piaceva chiamarti negli ultimi anni quando la malattia ha fugato il tuo naturale pudore verso la manifestazione dei sentimenti, questo è il mio ultimo, intimo saluto”. Ci sono brani della lettera che riguardano soprattutto e forse solo i credenti, per i quali “lo spirito, la vera essenza, rimaneva forte, presente seppure non visibile agli occhi” dopo la morte, dopo che “lì sul letto rimaneva soltanto l’involucro fisico”. Ma ce ne sono altri che ci riguardano tutti, riguardano da vicino ogni cittadino (e del resto, non è stata proprio questa cifra della presenza del cardinale a capo della diocesi di Milano a spingere tanti agnostici e atei a dargli l’estremo saluto?).
Scrive Giulia: “Tu vorresti che parlassimo dell’agonia, della fatica di andare incontro alla morte, dell’importanza della buona morte”. E sente che parlarne è un dovere, quando vede un malato di Sla che va incontro al feretro. Perciò si rivolge così allo zio: “Avevi paura, non della morte in sé, ma dell’atto del morire, del trapasso e di tutto ciò che lo precede. Ne avevamo parlato insieme a marzo e io, che come avvocato mi occupo anche della protezione dei soggetti deboli, ti avevo invitato a esprimere in modo chiaro ed esplicito i tuoi desideri sulle cure che avresti voluto ricevere. E così è stato”. Ma di questo già è stato scritto, del rifiuto della nutrizione e idratazione artificiali che una sciagurata legge vorrebbe invece rendere obbligatoria per molti morenti. Più importante quello che segue: “Avevi paura, paura soprattutto di perdere il controllo del tuo corpo, di morire soffocato (…). Con la consapevolezza condivisa che il momento si avvicinava, quando non ce l’hai fatta più, hai chiesto di essere addormentato. Così una dottoressa con due occhi chiari e limpidi, una esperta di cure che accompagnano alla morte, ti ha sedato”.
Carlo Maria Martini ha deciso, deciso liberamente e sovranamente, il momento in cui voleva perdere definitivamente conoscenza, non “vivere” più la propria agonia e la propria morte. Questo e non altro, infatti, significa essere sedati. Non sentire più nulla, non provare più nulla, essere “fisicamente non cosciente” (anche se un credente crede, e dunque anche Giulia lo riafferma, che lo spirito misteriosamente resti presente nella sedazione, proprio come presente sarà anche nella morte e dopo, per l’eternità). Essere già, soggettivamente, nel sonno eterno, nell’eterno riposo, nella fine irreversibile di ogni sofferenza e di ogni angoscia.
Carlo Maria Martini ha giustamente goduto della libertà di scegliere il momento in cui dire basta, essere sedato, non dover provare più nulla, il momento in cui “una dottoressa con due occhi chiari e limpidi” ha compiuto il gesto che il malato ha chiesto. Questa è l’“alleanza medico-paziente”, troppe volte invocata a sproposito e sadicamente, per imporre al paziente ore e giorni di vigile sofferenza che vorrebbe rifiutare.
Carlo Maria Martini ha goduto di un privilegio, mentre avrebbe dovuto godere di un diritto. Un privilegio, perché ogni giorno in ogni ospedale italiano ci sono esseri umani, “soggetti deboli”, che rivolgono la stessa richiesta, essere definitivamente sedati, non dover provare più nulla mentre il loro organismo si avvia verso l’ultimo respiro, e che non vengono esauditi, non trovano la loro “dottoressa con due occhi chiari e limpidi”, ma la disumana durezza burocratica che quella sedazione definitiva rifiuta. Malati terminali che per ore, giorni, settimane, sono costretti alla mostruosa altalena di periodi di sedazione alternati a periodi di veglia e coscienza, saturi di quelle angosce che il cardinal Martini ha giustamente preteso di evitare, di non percepire, di lasciar vivere al suo organismo ma non al suo essere cosciente. Ora attraverso le parole affidate alla nipote, chiede a tutti, dunque in primo luogo alle istituzioni “di condividere i suoi [del morente] timori, di ascoltare i suoi desideri senza paura o ipocrisia”.
Ecco, io credo che il modo migliore per onorare il cardinal Martini sarebbe una “legge Martini” che stabilisca in modo inequivocabile il diritto di ogni malato di scegliere il momento in cui ricevere una sedazione definitiva che lo accompagni in perfetta e irreversibile incoscienza alla morte dell’organismo. Ma sono ancora più certo che la Chiesa gerarchica e i politici che ne sono succubi (quasi tutti, anche a “sinistra”) e gli atei devoti e i falsi liberali che imperversano nei media e il cui nome è Legione, troveranno mille cavilli per dire no.
Il Fatto Quotidiano, 6 settembre 2012
Paolo Flores d'Arcais
Filosofo e direttore di Micromega
Società - 6 Settembre 2012
Una “legge Martini” per il fine vita
Giulia Facchini Martini, nipote del cardinale Carlo Maria Martini, ha raccontato con semplicità toccante la morte dello zio, con una lettera che comincia così: “Caro zio, zietto come mi piaceva chiamarti negli ultimi anni quando la malattia ha fugato il tuo naturale pudore verso la manifestazione dei sentimenti, questo è il mio ultimo, intimo saluto”. Ci sono brani della lettera che riguardano soprattutto e forse solo i credenti, per i quali “lo spirito, la vera essenza, rimaneva forte, presente seppure non visibile agli occhi” dopo la morte, dopo che “lì sul letto rimaneva soltanto l’involucro fisico”. Ma ce ne sono altri che ci riguardano tutti, riguardano da vicino ogni cittadino (e del resto, non è stata proprio questa cifra della presenza del cardinale a capo della diocesi di Milano a spingere tanti agnostici e atei a dargli l’estremo saluto?).
Scrive Giulia: “Tu vorresti che parlassimo dell’agonia, della fatica di andare incontro alla morte, dell’importanza della buona morte”. E sente che parlarne è un dovere, quando vede un malato di Sla che va incontro al feretro. Perciò si rivolge così allo zio: “Avevi paura, non della morte in sé, ma dell’atto del morire, del trapasso e di tutto ciò che lo precede. Ne avevamo parlato insieme a marzo e io, che come avvocato mi occupo anche della protezione dei soggetti deboli, ti avevo invitato a esprimere in modo chiaro ed esplicito i tuoi desideri sulle cure che avresti voluto ricevere. E così è stato”. Ma di questo già è stato scritto, del rifiuto della nutrizione e idratazione artificiali che una sciagurata legge vorrebbe invece rendere obbligatoria per molti morenti. Più importante quello che segue: “Avevi paura, paura soprattutto di perdere il controllo del tuo corpo, di morire soffocato (…). Con la consapevolezza condivisa che il momento si avvicinava, quando non ce l’hai fatta più, hai chiesto di essere addormentato. Così una dottoressa con due occhi chiari e limpidi, una esperta di cure che accompagnano alla morte, ti ha sedato”.
Carlo Maria Martini ha deciso, deciso liberamente e sovranamente, il momento in cui voleva perdere definitivamente conoscenza, non “vivere” più la propria agonia e la propria morte. Questo e non altro, infatti, significa essere sedati. Non sentire più nulla, non provare più nulla, essere “fisicamente non cosciente” (anche se un credente crede, e dunque anche Giulia lo riafferma, che lo spirito misteriosamente resti presente nella sedazione, proprio come presente sarà anche nella morte e dopo, per l’eternità). Essere già, soggettivamente, nel sonno eterno, nell’eterno riposo, nella fine irreversibile di ogni sofferenza e di ogni angoscia.
Carlo Maria Martini ha giustamente goduto della libertà di scegliere il momento in cui dire basta, essere sedato, non dover provare più nulla, il momento in cui “una dottoressa con due occhi chiari e limpidi” ha compiuto il gesto che il malato ha chiesto. Questa è l’“alleanza medico-paziente”, troppe volte invocata a sproposito e sadicamente, per imporre al paziente ore e giorni di vigile sofferenza che vorrebbe rifiutare.
Carlo Maria Martini ha goduto di un privilegio, mentre avrebbe dovuto godere di un diritto. Un privilegio, perché ogni giorno in ogni ospedale italiano ci sono esseri umani, “soggetti deboli”, che rivolgono la stessa richiesta, essere definitivamente sedati, non dover provare più nulla mentre il loro organismo si avvia verso l’ultimo respiro, e che non vengono esauditi, non trovano la loro “dottoressa con due occhi chiari e limpidi”, ma la disumana durezza burocratica che quella sedazione definitiva rifiuta. Malati terminali che per ore, giorni, settimane, sono costretti alla mostruosa altalena di periodi di sedazione alternati a periodi di veglia e coscienza, saturi di quelle angosce che il cardinal Martini ha giustamente preteso di evitare, di non percepire, di lasciar vivere al suo organismo ma non al suo essere cosciente. Ora attraverso le parole affidate alla nipote, chiede a tutti, dunque in primo luogo alle istituzioni “di condividere i suoi [del morente] timori, di ascoltare i suoi desideri senza paura o ipocrisia”.
Ecco, io credo che il modo migliore per onorare il cardinal Martini sarebbe una “legge Martini” che stabilisca in modo inequivocabile il diritto di ogni malato di scegliere il momento in cui ricevere una sedazione definitiva che lo accompagni in perfetta e irreversibile incoscienza alla morte dell’organismo. Ma sono ancora più certo che la Chiesa gerarchica e i politici che ne sono succubi (quasi tutti, anche a “sinistra”) e gli atei devoti e i falsi liberali che imperversano nei media e il cui nome è Legione, troveranno mille cavilli per dire no.
Il Fatto Quotidiano, 6 settembre 2012
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Roma, 18 feb (Adnkronos) - La Camera ha approvato il Dl emergenze e attuazione Pnnr con 151 sì, 92 no e 3 astenuti.
Ramallah, 18 feb. (Adnkronos) - Il presidente dell'Autorità Nazionale Palestinese Mahmoud Abbas ha licenziato il capo dell'amministrazione dei prigionieri palestinesi, Kadura Fares, per essersi opposto all'ordine emesso all'inizio del mese di tagliare gli stipendi ai detenuti nelle carceri israeliane per aver commesso atti di terrorismo.
Secondo l'ordinanza firmata da Abbas, le famiglie dei prigionieri avranno diritto ai benefici secondo gli stessi criteri che si applicano alle altre famiglie che ricevono sussidi dall'Autorità Nazionale Palestinese, e non in base al numero di anni di carcere dei loro familiari.
Roma, 18 feb. (Adnkronos/Labitalia) - Subito, prima piattaforma di re-commerce in Italia con oltre 26 milioni di utenti unici al mese, conferma con i suoi risultati la curva crescente del mercato della second hand: una modalità di consumo sempre più consapevole e diffusa, consolidata tra le abitudini quotidiane del 60% degli italiani.
“Un anno che conferma la second hand anche come alleato nelle scelte importanti, come quelle legate alla mobilità e all’abitare, ribadendo il ruolo centrale dell’online non solo come vetrina e punto di partenza nella ricerca, ma anche e sempre più come esperienza di acquisto diretta, grazie a dinamiche e-commerce che facilitano ancora di più la scelta di acquistare usato, a distanza e in sicurezza”, commenta Giuseppe Pasceri, ceo di Subito.
Per il terzo anno consecutivo, Subito registra una crescita importante sui principali indicatori. Non solo fatturato ed Ebitda, ma anche le metriche specifiche del marketplace: nel 2024 sono state effettuate 2,8 miliardi di ricerche in piattaforma (+4,3% sul 2023); oltre 1,7 miliardi di visite (+5,5%) provenienti per la gran parte da mobile (88%), app compresa, di cui nel 2024 sono stati effettuati oltre 7 milioni di download. Ogni giorno su Subito sono stati in media 2,6 milioni gli utenti attivi (in crescita del +5,7% vs 2023); la loro attività ha portato ad un totale di circa 52 milioni di annunci pubblicati in piattaforma, di cui circa 141.500 nuovi ogni giorno, che fanno di Subito il luogo perfetto in cui trovare tutto ciò che si cerca, dalle piccole necessità quotidiane alle grandi scelte della vita, come l’auto o la casa.
L’analisi di quanto accaduto nel 2024 su Subito rivela dati ed evidenze interessanti anche rispetto a ciò che gli italiani cercano in fatto di second hand, grazie all’analisi di oltre 1,7 miliardi di visite in 38 categorie. Nella Top10 delle categorie più visitate su Subito, ben 4 posizioni sono occupate dal mondo dei motori. Al 1° posto la categoria auto, in crescita del +5,6%, seguita al 2° da moto&scooter in crescita del +5,4%. Troviamo poi al 9° posto accessori auto e al 10° biciclette, a conferma dell’approccio 360° alla mobilità della piattaforma, ma anche dei bisogni degli utenti.
La 3a categoria per traffico è arredamento e casalinghi, prima tra le categorie di market, ma in top10 troviamo anche giardinaggio e fai-da-te all’8° posto, che guadagna una posizione rispetto al 2023. Tra le prime 15 posizioni troviamo all’11° posto abbigliamento e accessori, in crescita del +7,3%; al 12° collezionismo, che è la categoria che registra nel 2024 la maggiore crescita di traffico e quindi di interesse (+ 19%), anche grazie al boost dato dalle transazioni.
Bene elettrodomestici al 14°, in crescita dell’11%, che rivela come la second hand sia un’alleata anche in occasione di scelte importanti legate all’abitare: non solo complementi d’arredo e piccoli elettrodomestici, ma anche i must-have di chi trasloca, come cucina e divano (tra le 10 parole più cercate in piattaforma nel 2025) e ancora frigorifero, forno, lavatrice. Al 15° posto tra le categorie più visitate troviamo Sports, ambito sul quale Subito ha investito in modo particolare nello scorso anno e che mostra come il mondo pre-loved sia un’opzione valida anche per supportare gli italiani nelle loro passioni sportive, che si tratti di avvicinarsi per la prima volta ad una nuova disciplina ma anche di migliorare e rinnovare la propria attrezzatura professionale.
Crescono del +54,5% le transazioni online, a conferma della fiducia dei consumatori nell’effettuare pagamenti e spedizioni integrati, direttamente in piattaforma, con un’esperienza agile e sempre più e-commerce like. Guardando la classifica delle categorie per numero di transazioni, notiamo che negli ultimi tre anni si è passati da un focus Elettronica ad un podio più generalista, che rispecchia le tendenze della second hand e restituisce una fotografia più variegata. Collezionismo entra prepotente al 1° posto con una delle crescite più alte anno su anno (+77%): un mondo di passioni ed esperienza, articoli vintage (parola chiave di ricerca cresciuta del +20%) e veri e propri oggetti da collezione dal valore importante. abbigliamento e accessori resta stabile al 2° posto, a ulteriore conferma di quanto il fashion sia un settore dove la second hand sia in forte crescita.
Borse, orologi, scarpe e capi importanti sono gli oggetti più transati su Subito, con un valore medio decisamente importante. Informatica e console&videogiochi, rispettivamente al 3° e 4° posto, rappresentano una categoria elettronica che continua ad andare molto bene, mentre accessori moto al 5° ribadisce il focus sul mondo motori a 360°: non solo su Subito è possibile trovare l’auto o la moto dei propri sogni, ma anche tutto ciò che serve per viverla, personalizzarla, ripararla. In top10 le categorie che crescono maggiormente sono giardino & fai-da-te (+116%), seguito da bici (+78%) ed elettrodomestici (+77%), anche grazie ad un servizio di logistica sempre più flessibile e in grado di gestire spedizioni importanti per peso e dimensioni.
“Le performance ottenute nel 2024 e in generale negli ultimi tre anni ci spronano a voler fare sempre meglio, continuando a crescere e a rinforzare il nostro business”, spiega Giuseppe Pasceri. “Nel 2025 vogliamo continuare a concentrarci sul nostro prodotto e sul suo sviluppo, per migliorare l’esperienza utente rendendola sempre più fluida, efficace, sicura e in linea con le esigenze della nostra community, che si tratti di market o di motori, dove vogliamo rafforzare ulteriormente la nostra leadership”, conclude.
Roma, 18 feb. (Adnkronos) - “Pista bob? La cosa fondamentale è che sia sostenibile l’impianto più che il cantiere. Il cantiere della pista da bob a Cortina può sembrare invasiva, ma l'impianto sarà sostenibile. Noi vediamo il cantiere già chiuso e vediamo che anche grazie alla piantumazione di 10 volte degli alberi che sono stati abbattuti. Sono state fatte delle valutazioni sulla possibilità di andare con un piano B anche perchè un anno e qualche mese fa non eravamo sicuri di questa impresa, ma abbiamo deciso di investire su questa infrastruttura che sarà innovativa, con la centrale termica che servirà anche il palazzo del ghiaccio, quindi anche dal punto di vista tecnologico sarà innovativa”. Lo ha detto il ministro per lo sport e per i giovani, Andrea Abodi, nella conferenza alla Stampa Estera parlando dei Giochi di Milano-Cortina e dell'impianto da bob nello specifico di Cortina. “Restare in Italia è stato un atto di cosciente responsabilità. Siamo convinti che l’impianto con la collaborazione italiana e internazionale diventerà una eccellenza e siamo convinti che quello che offriremo al mondo un impianto moderno e competitivo che non avrà nulla da invidiare ad altri impianti dove abbiamo valutato di andare. Siamo convinti che questo investimento sarà redditizio e sostenibile".
Tel Aviv, 18 feb. (Adnkronos/Afp) - Israele avvierà in settimana i negoziati sulla seconda fase dell'accordo di cessate il fuoco di Gaza, che comprenderà uno scambio di ostaggi israeliani con detenuti palestinesi. Lo ha reso noto il ministro degli Esteri israeliano Gideon Saar, aggiungendo che Israele chiede una completa smilitarizzazione della Striscia.
"Ieri sera abbiamo tenuto una riunione del gabinetto di sicurezza. Abbiamo deciso di avviare i negoziati sulla seconda fase della tregua. Questa avrà luogo in settimana", ha detto Saar in una conferenza stampa a Gerusalemme. Secondo il calendario iniziale, le discussioni avrebbero dovuto iniziare il 3 febbraio.
Roma, 18 feb. (Adnkronos) - “Milano-Cortina è un evento è planetario, gli sport invernali non hanno la stessa popolarità delle discipline estive per evidenti motivi, climatici e geografici, ma ci saranno 3500 atleti, con 2 miliardi di persone collegate, e 1,5 milioni di biglietti venduti. E’ un’Olimpiade diversa che noi chiamiamo olimpiadi dei territori. Dal primo giorno da quando abbiamo venduto il nostro progetto e prodotto ci siamo presentati in un modo non convenzionale, non tradizionale”. Sono le parole del presidente del Coni e della Fondazione Milano-Cortina Giovanni Malagò nel corso della presentazione dei Giochi alla Stampa Estera a Roma “Milano Cortina 2026: i Giochi dell’Italia si presentano al mondo”.
“Il barone De Coubertin ebbe questa idea geniale, non mi sembra oggi ci sia una idea migliore a livello universale per una organizzazione di sport, ma iniziò dall’Antica Grecia, la prima città fu Atene, poi siamo andati avanti con Parigi, ma c’è sempre stata una città. Quando abbiamo vinto contro Stoccolma, c’è stato anche un discorso cruento, di corpo a corpo, per i voti e abbiamo vinto per una incollatura. Noi ci siamo presentati con due città, ma avevamo il Governo, le due regioni, le due province e le due città oltre, al Coni e hanno firmato tutti”, ha spiegato Malagò.
“22mila chilometri di territorio, perché noi siccome non avevamo budget, e lo dico con grande franchezza, con un leitmotiv che continua, per essere votati dalla comunità internazionale, siamo andati a pescare i luoghi dove i concittadini, atleti, tecnici, sponsor, nel mondo, conoscono l’Italia. Si sono andate a scegliere delle primizie per fare questo piatto e ha comportato uno sforzo di gestione particolare, ma molto apprezzato. Questa formula, talmente innovativa e vincente, che guarda caso non troppi mesi fa, la Francia ha seguito in modo pedissequo il nostro masterplan. E’ un modello che verrà replicato in futuro e non escludo possa succedere anche a livello estivo. Siamo anche molto orgogliosi di aver dato valore aggiunto al nostro mondo, c’è grandissima aspettativa. Vogliamo andare avanti nel solco della tradizione italiana. Siamo riconosciuti come gente molto affidabile e vogliamo dare un servizio personalizzato. Ho visto tate olimpiadi ma noi vogliamo personalizzare la bellezza dei luoghi, delle montagne, delle città, dell’aspetto del food and beverage e la caratterizzazione di essere italiani può essere un valore aggiunto”.
Mosca, 18 feb. (Adnkronos/Afp) - La Russia riconosce il “diritto sovrano” dell’Ucraina di aderire all’Unione Europea ma non alla Nato. Lo ha detto il portavoce presidenziale russo Dmitry Peskov, precisando che, "per quanto riguarda l'adesione dell'Ucraina all'Ue, questo è un diritto sovrano di qualsiasi Paese. Nessuno ha il diritto di dettare la condotta di un altro Paese",
"La situazione è completamente diversa ha aggiunto - quando si tratta di questioni di sicurezza e di alleanze militari. Il nostro approccio in questo caso è diverso e ben noto".