L'ultimo infortunio? Le comparsate a pagamento coi soldi pubblici sulle emittenti locali. Ma è da tempo che i suoi rapporti con Genova e Milano (Casaleggio) sono deteriorati
Sulla sua posizione critica nei confronti di Gianroberto Casaleggio non ha mai fatto mistero, Giovanni Favia. “Controlla tutto e tutti. Non ammette democrazia all’interno del Movimento. Ma soprattutto, e non so come ci sia riuscito, ha un controllo quasi totale su Beppe Grillo”. Dichiarazioni sempre ufficiose, a una cerchia ristretta di amici.
Professione videomaker, padre di una bambina, Favia è stato – seppur per un breve periodo – l’enfant prodige del Movimento 5 stelle. Prima consigliere comunale a Bologna, da tre anni in consiglio regionale. Enfant prodige fino a un anno e mezzo fa, quando i suoi rapporti con Casaleggio si sono definitivamente chiusi. Da quel giorno Favia non è stato più né enfant né prodige, ma soprattutto sa bene che all’interno del Movimento non ha più spazio. L’espulsione di Valentino Tavolazzi l’ha vissuta più come un avvertimento nei suoi confronti che non un atto politico. Sono mesi che ripete, in confodenza agli amici: “Non vi preoccupate, il prossimo sono io”.
Forse non era neppure necessaria l’intervista a Piazza Pulita di Corrado Formigli andata in onda sulla 7, a telecamere spente. Non può neppure essere considerato un equivoco. Favia quelle stesse cose le ripete da mesi a quelli che lo sostengono da sempre. O da un anno e mezzo, quando i suoi rapporti con Casaleggio sono andati a farsi benedire.
“Casaleggio prende per il culo tutti perché da noi la democrazia non esiste. Grillo è un istintivo, lo conosco bene, non sarebbe mai stato in grado di pianificare una cosa del genere. I politici, Bersani, non lo capiscono. Non hanno capito che c’è una mente freddissima molto acculturata molto intelligente dietro, che di organizzazione, di dinamiche umane, di politica se ne intende”.
E’ Casaleggio la vera mente del movimento? “Il problema è suo – spiega Favia – Quindi o si levano dai coglioni oppure il movimento gli esploderà in mano”. E ancora: “Tra gli eletti ci sono degli infiltrati di Casaleggio, quindi noi dobbiamo stare molto attenti quando parliamo. Casaleggio è spietato, è vendicativo. Adesso vediamo chi manda in Parlamento, perché io non ci credo alle votazioni on line, lui manda chi vuole”.
Questo Favia ha detto. Ma è quello che ripete da tempo. Confidenzialmente, ma lo dice. Talvolta ci va giù ancora più pesante. I suoi rapporti con Grillo, almeno fino a due mesi fa, erano buoni. Favia lo sentiva regolarmente al telefono. Con Casaleggio no. “No, lui parla con altre persone, e parlano perché hanno un disegno preciso. Grillo lo sa, e probabilmente lo accetta”.
A Bologna il nemico di Favia, neppure troppo celato, ha un nome e un cognome: Massimo Bugani. Con Favia l’unica cosa che hanno in comune sono gli obiettivi, ma quelli delle macchine fotografiche e delle telecamere, perché uno è videomaker e l’atro fotografo. Obiettivi politici insieme non ne hanno proprio. Bugani è uno degli uomini di Casaleggio, è una delle persone alle quali Favia fa sicuramente riferimento. E Bugani, quando parla di Favia, non ci va per il sottile neanche lui. Lo considera un nemico del Movimento, un arrivista, uno che pensa ai suoi di affari, non a quelli comuni.
Ma dove nasce il motivo della divergenza? Sostanzialmente il punto è uno: Favia non crede che il tetto dei due mandati imposto da Grillo & Casaleggio, sia la politica alla quale tutto attorno ruota. “Non possiamo apprendere e poi tornarcene a casa, una volta che abbiamo capito come si fa politica. E poi Casaleggio ci considera vicini al Pd, ma non sa che noi contro il Pd combattiamo tutti i giorni, appunto perché siamo in Emilia Romagna, nella terra del Pd. Sbaglia. Lui porta in palmo di mano i piemontesi del Movimento, a noi ci manderebbe tutti a casa perché ci considera comunisti”.
Mandare a casa Favia è un argomento che già da stasera è sul tavolo del Movimento. Ovvio. L’intervista rubata è solo il culmine di mesi di tensione. Il caso Tavolazzi, in primis. E’ stato Favia a guidare la difesa del consigliere comunale di Ferrara. E’ stato sempre Favia a proporre a Pizzarotti di proporlo come direttore generale del Comune di Parma. Con Casaleggio che a Milano, un giorno sì e l’altro anche, telefonava a Bugani e cercava di capire come avrebbero potuto incastrarlo. Non troppi mesi fa circolava un mini dossier che riguardava le spese di Favia e dell’altro consigliere del Movimento, Andrea Defranceschi, che sarebbe dovuto arrivare alla stampa. Non c’era molto dentro.
Alla fine però Favia la sua condanna politica l’aveva già firmata da solo. Come? Con le interviste a pagamento sulle emittenti locali. Grillo aveva lasciato correre (“è come pagare per andare al proprio funerale”) ma in realtà il destino di quello che fu la giovane promessa era già segnato.
Intanto, in rete gli attivisti a 5 stelle sono in fermento. In pochi minuti hanno bersagliando la bacheca Facebook di Favia con decine di commenti. Alcuni lo accusano di aver peccato di ingenuità, parlano di “trappola del giornalista” che ha rubato frasi “come vigliacchi”. Per altri, invece, Favia ha detto ciò che finora è sempre rimasto sottotraccia negli ambienti a 5 stelle: “I miei dubbi me li hai confermati, e questo che è uscito adesso deve essere il giorno del cambiamento” commenta Gianmarco. E c’è chi non nasconde la delusione, e si spinge a chiedere un passo indietro del consigliere emiliano. “Grave, molto grave! Caro Giovanni devi assolutamente incontrare grillo – è lo sfogo di Damiano – Senza democrazia all’ interno del Movimento5 stelle non si va da nessuna parte. Sono deluso e confuso”. E un altro militante rincara: “Complimenti, hai distrutto il Movimento. Ora vai nel Pd”.
Lui, via Facebook, a notte fonda, ha risposto così: “Il Movimento è un grande sogno, non è Favia, non è Casaleggio. L’ultima occasione per questo Paese, per riscattarsi. Mesi fa incontrai un giornalista, mi intervistò in merito alla democrazia interna nel livello nazionale. Tavolazzi era stato un grande compagno di battaglie, come me, sin dagli inizi. Lo vidi piangere, dopo l’inibizione al logo. Ero arrabbiatissimo. In pubblico non ho mai voluto manifestare il mio disagio per non danneggiare la nostra battaglia. Da ormai 5 anni sto dando la mia vita per il Movimento 5 stelle, contribuendo alla sua nascita. Ora ci sono dei problemi, li chiariremo tutti insieme”.