Dinamica ancora non chiara per il tragico incidente accaduto sul lavoro avvenuto a Molinella all'autotrasportatore Giuseppe Riolo. L'uomo era rimasto senza vita sotto la sponda del suo tir durante le operazioni di carico/scarico della merce. La Procura indaga sul marchingegno artigianale, probabilmente difettoso, che permetteva al portello di rimanere aperto
Sono sei per il momento gli iscritti al registro degli indagati dalla Procura di Bologna per la morte di Giuseppe Riolo, l’autotrasportatore della provincia di Catania morto venerdì scorso sul lavoro a Molinella, mentre scaricava un camion di patate. Tra le persone sotto inchiesta c’è anche il legale rappresentante della Pizzoli, la ditta di Budrio leader in Italia nella produzione e distribuzione di prodotti surgelati, in particolare proprio delle patatine fritte. L’azienda era infatti locataria del capannone dove è avvenuto l’incidente, nel quale il lavoratore è rimasto schiacciato da una sponda del Tir Mercedes di un suo collega.
La dinamica ancora non è chiarissima, ma da subito è emerso che le operazioni di scarico dei tuberi non si siano svolte a regola d’arte. Un congegno dotato di una catena e costruito artigianalmente, grazie all’aiuto di un muletto sollevava e teneva aperta la sponda del Tir. Proprio questo marchingegno, rompendosi, avrebbe poi fatto cadere in testa al povero autotrasportatore la sponda, uccidendolo sul colpo.
Ora bisognerà accertare se ci siano responsabilità e da parte di chi. Ma non è l’unico aspetto che sarà analizzato dagli inquirenti che indagano per omicidio colposo. Riolo, infatti, al momento dell’incidente si trovava in un punto in cui forse non avrebbe dovuto trovarsi. Il lavoratore era infatti tra il rimorchio del Tir Mercedes che era in fase di scarico e il raccoglitore delle patate. Durante le operazioni di chiusura della sponda di questo rimorchio, il portellone del tir gli è improvvisamente caduto addosso e lo ha schiacciato.
Oltre al legale rappresentante della Pizzoli e al responsabile della sicurezza dell’azienda, sono stati indagati anche gli omologhi di altre due ditte: la Cooperativa autotrasportatori e facchini di Minerbio, che gestiva il magazzino dato in affitto alla Pizzoli e la Trasmoter di Mantova, la ditta per conto della quale sia l’autotrasportatore che il suo collega stavano effettuando lo scarico.
L’iscrizione tra gli indagati è un atto dovuto visto che domani ci sarà il conferimento dell’incarico per effettuare l’autopsia alla dottoressa Sveva Borin. La famiglia del lavoratore morto, che ha nominato come legale l’avvocato Katia Germanà, ha chiesto di poter riportare la salma dell’uomo nella sua Sicilia.
Oltre alla dinamica dell’incidente, gli inquirenti, guidati dal sostituto procuratore Augusto Borghini, vogliono capire quanto la pratica di utilizzare questo marchingegno per sollevare le sponde dei Tir e scaricare in questo modo le patate fosse generalizzata all’interno di quel capannone. Sembra certo che muletto e catena artigianale fossero in uso da mesi. Tuttavia non è chiaro se fosse un metodo per fare più in fretta facendosi gioco delle minime norme di sicurezza, o solo un rimedio ad altri sistemi più sicuri che si erano guastati.