Se prevenire, oltre ad essere meglio, costasse anche meno del curare, una strada per ridurre il costo della spesa sanitaria potrebbe essere semplicemente quello di virare con decisione la relativa politica verso l’obiettivo della prevenzione. Ne guadagnerebbe, conseguentemente, il benessere generale della popolazione i cui cattivi stili di vita non verrebbero più finanziati acriticamente, a piè di lista, dal sistema sanitario. Le garanzie costituzionali sulla salute dei cittadini potrebbero essere così salvaguardate in termini di benessere individuale, prima ancora che in termini di diritto alle cure mediche.
Basterebbe far passare il concetto di diligente manutenzione che usiamo con le autovetture: ci sono i tagliandi consigliati dalle case produttrici e i bollini e le revisioni imposte dalle leggi e dai regolamenti. Ogni fascia d’età, sin dall’infanzia e la pubertà, dovrebbe avere l’obbligo di effettuare dei controlli obbligatori da riportare sul chip della propria tessera sanitaria regionale (adottata almeno in Lombardia e Sicilia): chi si sottraesse a tale obbligo, si vedrebbe accollato, in seguito, una maggior quota del costo delle cure, dall’eventuale perdita di esenzioni a salire.
E non si tratterebbe di effettuare semplicemente dei controlli, ma anche di attenersi diligentemente alle prescrizioni sugli stili di vita che concorrono al manifestarsi di determinate patologie: obesità, fumo, abuso di alcolici, sedentarietà, ecc. Verrebbe così incentivata una condotta più virtuosa e responsabile, rimuovendo l’erronea idea di una libertà individuale svincolata dalla responsabilità circa il suo uso, nella certezza che paga poi sempre Pantalone.