Il presidente dell'Anci dichiara la sua simpatia per Matteo Renzi. Poi lancia un siluro all'ex presidente del consiglio e ministro: "L'Inghilterra ce l'ha fatta senza Blair, la Germania senza Kohl. Io rottamatore? Diciamo che sono propensi al ricambio generazionale"
“Se l’Inghilterra ha fatto a meno di Tony Blair e la Germania ha fatto a meno di Helmut Kohl forse l’Italia potrebbe fare a meno di D’Alema, no?“. Questo il giudizio secco di Graziano Delrio, sindaco Pd di Reggio Emilia e presidente dell’Anci, ospite di “24 Mattino, l’Italia si desta” su Radio 24 per parlare del dibattito all’interno del Pd sul ricambio generazionale.
“Ma il problema non va personalizzato. – ha aggiunto Delrio – D’Alema, Bersani, Bindi, io ho molta stima di tutte queste persone. Però il limite dei tre mandati per i parlamentari è una proposta giusta ed è nello statuto del partito. Ci sono le deroghe? Le deroghe per definizione devono essere casi eccezionali, non il contrario. Mi sembra che delle deroghe abbiamo fatto una regola”.
Delrio però non ha voluto rispondere alla domanda se stia con Renzi o con Bersani: “Non voglio dare risposte diplomatiche – ha detto – ma devo capire prima alcune cose, perché stiamo parlando di chi si candiderà a fare il presidente del Consiglio. Bisogna capire quali saranno le proposte concrete dei due. Io conosco entrambi, stimo molto Matteo, ha fatto una scelta coraggiosa che ha allargato il campo del centro sinistra, quindi se le sue proposte sono convincenti io tendo a favorire il ricambio generazionale. Però ci vogliono i contenuti giusti, non basta la parola ricambio per convincermi”.
Delrio di una cosa è certo: “Le primarie vanno fatte, assolutamente, ed è un fatto molto positivo che Bersani abbia ribadito questa cosa. C’è una parte larga dell’establishment del Pd che sta utilizzando un meccanismo di difesa assolutamente sbagliato e cerca di non volere le primarie. Invece vanno fatte perché attivano una partecipazione democratica e riescono a creare un confronto sui programmi. Chi si oppone? Io credo che molti maggiorenti del partito abbiano paura delle primarie perché possono sconvolgere equilibri di correnti e di future opzioni sui parlamentari che invece in qualche modo sono prerogative dell’attuale classe dirigente”.