Mario Draghi non ha deluso. Il suo piano di acquisto dei titoli pubblici dei paesi europei sotto attacco speculativo (OMT) cambia in maniera fondamentale la dinamica della crisi. Per la prima volta, la BCE annuncia interventi “illimitati” sulle obbligazioni pubbliche con durata da uno a tre anni dei paesi sotto attacco speculativo.

Illimitati: è la parola chiave. Paradossalmente, questo aggettivo consentirà alla BCE di spendere pochissimo. Nessuno, sui mercati, vorrà mettersi a combattere con la “superpotenza” della zona Euro, finalmente disposta a usare tutta la sua forza. È quello che i mercati chiedevano da tempo. Infatti, in poche ore i tassi a uno-tre anni sono crollati da soli – in Italia, Spagna, Grecia, Portogallo, Irlanda, ma anche Francia, Belgio, e altri paesi -, portandosi dietro (per “arbitraggio”, e per le migliori prospettive di sostenibilità dei debiti) anche i tassi a lungo termine. La annunciata sterilizzazione degli interventi (drenaggio della liquidità immessa, via maggiori depositi delle banche presso la BCE) è un dettaglio tecnico (ma rassicura chi in Germania teme effetti inflazionistici), che non limiterà la portata degli interventi.

La svolta ideologica è enorme. La BCE di fatto accetta, per la prima volta, di fare il “prestatore di ultima istanza” degli Stati membri, così come nel Dicembre 2011 (LTRO) aveva fatto col sistema bancario europeo. Per gestire il moral hazard – Continuerò a spendere senza limiti, se so che mi salverai – si abbandona l’idea insana di tornare al laissez-faire ottocentesco e alla ‘disciplina del mercato’ – Farai più attenzione a prevenire incendi, se sai che i pompieri non ti aiutano – e si torna alla civiltà finanziaria, raggiunta dopo dure esperienze nel sec XX.

Che cosa è cambiato in Europa? Cosa ha reso possibile questa svolta? È mutato il quadro politico. Da un lato la vittoria Hollande (spesso sottovalutata), le pressioni di Obama e del G20, l’avanzata nei sondaggi delle sinistre europee, l’aggravarsi continuo della crisi (che lambisce ormai la Germania), hanno costretto i leader europei a riconsiderare i rischi di rottura dell’Euro, o di una loro marginalizzazione politica. D’altro lato, la maggiore serietà delle politiche di bilancio in alcuni paesi (Italia: riforma delle pensioni e Decreto ‘Salva Italia’, Dicembre 2011) hanno consentito alle posizioni moderate in Germania di emergere. L’élite politica e la maggior parte del popolo tedesco, ad eccezione dei falchi liberisti, non sono contrari a che la BCE aiuti i paesi in difficoltà: a condizione che i soldi non vengano sprecati.

Perciò l’EFSF verrà trasformato in un piccolo FMI: porrà condizioni ai paesi che chiederanno l’intervento della BCE. Ora, è davvero cruciale che la condizionalità non sia pro-ciclica: che non si chieda austerità in tempi di recessione, né si disperdano i ‘tesoretti’ in tempi di crescita. È inoltre importante, per la tenuta democratica dell’Europa, che le riforme strutturali (salvo quelle del bilancio pubblico) siano escluse dalla condizionalità. La crisi non dev’essere un pretesto per smantellare lo Stato Sociale: tocca a ciascun paese decidere la dimensione del suo welfare, i diritti dei lavoratori, ecc.. Nel 2008, l’Islanda rispose alla condizionalità del FMI con una controproposta, che fu esaminata con equanimità e accolta: così dev’essere. Monti spera che l’annuncio di Draghi basti a ridurre gli spread: ma sarebbe meglio, per il bene dell’Europa, aprire una vertenza su cosa è la buona condizionalità.

È opportuno citare anche i limiti del ‘Piano Draghi’. L’ideologia della disciplina del mercato è solo attenuata: la BCE punta a ridurre gli spread del 30% rispetto ai livelli attuali, lasciando intatta parte della “punizione” inflitta dai mercati. Quest’obiettivo è tardivo, appena sufficiente a riportare Italia e Spagna sul crinale della sostenibilità, ma non risolve del tutto la crisi finanziaria. Tantomeno quella economica, alla base di tutto. Non abbassando i suoi tassi, infatti, la BCE invia un brutto segnale ai mercati reali. Proprio l’aumento della domanda e, se possibile, dell’inflazione tedesca, sarebbero le medicine giuste per rilanciare la crescita, e per riequilibrare i rapporti di competitività, in Europa.

L’inadeguatezza della governance europea e dello Statuto della BCE continueranno ad alimentare la speculazione. Ma la settimana prossima si discuterà della supervisione bancaria comune… Alla Grecia verrà forse offerto un po’ di tempo in più per fare nuovi tagli… Per oggi, accontentiamoci. 

 

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