“Mi avete eletto per dire la verità. E la verità è che ci vorranno più di alcuni anni per risolvere le sfide che si sono accumulate”. Accettando la candidatura del partito democratico alla presidenza, Barack Obama ha affermato di aver salvato gli Stati Uniti dal disastro e di aver guidato gli americani sulla via della ripresa. Il presidente ha però chiesto soprattutto tempo, tempo per finire il lavoro iniziato. “Sappi questo, America – ha detto -. I nostri problemi possono essere risolti. Le nostre sfide possono essere affrontate. Il sentiero che noi offriamo può essere duro, ma conduce a un luogo migliore. E io vi sto chiedendo di scegliere quel futuro”.
Dimenticati i fasti di Denver 2008, dove aveva accettato la candidatura su un podio incorniciato da colonne greche, tra boati d’entusiasmo della folla e fuochi d’artificio, Obama a Charlotte è parso rilassato, certo della vittoria finale. Ha scherzato – quando, all’inizio del discorso, ha ammonito le figlie sul fatto che “domani si va a scuola” -. Ha toccato i temi più gravi – il dolore dei genitori per la morte di un figlio soldato – e rivendicato rischi e scelte difficili, da “commander-in-chief”. Il discorso non è però mai davvero decollato, ed è parso in tanti momenti una riscrittura di altri precedenti interventi. La folla dei democratici, reduce da una Convention particolarmente elettrizzante, ha comunque scandito l’intervento del presidente con continui slogan, applausi, canti.
Di solito piuttosto restio a fornire dati e numeri, Obama questa volta ha dovuto offrire almeno qualche dettaglio concreto, in cambio del “tempo” chiesto agli americani. Ha detto di puntare alla creazione di almeno un milione di nuovi posti di lavoro nell’industria entro il 2016. Ha promesso di raddoppiare le esportazioni nell’arco di due anni, e di ridurre della metà le importazioni di petrolio (entro il 2020). 600 mila nuovi posti di lavoro verranno creati in un decennio nel settore del gas naturale. Ulteriore impulso all’occupazione dovrebbe venire dall’assunzione di 100mila insegnanti di matematica e scienze e da corsi di aggiornamento per due milioni di lavoratori nei community college. Gli studenti, “una priorità per l’America”, ha detto Obama, si vedranno tagliare le tasse scolastiche di almeno la metà. E il deficit dovrà scendere di 4 mila miliardi di dollari in dieci anni.
Oltre i numeri e le promesse, che in un discorso da Convention possono essere spesso facilmente aggiustati, Obama è parso particolarmente efficace quando ha rivendicato il lavoro della sua amministrazione e lo ha legato alla vita degli americani. “Voi che mi avete votato siete la ragione perché una ragazzina malata di cuore di Phoenix può oggi essere operata senza che la compagnia di assicurazione le limiti le cure. Voi siete la ragione perché un ragazzo del Colorado, che non avrebbe mai pensato di laurearsi, oggi sta diventando un dottore. E voi siete la ragione perché un giovane immigrato che è cresciuto e andato a scuola in America e ha giurato fedeltà alla bandiera oggi non verrà più deportato”.
Nel discorso Obama ha avuto bisogno non soltanto di marcare la differenza tra i due partiti, democratico e repubblicano, ma di sottolineare due visioni del mondo antitetiche, “due scelte diverse per una generazione”. “Mi rifiuto di chiedere alla classe media di rinunciare alle loro riduzioni delle imposte sulla casa e sulla famiglia, soltanto per pagare un altro taglio alle tasse dei miliardari. Rifiuto di chiedere agli studenti di pagare di più per il college… Rifiuto di cancellare l’assicurazione sanitaria per milioni di americani che sono poveri, anziani, disabili”. L’obiettivo, ancora una volta, è stato quello di mostrare un partito repubblicano totalmente disconnesso da bisogni, paure, ambizioni della classe media.
Il discorso, durato poco più di mezz’ora, è stato accolto con oltre dieci minuti di applausi ma è comunque parso segnato da un tono particolarmente preoccupato, crepuscolare, senza gli attacchi e gli accenti partigiani che di solito caratterizzano queste occasioni. La parola “promessa”, pronunciata a Denver nel 2008 per ben 32 volte, è ieri sera risuonata solo 7 volte. Il presidente ha dovuto riconoscere le difficoltà del presente, spiegando che “quattro anni dopo, la speranza è stata messa alla prova – dal costo della guerra; da una delle peggiori crisi economiche della storia; da un impasse politico che ci fa dubitare della sua possibile soluzione”. Non è così un caso che nella platea della Convention si respirasse un’aria sicuramente meno entusiasta rispetto alla sera prima, quando Bill Clinton aveva tenuto una magistrale lezione di politica, alternando progettualità, raffiche di accuse ai repubblicani, orgoglio di partito.
Probabile che Obama abbia voluto offrire un’immagine più “presidenziale”, distaccata, nobile. Probabile che non abbia voluto allontanare gli elettori indipendenti con eccessi partigiani. Probabile che abbia cercato di non apparire fuori tono, in un Paese con 23 milioni di disoccupati. Ciò non toglie che, nelle prossime settimane, la campagna democratica dovrà trovare un messaggio più netto, convincente, se vuole davvero distaccare Romney e i repubblicani. “Forward”, avanti, lo slogan 2012, non pare avere la forza, la capacità di raccogliere voto e opinione, degli “hope and change” di quattro anni fa.
Mondo
Presidenziali Usa, Obama chiede tempo. “Più lavoro e scuola, meno petrolio”
Il presidente ripresenta la propria candidatura a Charlotte. Applausi, ma il clima non è più quello del 2008: "Ci vorranno anni per risolvere le sfide accumulate". L'orgoglio per la riforma sanitaria. "Non taglio le tasse ai miliardari penalizzando le famiglie"
“Mi avete eletto per dire la verità. E la verità è che ci vorranno più di alcuni anni per risolvere le sfide che si sono accumulate”. Accettando la candidatura del partito democratico alla presidenza, Barack Obama ha affermato di aver salvato gli Stati Uniti dal disastro e di aver guidato gli americani sulla via della ripresa. Il presidente ha però chiesto soprattutto tempo, tempo per finire il lavoro iniziato. “Sappi questo, America – ha detto -. I nostri problemi possono essere risolti. Le nostre sfide possono essere affrontate. Il sentiero che noi offriamo può essere duro, ma conduce a un luogo migliore. E io vi sto chiedendo di scegliere quel futuro”.
Dimenticati i fasti di Denver 2008, dove aveva accettato la candidatura su un podio incorniciato da colonne greche, tra boati d’entusiasmo della folla e fuochi d’artificio, Obama a Charlotte è parso rilassato, certo della vittoria finale. Ha scherzato – quando, all’inizio del discorso, ha ammonito le figlie sul fatto che “domani si va a scuola” -. Ha toccato i temi più gravi – il dolore dei genitori per la morte di un figlio soldato – e rivendicato rischi e scelte difficili, da “commander-in-chief”. Il discorso non è però mai davvero decollato, ed è parso in tanti momenti una riscrittura di altri precedenti interventi. La folla dei democratici, reduce da una Convention particolarmente elettrizzante, ha comunque scandito l’intervento del presidente con continui slogan, applausi, canti.
Di solito piuttosto restio a fornire dati e numeri, Obama questa volta ha dovuto offrire almeno qualche dettaglio concreto, in cambio del “tempo” chiesto agli americani. Ha detto di puntare alla creazione di almeno un milione di nuovi posti di lavoro nell’industria entro il 2016. Ha promesso di raddoppiare le esportazioni nell’arco di due anni, e di ridurre della metà le importazioni di petrolio (entro il 2020). 600 mila nuovi posti di lavoro verranno creati in un decennio nel settore del gas naturale. Ulteriore impulso all’occupazione dovrebbe venire dall’assunzione di 100mila insegnanti di matematica e scienze e da corsi di aggiornamento per due milioni di lavoratori nei community college. Gli studenti, “una priorità per l’America”, ha detto Obama, si vedranno tagliare le tasse scolastiche di almeno la metà. E il deficit dovrà scendere di 4 mila miliardi di dollari in dieci anni.
Oltre i numeri e le promesse, che in un discorso da Convention possono essere spesso facilmente aggiustati, Obama è parso particolarmente efficace quando ha rivendicato il lavoro della sua amministrazione e lo ha legato alla vita degli americani. “Voi che mi avete votato siete la ragione perché una ragazzina malata di cuore di Phoenix può oggi essere operata senza che la compagnia di assicurazione le limiti le cure. Voi siete la ragione perché un ragazzo del Colorado, che non avrebbe mai pensato di laurearsi, oggi sta diventando un dottore. E voi siete la ragione perché un giovane immigrato che è cresciuto e andato a scuola in America e ha giurato fedeltà alla bandiera oggi non verrà più deportato”.
Nel discorso Obama ha avuto bisogno non soltanto di marcare la differenza tra i due partiti, democratico e repubblicano, ma di sottolineare due visioni del mondo antitetiche, “due scelte diverse per una generazione”. “Mi rifiuto di chiedere alla classe media di rinunciare alle loro riduzioni delle imposte sulla casa e sulla famiglia, soltanto per pagare un altro taglio alle tasse dei miliardari. Rifiuto di chiedere agli studenti di pagare di più per il college… Rifiuto di cancellare l’assicurazione sanitaria per milioni di americani che sono poveri, anziani, disabili”. L’obiettivo, ancora una volta, è stato quello di mostrare un partito repubblicano totalmente disconnesso da bisogni, paure, ambizioni della classe media.
Il discorso, durato poco più di mezz’ora, è stato accolto con oltre dieci minuti di applausi ma è comunque parso segnato da un tono particolarmente preoccupato, crepuscolare, senza gli attacchi e gli accenti partigiani che di solito caratterizzano queste occasioni. La parola “promessa”, pronunciata a Denver nel 2008 per ben 32 volte, è ieri sera risuonata solo 7 volte. Il presidente ha dovuto riconoscere le difficoltà del presente, spiegando che “quattro anni dopo, la speranza è stata messa alla prova – dal costo della guerra; da una delle peggiori crisi economiche della storia; da un impasse politico che ci fa dubitare della sua possibile soluzione”. Non è così un caso che nella platea della Convention si respirasse un’aria sicuramente meno entusiasta rispetto alla sera prima, quando Bill Clinton aveva tenuto una magistrale lezione di politica, alternando progettualità, raffiche di accuse ai repubblicani, orgoglio di partito.
Probabile che Obama abbia voluto offrire un’immagine più “presidenziale”, distaccata, nobile. Probabile che non abbia voluto allontanare gli elettori indipendenti con eccessi partigiani. Probabile che abbia cercato di non apparire fuori tono, in un Paese con 23 milioni di disoccupati. Ciò non toglie che, nelle prossime settimane, la campagna democratica dovrà trovare un messaggio più netto, convincente, se vuole davvero distaccare Romney e i repubblicani. “Forward”, avanti, lo slogan 2012, non pare avere la forza, la capacità di raccogliere voto e opinione, degli “hope and change” di quattro anni fa.
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(Adnkronos) - Un Napoli a due facce batte il Genoa nell’anticipo del 17° turno di Serie A e si riprende la vetta della classifica almeno per una notte. A Marassi la squadra di Conte parte bene, soffre nella ripresa e liquida 2-1 la pratica rossoblù, grazie alle reti di Anguissa e Rrahmani. Gli azzurri volano a 39 punti e superano almeno per il momento l’Atalanta, ferma a quota 38 e impegnata domenica contro l’Empoli.
Il Napoli parte forte e mette subito le cose in chiaro. Gli azzurri bussano già al 5’ alla porta di Leali, con Lukaku che di testa centra la traversa. Poi, intorno al quarto d’ora, è un altro colpo di testa a regalare il vantaggio agli uomini di Conte: Neres crossa, Anguissa brucia Frendrup e salta più in alto di tutti per l’1-0. Partita sbloccata, con Conte che esulta e se la ride in panchina insieme allo staff. Passano altri 8 minuti e il tecnico salentino esulta ancora per il raddoppio, firmato da Rrahmani: Lobotka crossa, il difensore stacca di testa e infila Leali. Due a zero all’intervallo. La squadra di Vieira torna in campo con un altro piglio: dopo pochi secondi, Pinamonti si fa vedere dalle parti di Meret con un bel tiro a giro dal limite, che chiama il portiere al gran colpo di reni, e poi accorcia le distanze al 51’. Palla perfetta di Vitinha e piattone in rete. La partita cambia qui: il Genoa prende coraggio e si affaccia spesso oltre la trequarti, mentre il Napoli ha da difendere ma trova spazi per lanciare le frecce in contropiede. A un quarto d'ora dalla fine, Conte si gioca i cambi davanti e butta dentro la coppia Simeone-Kvaratskhelia al posto di Lukaku e Neres. È una mossa che riaccende gli azzurri, che tornano pericolosi con i guizzi del georgiano. Il pericolo più grande degli ultimi minuti arriva però da Balotelli (entrato a una manciata di minuti dal novantesimo al posto di Miretti). Il cross dalla sinistra pesca in area l'attaccante, ma sulla deviazione è fondamentale l'intervento di Meret, che devia il pallone sul palo. Sospiro di sollievo per Conte, che soffre un po' e porta a casa tre punti d'oro. Per qualche ora, guarderà tutti dall'alto.
(Adnkronos) - Un Napoli a due facce batte il Genoa nell’anticipo del 17° turno di Serie A e si riprende la vetta della classifica almeno per una notte. A Marassi la squadra di Conte parte bene, soffre nella ripresa e liquida 2-1 la pratica rossoblù, grazie alle reti di Anguissa e Rrahmani. Gli azzurri volano a 39 punti e superano almeno per il momento l’Atalanta, ferma a quota 38 e impegnata domenica contro l’Empoli.
Il Napoli parte forte e mette subito le cose in chiaro. Gli azzurri bussano già al 5’ alla porta di Leali, con Lukaku che di testa centra la traversa. Poi, intorno al quarto d’ora, è un altro colpo di testa a regalare il vantaggio agli uomini di Conte: Neres crossa, Anguissa brucia Frendrup e salta più in alto di tutti per l’1-0. Partita sbloccata, con Conte che esulta e se la ride in panchina insieme allo staff. Passano altri 8 minuti e il tecnico salentino esulta ancora per il raddoppio, firmato da Rrahmani: Lobotka crossa, il difensore stacca di testa e infila Leali. Due a zero all’intervallo. La squadra di Vieira torna in campo con un altro piglio: dopo pochi secondi, Pinamonti si fa vedere dalle parti di Meret con un bel tiro a giro dal limite, che chiama il portiere al gran colpo di reni, e poi accorcia le distanze al 51’. Palla perfetta di Vitinha e piattone in rete. La partita cambia qui: il Genoa prende coraggio e si affaccia spesso oltre la trequarti, mentre il Napoli ha da difendere ma trova spazi per lanciare le frecce in contropiede. A un quarto d'ora dalla fine, Conte si gioca i cambi davanti e butta dentro la coppia Simeone-Kvaratskhelia al posto di Lukaku e Neres. È una mossa che riaccende gli azzurri, che tornano pericolosi con i guizzi del georgiano. Il pericolo più grande degli ultimi minuti arriva però da Balotelli (entrato a una manciata di minuti dal novantesimo al posto di Miretti). Il cross dalla sinistra pesca in area l'attaccante, ma sulla deviazione è fondamentale l'intervento di Meret, che devia il pallone sul palo. Sospiro di sollievo per Conte, che soffre un po' e porta a casa tre punti d'oro. Per qualche ora, guarderà tutti dall'alto.
(Adnkronos) - Un bel Napoli batte il Genoa nell’anticipo del 17° turno di Serie A e si riprende la vetta della classifica almeno per una notte. A Marassi la squadra di Conte liquida 2-1 la pratica rossoblù, grazie alle reti di Anguissa e Rrahmani. Gli azzurri volano a 39 punti e superano almeno per il momento l’Atalanta, ferma a quota 38 e impegnata domenica contro l’Empoli.
Il Napoli parte forte e mette subito le cose in chiaro. Gli azzurri bussano già al 5’ alla porta di Leali, con Lukaku che di testa centra la traversa. Poi, intorno al quarto d’ora, è un altro colpo di testa a regalare il vantaggio agli uomini di Conte: Neres crossa, Anguissa brucia Frendrup e salta più in alto di tutti per l’1-0. Partita sbloccata, con Conte che esulta e se la ride in panchina insieme allo staff. Passano altri 8 minuti e il tecnico salentino esulta ancora per il raddoppio, firmato da Rrahmani: Lobotka crossa, il difensore stacca di testa e infila Leali. Due a zero all’intervallo. La squadra di Vieira torna in campo con un altro piglio: dopo pochi secondi, Pinamonti si fa vedere dalle parti di Meret con un bel tiro a giro dal limite, che chiama il portiere al gran colpo di reni, e poi accorcia le distanze al 51’. Palla perfetta di Vitinha e piattone in rete. La partita cambia qui: il Genoa prende coraggio e si affaccia spesso oltre la trequarti, mentre il Napoli ha da difendere ma trova spazi per lanciare le frecce in contropiede. A un quarto d'ora dalla fine, Conte si gioca i cambi davanti e butta dentro la coppia Simeone-Kvaratskhelia al posto di Lukaku e Neres. È una mossa che riaccende gli azzurri, che tornano pericolosi con i guizzi del georgiano. Il pericolo più grande degli ultimi minuti arriva però da Balotelli (entrato a una manciata di minuti dal novantesimo al posto di Miretti). Il cross dalla sinistra pesca in area l'attaccante, ma sulla deviazione è fondamentale l'intervento di Meret, che devia il pallone sul palo. Sospiro di sollievo per Conte, che soffre un po' e porta a casa tre punti d'oro. Per qualche ora, guarderà tutti dall'alto.
(Adnkronos) - Un bel Napoli batte il Genoa nell’anticipo del 17° turno di Serie A e si riprende la vetta della classifica almeno per una notte. A Marassi la squadra di Conte liquida 2-1 la pratica rossoblù, grazie alle reti di Anguissa e Rrahmani. Gli azzurri volano a 39 punti e superano almeno per il momento l’Atalanta, ferma a quota 38 e impegnata domenica contro l’Empoli.
Il Napoli parte forte e mette subito le cose in chiaro. Gli azzurri bussano già al 5’ alla porta di Leali, con Lukaku che di testa centra la traversa. Poi, intorno al quarto d’ora, è un altro colpo di testa a regalare il vantaggio agli uomini di Conte: Neres crossa, Anguissa brucia Frendrup e salta più in alto di tutti per l’1-0. Partita sbloccata, con Conte che esulta e se la ride in panchina insieme allo staff. Passano altri 8 minuti e il tecnico salentino esulta ancora per il raddoppio, firmato da Rrahmani: Lobotka crossa, il difensore stacca di testa e infila Leali. Due a zero all’intervallo. La squadra di Vieira torna in campo con un altro piglio: dopo pochi secondi, Pinamonti si fa vedere dalle parti di Meret con un bel tiro a giro dal limite, che chiama il portiere al gran colpo di reni, e poi accorcia le distanze al 51’. Palla perfetta di Vitinha e piattone in rete. La partita cambia qui: il Genoa prende coraggio e si affaccia spesso oltre la trequarti, mentre il Napoli ha da difendere ma trova spazi per lanciare le frecce in contropiede. A un quarto d'ora dalla fine, Conte si gioca i cambi davanti e butta dentro la coppia Simeone-Kvaratskhelia al posto di Lukaku e Neres. È una mossa che riaccende gli azzurri, che tornano pericolosi con i guizzi del georgiano. Il pericolo più grande degli ultimi minuti arriva però da Balotelli (entrato a una manciata di minuti dal novantesimo al posto di Miretti). Il cross dalla sinistra pesca in area l'attaccante, ma sulla deviazione è fondamentale l'intervento di Meret, che devia il pallone sul palo. Sospiro di sollievo per Conte, che soffre un po' e porta a casa i tre punti. Per qualche ora, guarderà tutti dall'alto.
Roma, 21 dic (Adnkronos) - Il concerto di Natale alla Camera "Morricone dirige Morricone", registrato questo pomeriggio nell'Aula di Montecitorio, sarà in onda su Rai 1, a cura di Rai Parlamento, lunedì 23 dicembre alle 15.30. Alla stessa ora sarà trasmesso anche sulla webtv della Camera e sul canale satellitare. Lo rende noto la Camera.
L'evento è introdotto dal Presidente Lorenzo Fontana. Il Maestro Andrea Morricone esegue molte delle celebri composizioni del padre Ennio. Il programma, introdotto dall'Inno italiano, abbraccia i brani più famosi, da "Gli Intoccabili" a "The Mission". A interpretare le musiche sono: l'orchestra Roma Sinfonietta, con la direzione del Maestro Andrea Morricone e il Coro Claudio Casini dell'Università di Roma Tor Vergata diretto dal Maestro Stefano Cucci. La direzione artistica è a cura di Luigi Lanzillotta.
Roma, 21 dic (Adnkronos) - “Le dimissioni del capo del Dap Giovanni Russo sono il segno evidente del fallimento delle politiche del governo sul carcere a fronte delle tragiche condizioni in cui versano". Lo dice Riccardo Magi.
"Sovraffollamento, suicidi, abusi, condizioni disumane indegne per un Paese europeo. Ed evidentemente sono anche il frutto del fatto che la linea portata avanti dal sottosegretario Delmastro Delle Vedove non ha favorito una visione e un approccio ai problemi del carcere compatibili con la Costituzione. Nordio riferisca in aula al più presto in aula e spieghi se sulle carceri vuole cambiare rotta o proseguire su questa linea disastrosa”, conclude il segretario di Più Europa.
Roma, 21 dic (Adnkronos) - "Le dimissioni di Giovanni Russo dal vertice del Dap sono una conferma del fallimento di una politica carceraria di questo Ministero, di questo Governo". Lo dicono la responsabile Giustizia Pd Debora Serracchiani, il capogruppo dem in Bicamerale Antimafia Walter Verini e i due capigruppo dem delle commissioni Giustizia Senato e Camera Alfredo Bazoli e Federico Gianassi.
"Questi due anni hanno aggravato una situazione difficile, con il dramma dei suicidi dei detenuti, con un sovraffollamento disumano, con condizioni difficilissime anche per il lavoro della Polizia Penitenziaria. E con risposte inesistenti e ciniche da parte di Ministro e Sottosegretari. Anche le condizioni di lavoro del Dap sono state rese certamente più difficili. Chiameremo Nordio a riferire alle Camere sulla gravità ulteriore della situazione", aggiungono.