Il dibattito sulle cellule staminali, tra sentenze e appelli, potrebbe trovare un punto di incontro. Il ministro della Salute Renato Balduzzi ha avviato un tavolo di lavoro sugli studi e l’utilizzo in Italia delle cellule staminali mesenchimali. Al tavolo, fanno sapere dal ministero, partecipano tecnici del ministero stesso, dell’Aifa (l’agenzia del farmaco), dell’Istituto Superiore di sanità e del Centro Nazionale Trapianti “allo scopo di raccogliere dati e informazioni relativi alle patologie trattate, le tipologie di tessuti e di cellule utilizzate, il numero di pazienti e gli effetti di questi trattamenti“.

Contestualmente il ministro ha deciso, come supporto scientifico al Tavolo, la costituzione di un “board di saggi“. Per il ministro serve “sviluppare una governance dell’intero sistema dello studio e dell’utilizzo di cellule staminali in Italia da parte del Governo che risponda alla domanda e dia supporto alle domande e alle aspettative delle famiglie e dei pazienti con rigore scientifico”. Il board di saggi è composto da esperti e professori. Angelo Vescovi, direttore scientifico della Casa Sollievo della Sofferenza di San Giovanni Rotondo e direttore del Centro Europeo di Ricerca sulle cellule staminali di Terni; Bruno Dalla Piccola, genetista, direttore scientifico dell’Ospedale Bambino Gesù di Roma; Rosaria Giordano, direttore tecnico della Cell-Factory del Policlinico di Milano; Massimo Dominici, responsabile del Laboratorio di biologia cellulare dell’Azienda ospedaliera universitaria di Modena e Reggio Emilia; Alessandro Rambaldi, direttore dell’Unità di ematologia degli Ospedali Riuniti di Bergamo. L’Italia avrà anche un registro nazionale dei trattamenti con staminali. Si arriverà così “alla costituzione di un Registro sui trattamenti classificati come ‘farmaci’ e su quelli classificati come ‘trapianti’, stabilendo al tempo stesso che sia reso disponibile un expertise per i professionisti”. Secondo il ministro: “‘In un settore in continua evoluzione, ma che rischia di generare attese eccessive nei pazienti, soprattutto in quelli in condizioni più critiche è necessario riunire i risultati delle sperimentazioni in atto per capire quali siano le reali potenzialità di questo tipo di terapie. Inoltre occorre completare il quadro normativo, anche con il coinvolgimento delle Regioni”.

Solo due giorni fa la sezione di Brescia del Tar della Lombardia non aveva accolto la richiesta di sospendere il provvedimento dell’Agenzia Italiana del Farmaco del 15 maggio 2012 per riprendere le terapie compassionevoli a base di cellule staminali adulte con il metodo della Stamina foundation onlus, che stavano seguendo dodici pazienti agli Spedali Civili di Brescia. Tra loro anche Daniele, 5 anni e mezzo, affetto dalla rarissima malattia di Niemann Pick causata dalla carenza di un enzima. Anche la madre di Daniele, Anna Tortorelli, figura tra i ricorrenti. Insieme a lei la Stamina, Elisabetta Orlandini e Gianpaolo Carrer, genitori di Celeste, 2 anni, veneziana, malata di atrofia muscolare spinale e la prima a cominciare la cura il 26 ottobre 2011 e per cui il giudice aveva deciso il proseguimento della terapia; Giuseppe Camiolo e Valeria Scordo, padre e madre di Smeralda, di Catania, in coma dalla nascita, 17 mesi fa. Le due bambine, però, avevano potuto ricominciare le infusioni all’ospedale bresciano grazie a due ordinanze del Tribunale di Venezia e del Tribunale di Catania. Ai genitori della piccola Smeralda, e indirettamente a tutti i pazienti, il Tar ha rivolto un invito, già indirizzatogli dall’Aifa: quello di “proseguire i trattamenti a base di terapia cellulare”, ma in uno dei centri italiani di eccellenza, come le ‘cell factory’ autorizzate.

La famiglia del piccolo Daniele ieri ha scritto al Presidente della Repubblica e spera nella giustizia civile per rendere inefficace la sentenza del Tar. “Batteremo tutte le strade – ha detto Vito Tortorelli, il nonno di Daniele – ma occorre far presto. Da ieri abbiamo ricevuto tanti attestati di solidarietà da parte di gente comune, c’è l’interesse degli organi di informazione ma non ancora delle istituzioni. Vorremmo – ha ribadito – che la questione che ha coinvolto Daniele sia affrontata con l’attenzione che merita”. Per ora la speranza è affidata alla giustizia civile: come già fatto dai genitori di Celeste e Smeralda (le due bambine che invece possono continuare la cura agli Spedali civile di Brescia), la famiglia di Daniele potrebbe fare ricorso contro l’ordinanza dell’Aifa “in forza all’articolo 700 del codice di procedura civile dinanzi al Tribunale ordinario-sezione lavoro”, come scritto dal collegio di giudici del Tar di Brescia, “a tutela del bene salute nel singolo caso”. 

Community - Condividi gli articoli ed ottieni crediti
Articolo Precedente

Modificati i sogni dei topi, esperimento al Mit di Boston

next
Articolo Successivo

Cellule staminali, cosa sono e chi le “produce” in Italia

next