Per l’Italia”, “Più Italia” o “Movimento per l’Italia”? Pier Ferdinando Casini doveva essere un po’ indeciso l’8 giugno, quando ha deciso di registrare tre simboli per un nuovo soggetto politico centrista all’interno del quale sciogliere l’Udc. Ma oggi a Chianciano, dove si pare la festa annuale, l’ufficio politico ha deciso: l’Udc non cambia il logo, ma il nome di Casini nel simbolo del partito sarà sostituito dalla scritta ‘Italia’. E il segretario Lorenzo Cesa ha annunciato per il pomeriggio “un’importante novità”. Nelle settimane scorse, però, il leader voleva dare delle alternative ai potenziali alleati. Inoltre, il 28 maggio, erano stati intestati al partito di via Due Macelli anche i relativi domini di Internet. Ma cosa succedeva in quelle settimane? “C’erano stati molti contatti” racconta Roberto Rao, fedelissimo di Casini, che non nasconde come il lavorìo trasversale per una “Cosa Bianca” ha coinvolto esponenti del Pd e del Pdl, da Giuseppe Fioroni a Beppe Pisanu e Franco Frattini. “Erano rimasti sulle loro posizioni” spiega il deputato Udc “e ora si riparte da Chianciano”.
Una festa, quella che comincia oggi, “che non è un congresso”, ma gli somiglia molto. La lista degli invitati corrisponde ai sogni associativi di Casini, che vanno dal movimento del liberista già lamalfiano poi berlusconiano Oscar Giannino (“Fermare il declino”) a Italia Futura di Montezemolo passando per la Cisl, le Acli, la Confagricoltura, la Coldiretti e la Confcooperative. Tutti insieme nel nome di una “Balena bianca” moderata e liberale, non in quello di Casini.
La costituente neocentrista auspicata dal leader Udc al motto “tutto deve passare attraverso di noi” è infatti il volano che potrebbe portarlo dritto al Colle nel 2013. Quindi “un passo di lato” sulla candidatura a premier, in cambio della spinta verso il Quirinale. È questa la prima conferma che arriverà dalle “Primarie delle Idee per la rinascita dell’Italia” di Chianciano. Casini da tempo ha rinunciato all’ambizione di fare il potenziale Prodi di un nuovo centrosinistra con Pd e Sel (ha detto ieri Rosy Bindi: “Vendola si convincerà dell’alleanza con l’Udc”) e oggi si candida, dicono altre fonti dell’Udc, al “ruolo di riserva della Repubblica come più giovane tra i vecchi”. Il sogno è il Quirinale, appunto. Passando prima, forse, per la presidenza del Senato. Chi sarà, dunque, il candidato-premier del contenitore neodemocristiano? I papabili sono due, entrambi indicati sul programma della festa. In ordine di apparizione il primo nome è quello di Emma Marcegaglia, l’ex leader di Confindustria oggi presidente della Luiss. Domani mattina aprirà una serie nutrita di interventi. Dopo di lei, tra gli altri, Andrea Olivero delle Acli, il sottosegretario Claudio Vincenti, il portavoce del Forum cattolico del lavoro Natale Forlani, il presidente del Coni Gianni Petrucci, il giurista Piero Alberto Capotosti (già a capo della Consulta), il ministro Mario Catania. Il secondo nome è previsto per il pomeriggio ed è quello del superministro trasversale Corrado Passera, che prima piaceva a destra, centro e sinistra, adesso soprattutto al centro e a sinistra. A Passera è stato riservato un appuntamento diverso dagli altri. Non un intervento, ma un enfatico filo diretto con “I Giovani”.
Prima e dopo di lui altra parata di stelle (o comete) centriste e ministri montiani: Savino Pezzotta, Filippo Patroni Griffi, Lorenzo Dellai, Giuseppe Pisanu, Corrado Clini, finanche Giorgio La Malfa (cacciato dal Pri e leader della Concentrazione Democratica – I Repubblicani) e Daniela Melchiorre (stavolta senza l’inseparabile Italo Tanoni). Completano la pattuglia di governo, oltre a Passera, Patroni Griffi, Catania e Clini: Andrea Riccardi, ministro per la Cooperazione internazionale, Lorenzo Ornaghi, titolare dei Beni culturali, e il viceministro Michel Martone. Il flop terzopolista alle amministrative è testimoniato dal solo Gianfranco Fini (Fli), mentre Francesco Rutelli (Api) non ci sarà, già proiettato sul Pd. Il grande assente, però, sarà un altro. Cioè: Luca Cordero di Montezemolo. Al suo posto, Italia Futura ha spedito il senatore Nicola Rossi, già testa d’uovo dalemiana oggi nel comitato direttivo di If. I montezemoliani assicurano che i rapporti con Casini “sono cordialissimi”, ma forse al presidente della Ferrari non è andata giù la scelta di puntare su Passera o la Marcegaglia per la premiership.
Non solo, a If mostrano fastidio le connotazioni neodemocristiane (“Cosa Bianca” o “Grande Centro”) del progetto casiniano. Che rischia di essere una strana creatura. Da un lato le istanze cattoliche della Todi 2, dall’altro laici liberisti. In realtà, il vero nodo della questione lo sintetizza un parlamentare dell’Udc a taccuino chiuso: “Siamo reduci da due legislature all’opposizione, prima del centrosinistra poi di Berlusconi. Nella prossima non possiamo più permettercelo. Mica siamo dei tupamaros rivoluzionari”. L’importante è governare. Con la sinistra oppure in una nuova Grande Coalizione questo è secondario. L’opposizione è sempre un’eccezione per i democristiani, vecchi o nuovi che siano.
di Fabrizio d’Esposito e Caterina Perniconi
da Il Fatto Quotidiano del 7 settembre 2012