Politica

La vera storia dei rimborsi che Casaleggio voleva. Grillo disse: “Non ne so niente”

Nel 2008 venne presentato un documento dagli uomini dell'uomo ombra del comico genovese col quale i promotori del referendum avrebbero consegnato una delega in bianco per riscuotere i finanziamenti pubblici

Mancano pochi minuti a mezzogiorno. E’ il 4 aprile 2008. Nella hall dell’hotel Ripetta, a Roma. Una quindicina di persone aspettano Beppe Grillo. Sono i promotori del secondo V Day che hanno appena depositato in Cassazione le firme. Motivo dell’incontro: le spiegazioni da parte di Grillo su un documento – mostrato da Piazza Pulita, sul La7 – che delega Grillo o persona da lui incaricata, per la gestione dei rimborsi. Parliamo di tre milioni di euro circa che sarebbero arrivati nel caso si fosse raggiunto il quorum del referendum per l’abrogazione della legge Gasparri e del finanziamento pubblico ai giornali, proposto dal nascituro Movimento.

Il documento alla fine non venne firmato. Testualmente si leggeva : “I sottoscritti promotori intendono con la presente attribuire formalmente ed irrevocabilmente al signor Giuseppe Grillo, in via esclusiva, ogni diritto al percepimento dei rimborsi di cui alla legge n. 157 del 3 giugno 1999, e ad usufruire di ogni altra agevolazione, prerogativa e facoltà previste per o conseguenti al compimento delle attività referendarie, rinunciando fin d’ora, a beneficio del signor Giuseppe Grillo o di persona che questi potrà indicare, ad ogni diritto in tal senso”.

Chi sottopone il documento da firmare – raccontano al fattoquotidiano.it i presenti – è un uomo della Casaleggio associati, il testo è stato preparato negli uffici di Milano dell’uomo ombra di Grillo.

Gli attivisti che quel giorno si presentano determinati nel volere spiegazioni vengono placati da Beppe Grillo con un “io non ne so niente”. Di più. Grillo dice che una cosa del genere si può fare “solo ed esclusivamente davanti a un notaio”. A quel punto Grillo si ritira nella stanza. Va in camera e resta al telefono quasi un’ora.

Quel documento non passerà. In caso di raggiungimento del quorum se ne sarebbe discusso in maniera più precisa. Ma nessuna firma in bianco. E soprattutto il referendum non venne mai fatto, mancavano le firme. Grillo le presenterà in Cassazione, ma mancava il numero. Secondo lui c’erano, ma non fece mai ricorso. Il referendum andò a morire. Ma la strana storia di quella procura in bianco, che valeva un sacco di soldi, continuerà a essere ripresa su vari forum e ora viene raccontata con tanto di retroscena dagli attivisti che poi hanno lasciato Grillo e Casaleggio