Dio è vicino a tutti, anche alle famiglie che hanno attraversato difficoltà, incomprensioni e che sono state segnate da legami abbandonati e costruiti con altri, Dio è vicino, quindi, anche alle “coppie divorziate”. E’ il messaggio dell’arcivescovo di Milano Angelo Scola, che ha aperto l’anno pastorale della Diocesi con la lettera ‘”Alla scoperta del Dio vicino” durante la Messa nel Duomo di Milano per la Natività di Maria. “La Chiesa – ha detto il cardinale – testimonia che Dio è vicino a tutti, anche a chi ha il cuore ferito, e invita tutti a sentirsi a casa nella Chiesa al di là di ogni pretesa e pregiudizio”.

“In molti modi la comunità cristiana – ha aggiunto l’ arcivescovo citando le parole di Papa Benedetto XVI sulle coppie divorziate che ‘continuano ad appartenere alla Chiesa’ – si mostra attenta alla storia concreta di molte famiglie segnate da difficoltà, da incomprensioni e da legami abbandonati e costruiti con altri, con tutti i contraccolpi che essi provocano soprattutto sui più piccoli”. Scola aveva già trattato il tema della separazione dei coniugi nel maggio scorso in occasione della presentazione dell’incontro mondiale della famiglia a Milano. “Oggi c’è grande confusione tra bisogno e desiderio – aveva detto il cardinale -, ma le persone hanno bisogno di legami forti e stabili, perché quest’idea che si è liberi quando si rompono i legami è un’idea fragile e contraddittoria”, e aveva proseguito “non c’è situazione di cui la Chiesa non tenga conto”, quindi anche quella di chi si separa. Oggi Scola ha affrontato il tema del rapporto tra famiglia e spiritualità, sottolineando che la fede è messa alla prova “dalla tentazione della reticenza sulle ragioni del vivere e sulle responsabilità che vi sono connesse, forse per uno smarrimento della generazione adulta, forse per una falsa idea di libertà”.

“La tentazione di ridurre la pratica religiosa a una pratica individualistica che rende addirittura imbarazzante pregare insieme mette alla prova la fede – ha spiegato in un passaggio della lettera rivolta ai fedeli e ai sacerdoti della Diocesi -. La tentazione della rassegnazione a un modello di convivenza precario, sospeso alla provvisorietà dei sentimenti, l’afasia che non sa esprimere la bellezza di un amore casto, di un fidanzamento serio, di un matrimonio cristiano, mette alla prova la fede”. Nella lettera pastorale Scola ricorda anche che “senza Gesù Cristo non c’è salvezza” anche in un tempo segnato “dalle strabilianti scoperte delle biotecnologie, dalle complessità sociali del rapporto fra politica, economia e finanza, dal massiccio fenomeno del ‘meticciato di culture e di civiltà”. Scola si è soffermato infine sul ruolo della Chiesa nella società. “La Chiesa, ferita dal peccato di taluni suoi membri, è credibile ancora oggi ai nostri occhi e a quelli del sofisticato uomo post-moderno?”. La risposta va cercata, ha spiegato l’arcivescovo, “tornando con umiltà e fiducia a Colui che è il primo e l’ultimo, Colui che è, che era e che viene”. 

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