La vicenda della fabbrica di alluminio di Portovesme tiene banco nel dibattito politico nel giorno in cui i lavoratori stanno manifestando a Roma sotto il ministero dello Sviluppo Economico
C’è chi se la prende con il governo che doveva intervenire prima, chi si schiera al fianco degli operai a prescindere dall’attribuzione delle responsabilità, chi è ottimista e crede che una soluzione si possa trovare e chi, al contrario, non vede alcuno spiraglio. La questione Alcoa e la protesta degli operai che rischiano di perdere il lavoro tiene banco nell’agenda politica in concomitanza con la odierna manifestazione di Roma, dove i lavoratori dell’industria di alluminio stanno protestando (non senza attimi di tensione) per cercare di salvaguardare il loro impiego.
“Una situazione così difficile va risolta perché non siamo disposti a desertificare un territorio già così povero” ha detto il leader della Cisl, Raffaele Bonanni, che ha raggiunto il corteo sotto il ministero dello Sviluppo economico. “Bisogna praticare prezzi più bassi – ha aggiunto – e rassicurare l’Europa con un progetto di energia pulita”. La preoccupazione riecheggia anche nelle parole del ministro del Lavoro Elsa Fornero, secondo cui non è la manifestazione a creare preoccupazione, bensì “tutto il problema dell’Alcoa”. “Noi- ha ribadito il ministro da Torino – siamo vicini ai lavoratori e ci sentiamo di spiegare loro lo sforzo che il governo sta facendo. Questo è uno sforzo per cercare di tenere in piedi quei posti di lavoro, che devono essere, però, sostenibili economicamente”.
Sulla questione “sostenibilità economica” non ha dubbi il governatore della Sardegna Ugo Cappellacci. ”Credo che l’Alcoa si possa salvare ma vanno intensificati gli sforzi su più fronti, uno su tutti, quello delle trattative con nuovi possibili acquirenti” ha detto il presidente della Sardegna, il quale poi ha spiegato prima del vertice Mise del 12 settembre incontrerà i vertici dell’Enel “perché stiamo cercando di lavorare su tutti i fronti, tra cui anche quello che riguarda il prezzo dell’energia”.
Per quanto riguarda Glencore, invece, Cappellacci ha spiegato “che l’azienda ha chiesto chiarimenti sull’apertura del governo a tariffe scontate, immagino che nelle prossime ore ci sarà un ulteriore confronto, spero che si possano dare questi chiarimenti e che il confine segnato in termini di margine operativo, di condizioni dei prezzi sia sufficiente per Glencore per andare avanti”. Alcoa si salverà? Cappellacci non si sbilancia: “Non amo il gioco d’azzardo e non voglio fare previsioni azzardate. Lo sforzo straordinario perché tutto vada a buon fine lo stiamo mettendo tutti. Abbiamo fatto mille ed è il caso che ci si sforzi di fare sempre qualcosa di più”.
Diverso il parere del responsabile Economia del Pd Stefano Fassina, che se la prende con il governo: ”Noi seguiamo da anni questa vicenda, non solo negli ultimi tempi. Abbiamo contribuito al determinarsi di quella situazione transitoria di qualche anno fa. Il governo doveva intervenire prima, ora siamo alle strette ma sembra che ci sia uno spiraglio di luce che possa dare una soluzione”.
Per quanto riguarda le vie d’uscita, invece, Fassina ha assicurato l’impegno del Pd “perché il governo metta sul tavolo tutte le condizioni ragionevoli che Glencore o chiunque altro chiederebbe, cioè un prezzo dell’energia per un periodo lungo competitivo e un miglioramento delle infrastrutture, a cominciare dal porto. C’è stata una rimozione del lavoro operaio che per lunghi anni è stato considerato un residuo del 900 destinato ad essere archiviato, innamorati della finanza – ha detto Fassina – Piano piano però la realtà viene fuori, senza manifattura un Paese non va avanti”.
Dello stesso tono, ma ancor più dure le parole del leader di Sel Nichi Vendola, secondo cui ”la vicenda Alcoa è la cartina di tornasole dell’incapacità che ha avuto la politica del centrodestra in questi anni, e anche l’attuale governo, nel porre in atto politiche concrete di sviluppo e per il lavoro”. Per il presidente della Regione Puglia, “si è voluto via via ‘derubricare’ le crisi industriali che si sviluppavano, come ‘incidenti locali’, e non come conseguenza diretta della mancanza assoluta di progettualità e di politiche industriali . Per anni, ideologicamente, si è inculcato nell’opinione pubblica che gli investimenti industriali nel nostro Paese fossero frenati dalle troppe regole, dai troppi diritti dei lavoratori, e poco e nulla si è fatto sulle infrastrutture sull’innovazione e sui costi dell’energia. Ora non è più rimandare oltre in modo pilatesco – ha concluso Vendola – I lavoratori dell’Alcoa non possono essere abbandonati. Il governo metta mano ad un piano di politica di sviluppo per la Sardegna, che giorno dopo giorno viene desertificata”.