Il procuratore capo di Torino: "E' discutibile che su argomenti controversi debba esserci una esplicita (e magari plateale) presa di posizione". Anche Magistratura Indipendente contro Sabelli: "Così i pm rischiano l'isolamento". Di Matteo: "Il sindacato si occupi di altre situazioni a rischio"
Ora è l’Anm che sembra finire nell’occhio del ciclone della polemica. Gli unici a difendere la presa di posizione del presidente Rodolfo Sabelli che ieri ha criticato duramente i pm di Palermo Antonio Ingroia e Nino Di Matteo (intervenuti domenica alla festa del Fatto Quotidiano) sono rimasti solo gli avvocati delle Camere Penali. Al fianco di Ingroia e Di Matteo si sono schierati invece oggi il procuratore capo di Torino Gian Carlo Caselli (che era sul palco con i due magistrati siciliani e ha partecipato allo stesso dibattito), Magistratura Indipendente (considerata una corrente “moderata” dell’Anm, ma che si trova all’opposizione della giunta Sabelli), ma anche il procuratore aggiunto e segretario dell’Anm di Palermo Vittorio Teresi. E gli stessi Ingroia e Di Matteo oggi hanno confermato di non pentirsi di niente.
Caselli: “Mancata dissociazione? Allora vale anche per me”. Caselli ha puntualizzato le parole di Sabelli ricordando che anche lui era presente: “Le critiche rivolte ai colleghi Ingroia e Di Matteo dal presidente dell’Associazione nazionale magistrati – spiega il procuratore di Torino – per quanto riguarda la presunta mancata ‘dissociazione’, se fondate, non potrebbero non riguardare anche me, che ero sullo stesso palco”. Secondo Caselli la consegna di oltre 150mila firme di cittadini raccolte dal Fatto Quotidiano per solidarietà verso i magistrati della Procura di Palermo, si è svolta nell’ambito di un’iniziativa organizzata non come confronto-dibattito, ma come esposizione di vari contributi autonomi. “Discutibile sempre – dice il procuratore all’Ansa -, ma ancor più in tale contesto, è la tesi che sarebbero ipotizzabili responsabilità in caso di mancata esplicita (e magari plateale) dissociazione quando uno dei partecipanti ad una tale iniziativa esponga sue opinioni su argomenti obiettivamente controversi”.
Magistratura indipendente: “Così i pm rischiano l’isolamento”. Il rischio che vede Cosimo Ferri, segretario di Magistratura Indipendente, è che Ingroia e Di Matteo restino isolati. “Non possiamo accettare – riflette – che all’isolamento provocato dagli attacchi della politica e dei giornali si aggiunga anche un isolamento” da parte dell’Anm, perchè “il messaggio che passa è quello di intimorire chi svolge indagini delicate”. “Non è mai superfluo ribadire che il magistrato riservato, imparziale anche nell’apparenza, sia modello da seguire ed un valore non rinunciabile – premette Ferri -. Ciò però che si sta verificando in questi ultimi mesi è preoccupante perché un sindacato con la s maiuscola non può permettersi di abbandonare magistrati che svolgono le loro funzioni con serietà ed impegno. La difesa dell’autonomia e dell’indipendenza della magistratura deve essere sempre il principale obiettivo da tutelare”.
Magistratura Indipendente accusa insomma l’Anm di incoerenza: “Nel passato è stata la prima a fare politica ed a cercare lo scontro. La questione della riservatezza non deve diventare perciò un pretesto per unire la voce della magistratura associata a quella di chi isola e colpisce”.
Teresi: “Sabelli, critica affrettata”. Anche Vittorio Teresi, procuratore aggiunto e segretario dell’Anm a Palermo, difende i colleghi: la loro partecipazione alla festa del Fatto, dice, è stata “una risposta di civiltà a una collettività che in questi mesi ha donato il proprio consenso a magistrati impegnati in delicate indagini che potrebbero svelare scomode verità sui rapporti tra pezzi delle istituzioni e Cosa nostra anche in relazione alle stragi del 1992 e 1993”. Le affermazioni di Sabelli, secondo Teresi, sono “l’ennesimo episodio di critica affrettata che, oggettivamente, suona come ulteriore elemento di attacco nei confronti di quei colleghi la cui solitudine istituzionale continua a preoccuparmi come uomo, come magistrato e come attento analista delle questioni che riguardano le condizioni in cui devono operare i colleghi più esposti nel contrasto alla mafia”. “La partecipazione a pubbliche manifestazioni di quei magistrati – prosegue – appare l’unico rimedio per spezzare quelle condizioni di isolamento e di lanciare un’informazione troppo spesso orientata. Affermare che in un Paese democratico va cambiata quella parte di classe dirigente che ha convissuto con la mafia non significa assumere una posizione politica, ma affermare un principio di civiltà che dovrebbe essere condiviso da tutti”.
Le Camere Penali: “Potere di indagine fuori dalla Costituzione”. Così, appunto, restano solo gli avvocati a difendere Sabelli. “La vicenda Napolitano ha portato allo scoperto una concezione del potere di indagine che si pone al di fuori della Costituzione, a cui Ingroia si è ispirato anche quando ha proferito la frase che ha suscitato la reazione del presidente Sabelli”; e le parole del presidente dell’Anm, sono il “sintomo che all’interno della magistratura si sta facendo strada la comprensione di quanto sia deflagrante tollerare una immagine sbilanciata, tutta politica, delle attività di alcuni pm”. Così l’Unione delle Camere penali chiede all’Anm di andare oltre: “Dialogare con chi, in questi ultimi mesi, ha indicato le uscite del dottor Ingroia non solo come l’ennesima avventura di un magistrato che inizia a far politica con la toga addosso”, ma come il sintomo di una crisi dei rapporti tra poteri dello Stato.
Sabelli: “Nessuna critica alle indagini dei colleghi”. Oggi Sabelli è tornato a parlare, in un’intervista al Tg2, precisando che “non c’è nessun imbarazzo così come non c’è nessuna critica alla persona e alle indagini di colleghi, anzi questa è l’occasione per manifestare nuovamente la solidarietà ai magistrati di Palermo per il lavoro che stanno facendo; però ho voluto sollevare un problema di carattere generale riaffermando alcuni principi”.
“Ovviamente – aggiunge – in linea generale non c’è nessun problema per la partecipazione dei magistrati al dibattito politico, al dibatitto politico-culturale. Del resto la storia della nostra associazione è storia di partecipazione a un tale dibattito”.
Di Matteo: “L’Anm guardi a chi rischia realmente di compromettere l’imparzialità”. Mentre ieri Antonio Ingroia aveva risposto a Sabelli, oggi Di Matteo ribadisce “con convinzione” ciò che ha sostenuto nell’intervento di Pietrasanta, rivendicando “il mio diritto a poterlo affermare pubblicamente”. “Spero – ha aggiunto – che effettivamente l’Anm in futuro finalmente concentri la sua attenzione sulle situazioni, ben diverse da quelle contestate a me e a Ingroia, che realmente rischiano di compromettere l’immagine di imparzialità delle toghe e la loro effettiva indipendenza dalla politica e da ogni altro potere”. Ingroia, invece, ha parlato anche con alcuni quotidiani. ““Un buon magistrato – ha detto per esempio alla Stampa – resta imparziale anche se va a un dibattito. Se la sua imparzialità viene minata è un cattivo magistrato”.