Dopo aver letto il mio post su questo blog dal titolo “Ignazio Cutrò, testimone usa e getta“, il presidente di Confartigianato Sicilia, Filippo Ribisi, mi ha scritto chiedendomi di pubblicare questa lettera in cui sostiene con forza le ragioni dell’imprenditore testimone di giustizia che, peraltro, è anche un associato e fa parte del direttivo della Confartigianato. Lo faccio con grande piacere perché questa presa di posizione da parte della confederazione è un segnale forte che va nella direzione giusta.
“I fatti evidenziati nella lettera che l’imprenditore Ignazio Cutrò ha indirizzato al ministero dell’Interno e al Comando generale dei Carabinieri, mi destano particolare preoccupazione. Come cittadino e presidente di un’associazione di imprese artigiane che ha fatto della tutela della legalità un principio guida dell’impegno associativo, trovo scandaloso che continuino ad esserci dei buchi nel sistema di protezione dei testimoni di giustizia, malgrado le istituzioni siano impegnate non poco per tutelarne l’incolumità.
Sono convinto che si tratti solo di problemi organizzativi, che però mettono a serio rischio la vita di chi ha compiuto scelte coraggiose. Inoltre, non ho alcun dubbio che lo Stato attraverso le forze dell’ordine, i magistrati e tutti coloro che ai diversi livelli rappresentano le istituzioni, metta in campo uomini e risorse per contrastare la mafia e l’illegalità.
Eppure, la vicenda di Cutrò dimostra che qualcosa è mancato. Forse sarebbe opportuno migliorare la comunicazione all’interno della catena di comando del sistema, per evitare che ci si ritrovi ancora una volta dinnanzi a delle crepe che possono risultare fatali. La storia di Ignazio è emblematica e vuole essere di esempio al mondo delle piccole imprese edili, che spesso finiscono per rimanere vittime del giogo mafioso e che, invece, hanno bisogno di guardare anche con un certo ottimismo alla possibilità passare al di là del guado, denunciando coloro che li opprimono”.
Filippo Ribisi
Presidente Confartigianato Sicilia