Due manifestazioni, lo stesso giorno, alla stessa ora e Milano va in tilt. A migliaia pedalando si sono infilati nella Vogue Fashion’s Night, la festa della moda. Negozi aperti fino a mezzanotte, in “vetrina” personaggi patinati, drink e canapè offerti a destra e a manca. Una coincidenza organizzata? Comunque, mettere in scena una Milano green e fashionista in contemporanea non è stata un’idea sfavillante. Ingorghi umani sui marciapiedi e di biciclette per la strada, ai semafori code di auto e sinfonia spaccatimpani di clacson. Davvero un successo! Se poi a questo si aggiunge che quegli “illuminati” dell’amministrazione comunale non hanno pensato di chiudere al traffico tutto il centro storico per la serata glamour, il risultato è il caos. E c’era chi invocava il ritorno al pedaggio per varcare la famigerata area C, a traffico limitatissimo, e riservata solo ai residenti. “Stasera avrebbero dovuto fare pagare 15 euro, e vedi come lasciavano l’auto a casa”, urla un signore che abita in via Donizetti e ha impiegato 45 minuti da via Senato.
Ma il peggio sta per accadere, all’altezza di piazza Cavour, punto nevralgico di traffico umano, automobilistico e di due ruote, sono ferma da un pezzo nel mio bel taxi con mio marito. Sfreccia davanti ai nostri occhi un cordone di migliaia di biciclette. Davanti al taxi si piazzano due bulletti, in sella alle loro bike, sono in età ancora da brufolo ormonale ma con dentro una rabbia da spaccare il mondo. Il tassista, Luciano Navarra, del servizio TaxiBlu, ha qualche anno più di loro e modi gentili. Chiede con cortesia di lasciarlo passare. Rispondono con l’arroganza di chi si sente padrone della strada: “Da qui non si passa” e giù imprecazioni che solo per comune senso di rispetto verso il lettore non riporto. Intimoriscono anche una ragazzina di 14 anni che vorrebbe passare con il motorino. Le rivolgono lazzi allusivamente porno. A questo punto scende dal taxi mio marito e invita gli spocchioni a togliersi di torno. Strattoni, maleparole e toni minacciosi, in un attimo gli sono addosso come cavallette in cinque o sei di loro. Scoppia la rissa, ci salva solo la provvidenza che avanza a passo lento sottoforma di una Alfa Romeo dei vigili urbani. Al grido di “polizia!” i codardi si dileguano. I vigili ci chiedono se vogliamo fare denuncia contro ignoti. Lasciamo perdere, non guastiamo la festa a chi non c’entra nulla.
Capisco che anche un movimento pacifista, ecologista (che negli States, dove è nato 20 anni fa, si chiama Critical Mass e già fa lobby) possa avere qualche mela marcia, ma basterebbe che ogni gruppetto di ciclisti “pensanti” (visto che anche da noi vogliono fare opinione) abbia dei registi on the road che inviti i partecipanti all’ordine e alla moderazione. Lo so, sarebbe contro la filosofia del movimento anti-violenza che non vuole essere rappresentato da nessun leader. Ognuno rappresenta se stesso.
E pensare che le pagine della cronaca del Corriere della Sera titolavano “Giovedì sera, rivoluzione (a pedali). Dieci anni di Critical Mass a Milano .”Eravamo un gruppetto di amici, siamo diventati un movimento”. Un raduno spontaneo che ha contribuito a cambiare il traffico.
L’auto parcheggiata in via Marina ci appare come un miraggio. Sul parabrezza sventola un foglietto. Ci mancava giusto la multa! Me la rigiro tra le mani, c’è pure il bollettino di pagamento. Ma manca l’importo. A guardarla bene è la pubblicità di una nota casa automobilistica bavarese. Geniale. Non dico il nome, per non essere accusata di marketta occulta. In fondo, siamo alla festa della moda italiana.