"Ci sentiamo presi in giro, l'azienda si è rimangiata le promesse: vuole spegnere subito le celle ed è inaccettabile" hanno detto i due poco dopo essere saliti sulla cisterna. Entrambi facevano parte della delegazione sindacale che stamane ha incontrato a Cagliari il presidente della Regione Ugo Cappellacci
La protesta a sessanta metri da terra. E’ quanto hanno deciso di mettere in scena i segretari della Fiom-Cgil, Franco Bardi, e della Fim-Cisl del Sulcis, Rino Barca, entrambi operai dell’Alcoa, che stasera sono saliti sulla torre alta oltre 60 metri da dove alcuni giorni fa erano scesi – dopo quattro giorni – tre colleghi dello stabilimento di Portovesme (Sulcis). Le ragioni della nuova protesta sono le stesse: l’azienda, stasera, in un incontro con le rappresentanze sindacali, ha confermato il programma di spegnimento dell’impianto, che i lavoratori speravano di rallentare, anche viste le rassicurazioni fornite dalla stessa azienda al governo nei giorni scorsi.
“Ci sentiamo presi in giro”, hanno detto i due segretari all’agenzia di stampa Agi poco dopo essere saliti sulla cisterna. “L’azienda si è rimangiata le promesse”, ha detto Bardi, infuriato. “Vuole spegnere subito le celle ed è inaccettabile”. “Ora basta”, ha tuonato Barca. Entrambi facevano parte della delegazione sindacale che stamane ha incontrato a Cagliari, a Villa Devoto, il presidente della Regione, Ugo Cappellacci, sulle prospettive di vendita dello stabilimento, cui sembrano interessate i gruppi svizzeri Glencore e Klasch e una societa’ italiana di Chieri, nel Torinese.
”Ci stiamo mettendo la faccia noi sindacalisti – ha aggiunto Barca della Fim Cisl – è una situazione insostenibile soprattutto perchè abbiamo impiegato delle ore a convincere i lavoratori, dopo il vertice di Roma, che si era arrivati a un rallentamento delle procedure di fermata dell’impianto”. Una protesta, quella di stasera, resa ancora più impegnativa dal fatto che uno dei due sindacalisti, Franco Bardi, soffre di vertigini: lo stesso problema che gli aveva provocato lo svenimento mentre si trovava aggrappato ad alcuni metri di altezza sul cancello del ministero dello Sviluppo economico in occasione di uno degli ultimi infuocati presidi al Mise.