Sentirsi paragonare a dei cani inferociti non fa certo piacere, così come essere denunciati come facenti parte di un oscuro disegno eversivo per abbattere Napolitano e Monti. Pazienza, ognuno ha il diritto di delirare come meglio crede. Più che le stranezze di Violante, colpivano i suoi tentativi di dare coerenza alla propria eclatante incoerenza (da fiammeggiante toga rossa a implacabile accusatore dei pm Ingroia e Di Matteo, per dirne solo una). Estraendo, di fronte all’imbarazzato stupore di Paolo Mieli, fotocopie ingiallite come fossero bolle papali: “Già nel ’93 ebbi a scrivere…” . Avremmo voluto dirgli: Violante, non si agiti, lei ha avuto solo l’accortezza di trovarsi sempre dalla parte giusta al momento giusto. Per certi sacerdoti della casta stare al gioco significa soprattutto uno spiccato senso della posizione, onde acquisire e conservare convenienze di rango e di partecipazione alle cariche istituzionali. E se il prezzo da pagare è fare combutta con il berlusconiano Quagliariello, che vuoi che sia.
Ma stanno al gioco anche tanti comprimari e comparse, a cominciare da quei giornalisti grandi esperti di principi gravitazionali per farsi trovare sempre al sole. Non può quindi stare al gioco chi da anni indaga sul gioco sporco Stato-mafia. O la famiglia Borsellino. Si rassegni perciò l’on. Violante: con Furio, Marco, tanti giornalisti e tanti lettori abbiamo creato il Fatto proprio per non stare al gioco. Seguono 150mila firme.