C’è un mantello di nebbia fitta che copre Zhongnanhai, il cremlino cinese. Xi Jinping, il futuro presidente della seconda economia e del paese più popoloso del mondo, non appare in pubblico dal 1 settembre. Ha saltato una serie di incontri importanti, primo tra tutti quello con la Clinton, ma nessuna dichiarazione si premura di dare una versione ufficiale che ne giustifichi l’assenza. Tutto ciò lascia un enorme spazio vuoto che viene rapidamente riempito.
Ecco così che gli internauti si divertono con fotoshop e la storia moderna: Dov’è Xi Jinping? Forse in Iowa? Oppure nel deserto del Gobi con Vladimir Putin? E’ a Sidney o si è rifugiato al consolato americano? E’ veramente in ospedale?
Ma non pensate che giornali e riviste di tutto il mondo siano arrivati a qualche conclusione. Inizialmente sembrava si fosse strappato un muscolo durante una partita a calcetto nel cortile di Zhongnanhai, poi che l’incidente fosse avvenuto durante la sua quotidiana nuotata. Poi… durante la stessa nuotata mattutina avrebbe avuto un attacco di cuore. Ma no, è stato vittima di un incidente stradale! Non era un incidente, era un attentato. La famiglia dice che sta bene, ha solo bisogno di preparasi per il congresso e lavorare alle riforme politiche. Ha un cancro al fegato…
Si legge tutto questo, e contemporaneamente, sull’uomo che si appresta ad essere uno degli uomini più potenti del pianeta. E giornalisti di fama mondiale, sono costretti a rimanere in poltrona a guardare il tg delle 19. Apparirà o no? Niente, anche per oggi Xi Jinping non si è mostrato. Possiamo mangiare e tornare alle nostre letture.
«A quel tempo, dalle nostre parti imperversava, contagiando l’intero modo di pensare, di vedere e di leggere, l’incubo dell’allusione. Non c’era frase dove non si potesse vedere qualcos’altro, un doppio senso, un doppio fondo, un significato nascosto, un elemento cifrato e scaltramente dissimulato. Niente era letterale e univoco come nella realtà: da ogni cosa, da ogni gesto e da ogni parola emanava un ammicco allusivo, una complice strizzatina d’occhio. Chi scriveva trovava difficoltà a raggiungere chi leggeva non solo perché spesso, strada facendo, la censura confiscava il testo, ma anche perché quando il testo arrivava finalmente al destinatario, questi vi leggeva qualcosa di completamente diverso da quanto c’era scritto. Il lettore continuava a chiedersi: “Che cosa, tra le righe, sta cercando di dirmi questo autore?” »
Quel tempo era il 1951, e le nostre parti erano la Polonia di Ryszard Kapuściński. Oggi siamo nel 2012, l’alba di quello che molti salutano come il secolo cinese.