Gli stilisti prediligono le magre e continuano a esercitare una sorta di “dittatura delle taglie”. Lo raccontano in “Curvy – Il lato glamour delle rotondità”, Daniela Fedi e Lucia Serlenga, giornaliste di moda, donne morbide e orgogliose di esserlo. Tra la donna reale e quella ideale proposta sulle passerelle c’è un abisso. In Italia in tante faticano ad entrare nella 44, molte non scendono sotto la 46. “Essere sottili e longilinee per natura è un’incognita della genetica, qualcosa di raro ed ereditabile come le perle della nonna o gli occhi azzurri di papà. Eppure il glamour ruota intorno alle poche proprietarie di un metabolismo iperattivo negato a chi magro non è”.
Ma come si fa a essere tonde ed eleganti allo stesso tempo visto che il mondo della moda sembra popolato da “avatar anoressiche”? Le autrici raccontano aneddoti e storie di vita vissuta mantenendo sempre un pizzico d’ironia. E annunciano che “la festa è finita. Dopo anni di dittatura estetica le donne gamberetto, grissino, sogliola o stecchino devono arrendersi e dividere democraticamente il trono dello stile con le donne curvy, che non è solo un modo anglo-chic per dire “culona”, ma una morbida e seducente realtà”.
Tornano le donne soft. Dalla scorsa edizione anche Miss Italia apre alla taglia 44. Tra le prime formose a concorrere al titolo, Raffaella Modugno, ventiquattrenne di Avellino, che raggiunta al telefono, racconta le difficoltà incontrate all’inizio della carriera: “Nell’alta moda italiana i centimetri sono fondamentali, e non essendo ancora identificata come taglia conformata, mi ritrovavo spesso ai casting accerchiata da ragazze taglia 38/40, che mi guardavano con occhio discriminatorio”. Alle donne in carne Raffaella dice: “La magrezza non è perfezione. Le curve morbide e sinuose sono sinonimo di femminilità”.
Se nella scelta degli abiti le curvy talvolta non hanno vita semplice, con i tempi che corrono trovare un partner per loro risulterà più facile perché gli uomini stressati preferiscono le donne tonde. È quanto emerge da una ricerca dell’Università di Newcastle che ha preso come campione 80 uomini, suddivisi in due gruppi. Il primo è stato sottoposto a ripetute situazioni di stress e di disagio, il secondo no. A tutti sono state mostrate immagini di donne dalle forme più svariate: dal fisico longilineo alla donna con morbide curve, da quella bassa a quella alta. Entrambi i gruppi hanno scartato gli estremi. I “rilassati” hanno optato per le donne magre, gli “stressati” per le donne tonde e morbide. Secondo i ricercatori dello studio, la scelta sarebbe dettata dall’idea di sicurezza che infonde una donna in carne e dall’idea che possa superare facilmente una crisi di qualsiasi tipo.