Dalla copertina di Panorama, il presidente della Fiat, 3,299 milioni di retribuzione nel 2011, invita il governo a fare di più per l'istruzione e i ragazzi a investire sulla scuola. Il messaggio ai dipendenti preoccupati? "Meglio far parte di un gruppo che c'è e fa profitti piuttosto che di un gruppo che non c'è più"
“Ragazzi, studiare vi fa ricchi” (anche in busta paga). S’intitola così la copertina di Panorama in edicola oggi dedicata a John Elkann, il “leader della più famosa dinastia imprenditoriale italiana” che dalle pagine del settimanale del gruppo Mondadori “invita la politica e le imprese a fare di più per la scuola”. Non solo. Il 36enne presidente della Fiat su designazione del nonno Gianni Agnelli, nell’intervista incentrata sulle attività della fondazione della famiglia torinese a favore della scolarizzazione, spiega l’importanza dell’istruzione per la società e per i giovani, soprattutto in tempi di crisi.
“Dati alla mano, studiare a lungo, specie all’interno di percorsi scolastici di qualità, è il modo più efficace per trovare lavoro – sottolinea -. Chi ha studiato di più e bene ha più opportunità degli altri, soprattutto in momenti come questo. Inoltre studiare conviene, come dimostra uno studio della Banca d’Italia: ogni anno d’istruzione in più equivale a un aumento della retribuzione futura di circa il 9 per cento. E’ uno dei migliori investimenti che si possano fare”. Del resto Elkann, che nel 2011 ha percepito 3,299 milioni di euro oltre ai dividendi, è indubbiamente un intenditore di retribuzioni.
Due parole anche sulla Fiat e sui dipendenti. “A oggi non abbiamo alcun problema di natura economico-finanziaria, anche grazie alla crescita delle attività di Fiat-Chrysler nel mondo. Anzi, prevediamo di chiudere il 2012 con risultati migliori del 2011. E questo nonostante il mercato italiano sia tornato ai livelli di 40 anni fa”, dice. Mentre ai lavoratori preoccupati per il futuro degli stabilimenti vorrebbe dire “che è meglio far parte di un gruppo che c’è e fa profitti piuttosto che di un gruppo che non c’è più”.