Il governatore della Banca Centrale mette il dito nel tempo necessario per mettere a regime l'unione politica del Vecchio Continente attraverso l'unificazione economica, bancaria e fiscale. Il fondo Salva Stati? "Da solo è insufficiente". Perplessi anche i mercati con le borse in negativo e i titoli di Stato stabili
“Il rischio che abbiamo davanti è che la costruzione europea sia percepita come non credibile come costruzione politica”. A indicarlo il governatore di Bankitalia, Ignazio Visco. Una costruzione, ha sottolineato, che però richiede tempo “per metterla a regime” e che passa attraverso tre tappe: l’unione economica, bancaria e fiscale. ”Non credo che il ruolo di supplenza sia auspicabile”, ha poi detto a proposito del nuovo ruolo di supplenza che sembra delinearsi per la Bce rispetto alle decisioni politiche. Questo anche se “capisco che nel tempo le banche centrali hanno avuto richieste di intervento”. Secondo Visco, sempre in riferimento al ruolo delle banche centrali, “la tendenza a mettere insieme stabilità monetaria e stabilità finenziaria è positiva. Andare oltre può essere pericoloso”.
Il numero uno della Banca Centrale, poi, smorza gli entusiasmi anche il nuovo fondo Salva Stati, che è pronto a partire dopo il via libera condizionato di ieri della Corte costituzionale tedesca. “Il nuovo fondo Salva Stati da solo non è sufficiente a fronteggiare le crisi finanziare. Se l’Esm “fosse l’unico meccanismo per fronteggiare le crisi finaziarie sarebbe insufficiente”, ha detto Visco nel corso di un intervento all’Università Roma tre. Commentando, poi, la sentenza della Consulta tedesca di Karlsruhe, il Governatore ha osservato che questa “non ha fatto altro che dire che l’Esm è legittimo. Niente di nuovo rispetto al disegno complessivo”.
Entusiasmi del resto smorzati anche sui mercati dove a fine mattinata le Borse europee viaggiano in negativo (-0,67% Milano), mentre sul fronte dei titoli di Stato i rendimenti del Btp decennale sono stabili al 5,02% e lo spread col Bund oscilla intorno ai 340 punti governato però dall’andamento dei titoli tedeschi che sono in lieve raffreddamento. Quanto al nuovo piano di acquisto illimitato di titoli di Stato dei Paesi in difficoltà approvato la scorsa settimana dal direttivo della Bce e che prevede delle strette, ma non meglio definite, condizioni da rispettare per gli Stati che ne faranno richiesta, ”non è una condizionalità legata alle misure, ma ai processi lungo una direzione”, ha spiegato. In pratica secondo Visco il Paese beneficiario non dovrà adottare nuove misure, ma sarà “più sorvegliato” in modo che possa “verificare una serie di progressi” nel percorso intrapreso.
Un male necessario, poi, a suo parere, la contrazione del Pil seguita alle misure di contenimento del debito pubblico. ”Era prevedibile e previsto – sostiene – si sapeva che l’insieme delle misure adottate avrebbe portato a ridurre il Pil, era la condizione necessaria per la stabilita”. Per Visco l’Italia, tra i vari aggiustamenti del recente passato, ha subito un “grande choc che è quello della crisi finanziaria che ha visto il nostro Paese non responsabile ma colpito. Abbiamo avuto un momento di aggiustamento che il nostro Paese ha accolto con molta lentezza anche per la storia del suo sistema industriale. Le piccole imprese e il loro capitale umano non sono state in grado di innovare sui prodotti. E c’è stata difficoltà a comprendere gli equilibri finanziari dal punto di vista politico”.
Sembra bocciata, infine, la teoria di Corrado Passera sul cosiddetto spread di produttività delle imprese italiane rispetto al resto d’Europa. Aumentare la produttività non significa “far correre di più sul posto i lavoratori ma creare investimenti sul altri fattori, come legalità e capitale umano, ed eliminare lacci e lacciuoli”, ha infatti detto il governatore di Bankitalia.