Sul suo sito internet il sindaco di Firenze presenta le linee guida del suo manifesto elettorale in vista delle elezioni primarie del Partito democratico. Tra vecchie idee nuove e contributi dal basso, il rottamatore promette di non promettere ma non mantiene sempre l'impegno
Guai a chiamarlo programma. Ma in effetti di questo si tratta. Quello pubblicato sul sito internet di Matteo Renzi, infatti, non può essere definito diversamente: 12 punti, 12 slogan (ma ovviamente per Renzi non sono tali) e una visione dell’Italia futura tutta calibrata sul contenuto dei suoi comizi in vista delle elezioni primarie del centrosinistra, a cui il sindaco di Firenze – lo ha confermato anche oggi da Verona – parteciperà per vincere. Non si tratta della “solita raccolta di buone intenzioni e di proposte astratte che popolano le campagne elettorali e spariscono il giorno dopo” spiega Renzi, ma scorrendo tra le righe del suo ‘non programma’ le promesse ci sono, eccome se ci sono. La differenza, semmai è che il sindaco di Firenze impronta il suo manifesto verso un unico obiettivo: la concretezza di governo. E cerca di tradurre le promesse in fatti, pur non riuscendoci sempre. Alcuni esempi.
Al punto uno (Ritrovare la democrazia), il rottamatore ‘punta’ i costi della politica, auspicando l’abolizione di una delle due camere e la creazione di un unico organismo parlamentare composto da non più di 500 onorevoli, nonché “composto da delegati delle Regioni e da sindaci” che possano “proporre emendamenti alla legislazione statale su cui la Camera elettiva decide in ultima istanza, eventualmente a maggioranza qualificata”. Non è una promessa, ma poco ci manca, anche perché Renzi non dice come (e con quali modalità e mezzi) vuole attuare il suo cambiamento. Che però poggia su idee improntate all’innovazione, ma non certe scevre da un’aderenza evidente al dibattito politico di questi giorni, dalla legge elettorale (preferenze sì o no) al ruolo dell’Europa, fino all’investimento sugli italiani per uscire dalla crisi.
Basta leggere i titoli dei 12 punti del programma, del resto, per farsi un’idea abbastanza precisa: detto dell’apertura su Ritrovare la democrazia, seguono – in rigoroso ordine numerico – L’Europa dal basso, Le premesse del rilancio, Investire sugli italiani, Un nuovo paradigma per la crescita: partire dal basso smantellando le rendite, Il welfare come investimento sulle persone, Un fisco dalla parte di chi lavora e intraprende, Uno Stato semplice, dalla parte dei cittadini, Il modello italiano, cultura, turismo, sostenibilità, La Garanzia della sicurezza, Diritti all’altezza dei tempi e, per finire, La proposta più importante. Quest’ultima altro non è che una sorta di costruzione partecipata alla stesura del programma vero e proprio, con tutti i simpatizzanti di Matteo Renzi che hanno la facoltà di inviare suggerimenti ‘governativi’ direttamente sul sito del sindaco di Firenze oppure presentando la propria idea ai comitati che accompagneranno il progetto di Renzi fino alle primarie.
E’ lo stesso Renzi a dirlo: “Il programma sarà presentato alla Stazione Leopolda di Firenze due settimane prima del voto delle primarie. Ciò che importa fin d’ora è che tutti quelli che contribuiranno a questo percorso condividano l’ambizione di non porsi limiti”. Poi lo slogan: “Come dice il saggio, anche un viaggio di mille chilometri inizia con un singolo passo”. Ma per Renzi, neanche a dirlo, non è uno slogan, al pari di quel “Un’altra Italia è già qui: basta farla entrare” con cui il rottamatore chiude la presentazione del documento. Insomma: un non programma che è un programma, nessun proclama ma tanti proclami, tante nuove idee vecchie in attesa dei contributi dei cittadini.