Armi da guerra e droga trasportati in Italia da una coppia di anziani coniugi svizzeri che varcavano il confine in auto. Committente, la presunta cosca di ‘ndrangheta dei Ferrazzo, originari di Mesoraca in provincia di Crotone ma da tempo radicati in Canton Ticino e nel Varesotto. I carabinieri di Varese hanno arrestato otto persone per traffico internazionale di armi e di stupefacenti, su richiesta del pm della Direzione distrettuale antimafia di Milano Mario Venditti, accolta dal gip Donatella Banci Buonamici. Tra gli arrestati c’è anche Eugenio Ferrazzo, 34 anni, figlio del boss Felice. Il clan Ferrazzo era stato protagonista di un’altra inchiesta, condotta dallo stesso Venditti, che nel 2008 aveva fatto scalpore. Dall’indagine Dirty Money era emerso che la cosca Ferrazzo controllava due società finanziarie di Zurigo, fallite con un buco da 75 milioni di euro dopo aver truffato circa 1.700 risparmiatori. In carcere era finito anche Giuseppe Melzi, avvocato molto noto a Milano anche per le sue attività filantropiche, accusato di essere un consulente del gruppo criminale per il riciclaggio di denaro in investimenti turistici in Sardegna. Il procedimento penale a carico di Melzi migrò a Tempio Pausania e da allora non ha registrato sviluppi.
L’inchiesta attuale, avviata dal Nucleo Investigativo di Varese nel dicembre 2009 in collaborazione con la polizia federale elvetica, ha svelato un sistema per importare dalla Svizzera, attraverso i valichi di Brogeda (Como) e Gaggiolo (Varese), grossi quantitativi di marijuana, hashish e cocaina, nonché armi comuni da sparo e armi da guerra, con relative munizioni. Quattro arresti sono stati eseguiti in flagranza: uno per tentato omicidio e resistenza a pubblico ufficiale, uno per detenzione di munizionamento da guerra e due detenzione ai fini di spaccio di stupefacenti. A finire in manette, oltre ad Eugenio Ferazzo, Francesco Scicchitano, 63enne di Pianopoli (Catanzaro); Antonino Amato, 63enne catanese residente a Gerenzano (Varese); Mirko De Notaris, 36enne di Vasto (Chieti); Salvatore Ferrigno, 49enne di origini catanesi residente a Uboldo (Varese); Cristian Margiotta, 32enne milanese; Alfio Privitera, 54enne catanese residente a Lozza (Varese); Donato Santo, 27enne residente a Jesolo (Verona). I carabinieri hanno anche sequestrato due pistole mitragliatrici, una pistola semiautomatica, un revolver con circa 500 munizioni di vario calibro e 200 grammi circa di hashish. Nelle comunicazioni, gli indagati utilizzavano un linguaggio in codice, parlando di “motorini” e “marmitte” in riferimento alle armi, di “litri d’olio” o di “donne” per la droga.
Il clan Ferrazzo è segnato da una faida interna. Nel 2000, Felice ed Eugenio Ferrazzo sono scampati a una pioggia di colpi di armi da fuoco lungo la strada principale che taglia Mesoraca, salvati soltanto dall’auto blindata. Felice ha poi scelto di collaborare con la magistratura crotonese, svelando gli affari criminali di famiglia. Secondo gli investigatori, il comando del clan è passato nelle mani di suo cugino Mario Donato Ferrazzo, detto “Topolino”, che però l’anno scorso è stato assolto dalla Corte d’appello di Catanzaro, dopo una condanna in primo grado. Ora attende il verdetto di cassazione. Gli inquirenti cercano ora di capire se le armi importate dalla Svizzera potessero servire anche a regolare mi conti in famiglia.