Il segretario generale dell'Onu afferma che la pellicola “sembra aver istigato deliberatamente la radicalizzazione degli scontri e le sommosse in corso”. Il governo indiano ha chiesto a Google di oscurare undici siti su cui sono visibili le immagini del trailer del film su Maometto
Quattro persone sono state arrestate ieri perché sospettate di aver avuto un ruolo nell’attacco al consolato americano a Bengasi, in Libia, in cui è rimasto ucciso l’ambasciatore Chris Stevens e altri tre cittadini statunitensi. Lo rendono noto le autorità libiche. “Per ragioni di sicurezza” era stato sospeso il traffico aereo all’aeroporto di Bengasi, ma lo spazio aereo è stato riaperto. A tre giorni dall’assalto alla sede diplomatica si definiscono alcuni particolari. Due delle vittime erano due ex Navy Seals con esperienze in Iraq e Afghanistan. Il Dipartimento di Stato americano li ha identificati come Tyrone Woods e Glen Doherty, spiegando che sono morti nel tentativo di proteggere i diplomatici della rappresentanza. “I nostri pensieri, le nostre preghiere sono per le loro famiglie e i loro amici”, ha dichiarato il segretario di Stato Usa, Hillary Clinton, “le nostre ambasciate non potrebbero svolgere il loro cruciale lavoro in giro per il mondo senza il servizio e il sacrificio di persone coraggiose come Tyrone e Glen”. In precedenza erano stati identificati solo l’ambasciatore a Tripoli, Chris Stevens, e Sean Smith, un agente sei servizi segreti.
Anche il segretario generale dell’Onu Ban Ki-Moon definisce “odioso” il film anti-islamico prodotto negli Usa che – afferma in una nota – “deliberatamente sembra aver istigato la radicalizzazione degli scontri e le sommosse in corso”. Ban si dice “profondamente risentito per le recenti violenze in Libia e in altri Paesi del Medio Oriente” e ribadisce con fermezza come “nulla giustifica” attacchi come quelli verificatisi negli ultimi giorni. In un momento come questo in cui si assiste ad una “crescente tensione”, il segretario generale lancia un appello al dialogo e al rispetto reciproco. La pellicola, definita “disgustosa” dalla Clinton, non sarà visibile in India. Il governo ha chiesto a Google di oscurare undici siti su cui sono visibili le immagini del trailer del film su Maometto che ha innescato un’ondata di proteste nel mondo islamico. Secondo quanto scrive il “Times of India”, a sollecitare questa misura sono tate le autorità dello Stato himalayano del Jammu e Kashmir, a maggioranza musulmana e dove sono attivi gruppi integralisti e violenti. Google, che controlla YouTube, avrebbe già accolto la richiesta come aveva fatto per Afghanistan e Pakistan dove i siti sono già stati bloccati. Tra l’altro ilo motore di ricerca ha già rimosso l’accesso al trailer del film su Maometto, “The innocence of muslims”, per chi si collega a YouTube in Egitto e in Libia.
Invita al dialogo il ministro degli Esteri Giulio Terzi. Nell’attuale situazione l’accordo di partenariato strategico con l’Egitto (il presidente Morsi è in visita ufficiale in Italia, ndr) non rischia di essere intempestiva, anzi è “in momenti così difficili e drammatici” che “il dialogo è fondamentale”. “La dichiarazione di parteneriato – ha detto In una intervista a Radio Anch’io su radio Rai 1 – è stata ribadita con una dichiarazione di principi politici generali che regola il rapporto con questo nuovo Egitto, sono principi basati sul rispetto del pluralismo, dei diritti dell’uomo, della tutela delle minoranze”. “In momenti così difficili e drammatici”, ha proseguito Terzi, definendo “un barbarico atto di terrorismo” l’uccisione dell’ambasciatore americano in Libia, “il legame stretto sul piano del dialogo e del discorso politico è fondamentale fra due paesi importanti come l’Italia e l’Egitto”. Nell’incontro di ieri con il presidente del Consiglio Mario Monti vi sono state “precise” dichiarazioni del presidente egiziano Mohammed Morsi sul rispetto dei diritti, sullo stato di diritto in Egitto, sulla condanna senza condizioni di questo episodio”, ha detto Terzi. Che ha poi sottolineato la “preoccupazione” per la diffusione di “antisemitismo, islamofobia, intolleranza verso i cristiani” in molte aree del mondo, “sulla quale dobbiamo restare impegnati. Ma questo non attenua certo la necessità di parlare e avere rapporti con l’Egitto”. Sull’attacco alla sede diplomatica il responsabile della Farnesina ritiene che “tutte le ipotesi sono aperte. Da quella più banale di un gesto irresponsabile, o uno più voluto e determinato” e ricorda “l’attacco a Bengasi cinque anni fa su episodi vignette islamiche” con “assassini perpetrati anche in Europa da fanatici islamici”. “Bisogna condannare senza mezzi termini, reprimere e prevenire” gli atti di terrorismo, ha detto Terzi, che ha poi sottolineato l’irresponsabilità di chi alimenta queste tensioni. “Fa venire i brividi – ha detto – che vi siano ancora persone che gettano cerini nei pagliai”.