E' questo il bilancio secondo le cronache della tv satellitare Al Jazeera. Scontri e spari a Tunisi, incendiata anche una scuola americana. A Khartoum assaltate le sedi diplomatiche di Usa, Gran Bretagna Germania. Proteste e scontri anche in Egitto. Manifestazioni in Bangladesh, con 10mila persone in piazza a Dacca, in Malaysia e in Indonesia.
Proteste e manifestazioni in tutti paesi islamici contro la pellicola sulla vita di Maometto considerata blasfema. Il venerdì, giorno santo per i musulmani, si è trasformato in una nuova giornata di violenza e e rabbia dopo le manifestazioni e gli scontri di ieri. E oggi, secondo le cronache di Al Jazeera, sono almeno 10 le vittime tra Sudan, Yemen, Libano, Tunisia ed Egitto.
SUDAN – Migliaia di manifestanti hanno raggiunto l’ambasciata Usa a Khartoum e sono riusciti a entrare all’interno da dove si sono uditi spari. Confermate 3 vittime. Lo staff dell’ambasciata sarebbe al sicuro, secondo l’agenzia Bloomberg che cita il portavoce dell’ambasciata americana a Khartoum, Ron Hawkins. In precedenza, oltre 5 mila persone si erano riunite davanti alle ambasciate di Germania e Gran Bretagna e gruppi di violenti avevano dato l’assalto alla sede diplomatica tedesca. La polizia sudanese ha sparato candelotti lacrimogeni contro i manifestanti che hanno risposto lanciando pietre. I manifestanti sono riusciti a fare irruzione nel compound sfondando il cordone di polizia. Da quella tedesca si sono sollevate fiamme, ma il personale della sede diplomatica è stato messo al sicuro. I manifestanti hanno poi rimosso la bandiera tedesca e issato al suo posto quella di al-Qaeda.
TUNISIA – E’ di almeno 3 morti e 28 feriti il bilancio provvisorio degli scontri scoppiati davanti l’ambasciata statunitense a Tunisi, presa d’assalto dai manifestanti per protestare contro il film blasfemo su Maometto. Lo riferisce l’agenzia Tap. Nel pomeriggio un gruppo di manifestanti è riuscito a scavalcare il muro di cinta dell’ambasciata Usa e ad ammainare la bandiera americana per sostituirla con una bandiera islamica. Inutile il fitto lancio di lacrimogeni verso la folla di manifestanti. Le forze di sicurezza, schierate a protezione, hanno quindi cominciato a esplodere molti colpi d’arma da fuoco a scopo intimidatorio per disperdere i manifestanti. L’agenzia Ansa ha scritto di spari ad altezza uomo. Nel parcheggio della sede diplomatica sono state lanciate bombe incendiarie che hanno bruciato almeno quindici auto. Il personale dell’ambasciata, presidiato dai marines posizionati sul tetto, è stato evacuato anche se “con grande difficoltà”. Inoltre l’American Cooperative School of Tunis, che si trova nella municipalità di L’Aouina (nell’area della Grand Tunis) è stata presa d’assalto e data alle fiamme da manifestanti.
LIBANO – Nel giorno in cui il Papa inizia la visita ufficiale, a Tripoli si registrano due morti e si contano almeno 25 feriti. Alcune centinaia di persone hanno dato fuoco a un locale della catena di ristorazione americana Kentucky Fried Chicken (Kfc) di Tripoli, principale porto nel nord del Libano. Secondo fonti della sicurezza libanese citate da al-Arabiya, il manifestante deceduto è stato raggiunto da una pallottola sparata dagli agenti mentre la folla cercava di prendere d’assalto un edificio governativo. Tra i feriti si contano almeno 18 agenti, colpiti dalle pietre lanciate dai manifestanti.
NIGERIA – La polizia, secondo Al Jazeera, ha sparato per disperdere una folla di manifestanti vicino a una moschea a Jos, nel centro del paese africano.
KENYA – Manifestazioni anti americane si sono tenute questo pomeriggio, dopo la preghiera del venerdì, all’esterno della più importante moschea di Mombasa. Centinaia di musulmani si sono radunati fuori il luogo di culto e hanno incendiato bandiere americane al grido di ‘Allah è grande’. “Condanniamo questo film americano che ha insultato il profeta Maometto”, ha detto il segretario generale del Consiglio degli Imam e Predicatori del Kenya (Cipk), Mohammed Khalifa. “Si tratta di una strategia del presidente Usa Barack Obama e di altri presidenti europei per ridicolizzare l’Islam”. Manifestazioni sono state segnalate da fonti locali anche in Somalia, nella città costiera di Chisimaio, ultima grande roccaforte dei miliziani somali di al Shabaab.
SPARI CONTRO DRONI USA IN LIBIA – Intanto droni americani stanno sorvolando Bengasi, in Libia, mentre le milizie islamiste hanno iniziato a sparare pesantemente contro i velivoli. L’aeroporto di Bengasi è stato chiuso, riaperto e nuovamente richiuso in giornata. Lo rendono noto fonti del governo libico spiegando che la sorveglianza statunitense è iniziata da ieri in seguito all’ondata di proteste. Decine di attivisti islamico-radicali libici, inoltre, sono tornati oggi in piazza a Bengasi per protestare contro il film di produzione americana. I dimostranti, legati apparentemente alla galassia salafita d’ispirazione jihadista, hanno scandito slogan come “Obama, Obama, noi siamo tutti degli Osama”, con un trasparente riferimento al capo di Al Qaida, Osama Bin Laden. Tra i partecipanti – radunatisi dinanzi all’hotel Tibesti, affollato di giornalisti stranieri giunti dopo l’attacco al consolato di martedì sera – spiccava la presenza di diverse donne velate. Su alcuni cartelli si potevano leggere parole in gloria del Profeta Maometto, “messaggero di Allah”, e di condanna delle offese arrecate alla fede musulmana e delle “umiliazioni” inflitte ai fedeli dell’Islam.
EGITTO – Migliaia di manifestanti si sono riversati in Piazza Tahrir dopo la preghiera. Un’auto è stata ribaltata e data alle fiamme lungo la via che dalla piazza diventata simbolo della primavera araba conduce alla rappresentanza diplomatica. Centinaia di persone hanno protestato lanciando sassi e la polizia ha risposto con il lancio di lacrimogeni. Tutte le strade di accesso all’ambasciata Usa sono bloccate da filo spinato e da uno schieramento imponente delle forze della sicurezza centrale a presidio. Agenti e manifestanti si sono allontanati dalla scena degli scontri con ferite, soprattutto alla testa, provocate dalla sassaiola, mentre si sono radunate in standby una decina di ambulanze pronte per assistere i feriti. La bandiera americana issata sul pennone all’interno del compound diplomatico è stata stracciata. Secondo fonti locali ci sarebbero almeno 11 feriti, mentre il cadavere di un giovane manifestante stato trovato poco fa nei pressi della moschea Omar Makram, sulla strada fra l’ambasciata Usa e piazza Tahrir. Lo riferisce una fonte degli Interni, secondo la quale il corpo mostra segni di arma da fuoco. Ma non è solo la capitale a ‘bruciare’. E’ di almeno quattro peacekeeper feriti, infatti, il bilancio dell’attacco sferrato oggi da alcuni beduini del Sinai contro un campo delle forze internazionali Onu. Lo riferisce una fonte ufficiale della sicurezza internazionale all’agenzia di stampa Xinhua. L’attacco, condotto da membri di gruppi jihadisti islamici, è stato sferrato nella città di Sheikh Zuwayed in segno di protesta per il film blasfemo. Gli assalitori hanno anche issato la bandiera nera dell’Islam con la scritta “non c’è altro Dio all’infuori di Allah, Maometto è il profeta di Allah”. I peacekeeper hanno risposto al fuoco sparando sugli assalitori. La sicurezza egiziana non è intervenuta, nonostante veicoli dell’esercito erano stati inviati nell’area.
YEMEN – Le forze di sicurezza yemenite hanno sparato alcuni colpi in aria e usato gli idranti per disperdere una manifestazione di alcune centinaia di persone che cercavano di raggiungere l’ambasciata americana a Sanàa. Secondo la tv satellitare al-Jazeera i manifestanti si sono radunati a breve distanza dalla sede diplomatica e ci sarebbero due vittime. Chiedono a gran voce l’espulsione dell’ambasciatore americano, i presenti hanno dato alle fiamme una bandiera a stelle e strisce. Una protesta analoga si era svolta ieri, sempre a Sanàa. Secondo l’Agenzia Ap un battaglione di marines sono già arrivati nel paese per proteggere l’ambasciata e il personale diplomatico che, secondo fonti ufficiali, è già al sicuro.
ISRAELE – La polizia di Gerusalemme ha fatto ricorso a gas lacrimogeni per disperdere alcune centinaia di dimostranti palestinesi radunatisi alla porta di Damasco, presso la Città Vecchia, che protestavano contro il film ‘L’Innocenza dei Musulmani”. Slogan di esecrazione contro la pellicola sono stati lanciati a Gaza da migliaia di fedeli islamici al termine delle preghiere del venerdì nelle principali moschee cittadine. E lo stesso premier Ismail Haniya non si era fatto scrupolo di chiedere le scuse di Washington nel corso di un sermone: “L’amministrazione americana – aveva detto – dovrebbe scusarsi con la nazione araba e islamica per questo film offensivo e portare quei criminali alla sbarra”. Il film, aveva aggiunto, “è il frutto del lavoro di un’alleanza di crociati , ebrei e americani per infiammare l’Islam e gli scontri settari, soprattutto in Egitto”.
GIORDANIA – Ad Amman un centinaio di dimostranti hanno chiesto la “fine dell’occupazione americana” della regione e l’espulsione dell’ambasciatore Usa. “Ascolta Obama, noi siamo tutti Osama”, hanno gridato inneggiando alla jihad contro chi insulta il profeta Maometto. “E’ un dovere di tutti i musulmani proteggere la propria religione e noi siamo qui per chiedere ai governanti di difendere la santità dell’Islam e mettere fine all’influenza americana nel paese”, ha detto Abu Mohammed Tarhawi, un leader del movimento jihaddista in Giordania. E sono state migliaia le persone che hanno partecipato ad una manifestazione ad Amman, guidata dai Fratelli musulmani, per chiedere la sospensione delle relazioni con Washington. “America, riprenditi i tuoi soldi, il mondo islamico non ha bisogno di te”, hanno scandito i manifestanti che hanno bruciato le bandiere a stelle e strisce.
AFGHANISTAN – Membri delle tribù Shinwar e Momand della provincia afghana di Nangarhar hanno annunciato che sulla testa del produttore del film considerato anti-islamico è stata messa una taglia di cinque milioni di afghani (72.000 euro). Sono centinaia le persone scese in strada nella provincia orientale afghana di Nangarhar gridando slogan anti-americani e bruciando bandiere a stelle e strisce e foto del presidente Barack Obama, in una manifestazione dai toni forti che però non è degenerata in violenza. Una manifestazione di protesta è in corso anche a Doha, in Qatar. Un gruppo di un migliaio di persone si è radunato vicino all’ambasciata Usa e manifesta pacificamente, scandendo slogan e sventolando bandiere e striscioni. Proteste anche in Bangladesh, con 10mila persone in piazza a Dacca, in Malaysia e in Indonesia.
PAKISTAN – Alcune centinaia di manifestanti hanno cercato di marciare verso l’ambasciata americana a Islamabad. A Lahore e a Peshawar ci sono stati massicci cortei di protesta con slogan e striscioni anti americani dopo la tradizionale preghiera del venerdì. Nella capitale, decine di manifestanti si sono scontrati con la polizia mentre cercavano di raggiungere la sede diplomatica. Diversi sono stati arrestati dalle forze dell’ordine. Ma non ci sono stati incidenti di rilievo. Analoghe proteste si sono tenute nel pomeriggio anche nel Kashmir indiano.
INDIA – Diverse centinaia di manifestanti musulmani hanno attaccato il consolato Usa a Madras, nel sud-est del paese, precisando che 86 persone sono state arrestate. I manifestanti hanno “lanciato delle pietre e alcuni vetri delle finestre del consolato sono andati in frantumi, poi hanno attaccato le telecamere della sorveglianza e successivamente hanno tentato di scavalcare il muro di cinta dell’edificio ma sono stati allontanati”, ha detto un ufficiale. Il governo aveva chiesto a Youtube di bloccare la visione del filmato su Maometto.
IRAN – Migliaia di manifestanti sono scesi in piazza a Teheran per condannare i responsabili del film. L’agenzia Fars spiega che i dimostranti hanno chiesto agli Stati Uniti di “presentare ufficialmente le scuse a tutti i musulmani nel mondo e di punire gli autori del film”. Nel manifesto i dimostranti hanno condannato, oltre a Washington, anche Israele e Gran Bretagna, ritenendoli “responsabili di questo clima di odio creatosi contro l’Islam”. Il documento definisce infatti il trio Stati Uniti, Gran Bretagna e Israele come il “triangolo del male” che sta “perseguendo le proprie politiche anti-islamiche nel mondo”. Secondo quanto riferisce ‘Fars’, i dimostranti hanno bruciato la bandiera americana di fronte alla sede centrale dell’Università di Teheran gridando lo slogan ‘Marg bar Amricà (Morte all’America). Ieri la Guida Suprema iraniana l’ayatollah Ali Khamenei, che parla di “azione maligna”, aveva rilasciato dure dichiarazioni nei confronti degli Stati Uniti e d’Israele ritenendo i “sionisti e il governo Usa” i responsabili della produzione del film e delle violenze che ne sono conseguite. Come per “Salman Rushdie, il vignettista danese, il pastore Usa che bruciò il Corano”, e ribadisce che “i primi sospettati per questo crimine sono i sionisti e il governo Usa”. Se i politici Usa “sono sinceri” nel condannare questo gesto, devono far sì che chi ha prodotto e finanziato il film blasfemo “abbia una punizione proporzionata al suo grande crimine“.
SIRIA – Centinaia di cittadini siriani sono in sit-in davanti all’ambasciata americana a Damasco. Washington ha chiuso la sua sede diplomatica nella capitale siriana e richiamato a febbraio il proprio ambasciatore per le violenze in corso nel Paese dal marzo 2011. “Obama, hai capito che ti odiamo”, si legge su un cartellone, mentre un manifestanti che si è identificato come Fatina ha detto alla Xinhua che “se avevano una religione e conoscevano Dio, non avrebbero pubblicato quel film”. Un altro manifestante, Nabil Taha, ha detto all’agenzia che “siamo qui per esprimere la nostra rabbia verso coloro che prendono di mira tutte le religioni, non solo l’Islam”. “Vogliono controllare la gente per i loro interessi”, ha aggiunto.
MAROCCO – Circa duecento salafiti hanno manifestato oggi a Salè, vicino alla capitale del Marocco Rabat, per protestare contro la diffusione negli Usa di alcuni estratti di un film che denigra la figura di Maometto. Nel corso della manifestazione, organizzata dopo la preghiera del venerdì, sono state date alle fiamme bandiere americane e scanditi slogan contro gli Stati Uniti. Modesto il dispiegamento delle forze dell’ordine, secondo testimoni.