Di fronte alla disperazione crescente c’è gente che parla poco e fa molto.
Le loro storie non interessano né ai media né ai partiti.
Io credo che sia importante raccontare queste storie perché sono le uniche esperienze che riescono a limitare i danni di questo assalto alla diligenza.
Queste storie ci dicono che esiste oggi uno schieramento invisibile che resiste al montare della miseria e della disperazione sociale e culturale. Questa è la nuova resistenza.
È importante che si sappia che esiste chi lotta quotidianamente opponendosi al degrado, allo spreco, alle ingiustizie, alle assurdità del sistema e costruendo isole di buon senso.
Quest’estate ad Alcatraz sono passate molte persone che mi hanno raccontato storie eccezionali, idee geniali. E sono stupito per la quantità, la qualità e l’inventiva delle idee che vengono concretizzate. Come fanno queste persone a ottenere risultati così eccezionali?
Mi sembra che la ricetta vincente sia: un po’ di senso dell’umorismo, buone capacità empatiche e una quotidiana, maniacale capacità di insistere.
È gente che fa paura per quanto ha la testa dura.
Una donna deliziosa mi ha detto: “Sono una specialista nel reinserimento dei malati mentali, lavoro in ospedale. Ma in realtà nessuno sa cosa dovrei fare. Allora io mi sono inventata che per riabilitare i malati bisogna incaricarli di assistere gli altri pazienti quando danno fuori di matto. E poi mi sono inventata che i malati di mente devono dare loro le informazioni all’ingresso del reparto, invece degli infermieri… Perché loro sanno meglio di tutti come funziona l’ospedale. Quando ho proposto questi cambiamenti i medici mi guardavano come una pazza. Ma la specialista nel reinserimento ero io…” Questa per me è genialità e grande senso dell’umorismo applicato alla stupidità del mondo.
Ma vorrei anche spiegare come funziona la costanza patologica. Sono stato in una questura per avere un documento di identità per mia figlia. Dovevamo partire il giorno dopo per la Francia. Arrivo venti minuti prima della chiusura degli sportelli. Di fronte a me c’è una coppia di mezza età, con l’aria dimessa. Il funzionario sta spiegando loro che per avere il documento di identità di un minore ci vogliono 15 giorni. Bestemmio mentalmente sentendo salire la disperazione. Non possiamo più partire. La burocrazia è un muro! La donna d’avanti a me dice al funzionario: “Ma noi dobbiamo partire per l’America domani, dobbiamo andare a lavorare.”
E il funzionario: “Capisco, signora, ma per il documento d’identità per un minore servono 15 giorni.”
Allora il marito dice: “Certo. Capisco. Ma noi dobbiamo partire per l’America domani, dobbiamo andare a lavorare.”
E il funzionario: “Come ho appena detto ci vogliono 15 giorni”.
E allora la moglie lo guarda e gli dice: “Certo. Capisco. Ma noi dobbiamo partire per l’America domani, dobbiamo andare a lavorare.”
E il funzionario ripete la sua frase: “…15 giorni…”
E il marito allora gli dice: “Certo. Capisco. Ma noi dobbiamo partire per l’America domani, dobbiamo andare a lavorare.”
E io penso: questi sono esseri superiori! Questa coppia ha i superpoteri. Una determinazione che supera i limiti dell’umano! Essi sono Dei! E vanno avanti così, inarrestabili, con la stessa determinazione di un sasso che cade in virtù della sua natura di sasso.
E vedo il funzionario perdere energia da tutti i pori della pelle, boccheggia. Vorrebbe forse prendere le loro teste e sbatterle contro il bancone. Ma non può, perché è una persona civile. Poi crolla e dice: “Vado a chiamare il capoufficio. E torna col capoufficio che apre la porta e li fa passare dietro lo sportello. E io dietro, al traino della loro potenza suprema. Il capoufficio li guarda gentile (io sono un nulla sullo sfondo) e dice: “Mi dispiace, ma servono 15 giorni…” E la moglie lo guarda e dice: “….Dobbiamo andare a lavorare.” E lui ripete “…15 giorni.” E il marito ripete la sua frase, sempre uguale, senza cambiare una virgola, senza alzare la voce: “….lavorare.”
E ricomincia la stessa identica scena. E il capoufficio medita di richiedere il trasferimento ai plotoni anti-sommossa. E poi cede, come un ghepardo in corsa colpito ai garretti.
E dice: “Ve lo faccio dire dal questore”. E si muove verso l’ufficio della massima autorità. E io dietro, sfruttando la scia delle porte degli uffici lasciate socchiuse.
E il questore dice: “…15 giorni.” E il marito dice le sue due frasi: “Certo. Capisco. Ma noi dobbiamo partire per l’America domani, dobbiamo andare a lavorare.”
E il questore si rammarica di non aver scelto di entrare in aeronautica e poter bombardare i terroristi da molto lontano. E ripete la sua frase. Ma quei due, quei due non alzano la voce, non cambiano tono, non evitano una sola parola delle loro due frasi che ripetono imperterriti.
E alla fine il questore crolla anche lui e dice: “Dategli quello che chiedono.”
E loro dicono: “Grazie.”
Il questore sta per andarsene, mi guarda e si accorge della mia presenza: “E lei cosa desidera?”
“Io uguale a loro…”
Questo serve se vuoi praticare la resistenza. Parlare a bassa voce e non mollare mai la presa.
E c’è un sacco di gente in Italia che soffre di questa malattia. Hai voglia di spiegargli che c’è la crisi, che ci sono i tecnici al governo, che ci sono i regolamenti…
Non sono esseri umani, sono trivelle robotizzate con un motore atomico.
C’è la cooperativa di Messina che ha costruito impianti fotovoltaici coinvolgendo altre associazioni sociali e che ora grazie a questa iniziativa permette a tutto il consorzio di risparmiare denaro e garantire posti di lavoro. C’è la pedagoga piemontese che ha coinvolto polizia e carabinieri nella prevenzione del disagio. Per premio l’hanno trasferita smembrando il suo gruppo di lavoro ma dov’è adesso è già riuscita a organizzare la traversata del Mediterraneo in barca a vela con un equipaggio di senza casa.
Ci sono dei malati di ottimismo patiti della Transizione che hanno convinto alcuni comuni emiliani a convertirsi all’economia post petrolifera. E ci sono i sindaci dei Comuni Virtuosi che si scambiano idee e progetti per razionalizzare i costi e contemporaneamente sviluppare potenzialità. E ci sono degli ex leghisti bergamaschi che sono riusciti a convincere una mega azienda che inquinava di brutto a collaborare alla creazione di un parco con annessa gestione di attività culturali, servizi e cooperative sociali (nuovi posti di lavoro).
C’è un mare di storie che oggi fa la differenza.
Credo che dovrebbe esistere uno spazio per raccontare tutte queste esperienze offrendo così idee ad altri gruppi e la possibilità di creare collaborazioni.
Questa è l’Italia che ha un progetto di rinascita e ha la forza di portarlo avanti. Ma serve che diventi visibile.
Ti propongo quindi di usare lo spazio ai commenti di questo blog per segnalare esperienze positive. È un primo passo. Poi vedremo se si troveranno le forze per lanciare un grande censimento del fronte della resistenza. Diamoci una mano! Grazie.