“La primavera araba è una cosa positiva, ma impari la tolleranza”. Il pensiero di papa Benedetto XVI, nel giorno del suo arrivo in Libano per una visita apostolica, rischia di aggiungere benzina sul fuoco della protesta che in questi giorni sta incendiando il mondo musulmano a causa di un film ‘americano’ su Maometto giudicato blasfemo. “Arrivo idealmente, anche in tutti i Paesi del Medio Oriente come pellegrino di pace” aveva detto Benedetto XVI da Beirut, dove sarà da oggi fino a domenica per un breve viaggio nel Paese dei cedri. Jospeh Ratzinger è stato salutato dal presidente della Repubblica Michel Suleiman, cattolico maronita, il presidente del Parlamento Nabih Berri, musulmano sciita, e dal primo ministro Naji Miqati, musulmano sunnita. Il Pontefice, il cui arrivo è stato salutato dal suono delle campane nelle chiese di Beirut, è giunto in un Medio Oriente in profondo cambiamento per le rivoluzioni della Primavera Araba e in coincidenza con le violente proteste anti-americane per un film giudicato blasfemo sull’Islam. Nel nord del Libano, in segno di protesta un locale è stato dato alle fiamme della catena di ristorazione americana Kentucky Fried Chicken (Kfc) di Tripoli, principale porto nel nord del Paese.
Parlando sull’aereo che lo ha portato in Libano, Benedetto XVI ha sottolineato che “il fondamentalismo è sempre una falsificazione delle religioni. Dio invita a creare pace nel mondo e compito delle fedi nel mondo è creare la pace”. Ha poi definito la Primavera araba “una cosa positiva che esprime desideri di democrazia, libertà e anche la volontà di affermazione dell’identità araba ed esprime il grido di gran parte della gioventù culturalmente più formata. C’è sempre il pericolo”, ha però aggiunto, “che nasca l’odio, per questo dobbiamo fare tutto il possibile perché la libertà vada nella giusta direzione”.
Il Pontefice prima di iniziare il suo discorso di saluto nell’aeroporto della capitale libanese ha risposto alle domande di alcuni cronisti sulla Siria e sulle migliaia di profughi che la guerra sta provocando. “Non solo i cristiani fuggono ma anche i musulmani. Ma è naturale – ha spiegato Papa Ratzinger – che il pericolo che fuggano anche i cristiani è grande. Bisogna fare tutto il possibile per rimanere ed è essenziale l’aiuto di tutti. La prima cosa è la fine della guerra e diffondere il messaggio della pace”. Per il Papa, si tratta porre in atto “gesti concreti di pace e aiuti anche materiali perché cessi la violenza”.
Benedetto XVI ha poi iniziato il suo discorso facendo subito riferimento al modello (seppur precario) di pace creato nel Paese dei cedri: ”La felice convivenza tutta libanese deve dimostrare a tutto il Medio Oriente e al resto del mondo che all’interno di una nazione possono esistere la collaborazione tra le varie Chiese, tutte parti nell’unica Chiesa cattolica, in uno spirito di comunione fraterna con gli altri cristiani e, al tempo stesso, la convivenza e il dialogo rispettoso tra i cristiani e i loro fratelli di altre religioni”. Convivenza, libertà e tolleranza, quindi. Benedetto XVI ha riproposto la sua ricetta di pace partendo dalla storia. “Dalla storia delle rivoluzioni – ha detto Ratzinger – noi sappiamo che il grido della libertà così importante e positivo (il riferimento è sempre alla Primavera araba, ndr), è sempre in pericolo di dimenticare un aspetto e una dimensione fondamentale della libertà, cioè la tolleranza dell’altro e il fatto che la libertà umana è sempre una libertà condivisa, che solo nella condivisione, nella solidarietà, nel vivere insieme con determinate regole può crescere”.