La Banca centrale americana comprerà titoli per 40 miliardi di dollari al mese, ma avverte che la politica monetaria non è la cura per tutti i problemi. Il primo a beneficiarne però sarà Obama che si prenderà il merito della ripresa economica
La Federal Reserve lancia una nuova ondata di liquidità alla vigilia della volata finale per la Casa Bianca. La Banca centrale americana acquisterà bond per 40 miliardi di dollari al mese, partendo da 23 miliardi entro fine settembre. La manovra, annunciata al termine del consiglio direttivo, promette di dare una spinta all’economia e soprattutto all’occupazione americana, dopo i dati deludenti di agosto. Il primo a beneficarne sarà Barack Obama, che si prenderà il merito della ripresa, giocando una carta forse decisiva contro l’avversario Mitt Romney.
Le misure annunciate dalla Federal Reserve non si limitano al nuovo piano di acquisto dei titoli. La Banca centrale americana ha avvertito che manterrà i tassi ai minimi almeno fino a metà del 2015 e che estenderà fino a fine anno l’operazione Twist, ovvero l’allungamento della vita media del debito pubblico americano. “La Fed proseguirà con l’acquisto di cartolizzazioni di mutui fino a quando l’occupazione non migliorerà sostanzialmente – ha spiegato il Fomc, cioè il braccio della Fed che si occupa di politica monetaria, senza fissare una scadenza precisa – e adotterà altri strumenti di politica monetaria se necessario fino a quando non si vedranno miglioramenti”.
Il presidente dell’istituto, Ben Bernanke, intervenuto dopo l’annuncio della Banca centrale, ha detto che “l’economia americana è sulla via di una ripresa moderata e le nuove misure decise dalla Fed aiuteranno a tenere i tassi bassi e forse a ridurre il deficit”. Ma ha anche avvertito che “la politica monetaria non è la cura per tutti i problemi economici del Paese”. Bernanke, infine, ha chiarito che il futuro economico americano rimane incerto e che le condizioni del mercato del lavoro americano restano motivo di grande preoccupazione.
Un altro segnale positivo annunciato dalla Federal Reserve sono state le stime del Prodotto interno lordo, riviste al rialzo in un intervallo compreso tra il 2,5% e il 3% per il 2013 e tra il 3% e il 3,8% per il 2014. Modificate invece al ribasso, tra l’1,7% e il 2%, le previsioni di crescita per il 2012. Mentre l’inflazione, sempre secondo il Fed pensiero, risulterà tra l’1,7% e l’1,8% nell’anno in corso, tra l’1,7% e il 2% nel 2013 e tra l’1,8% e il 2% nel 2014. Le previsioni per la disoccupazione, infine, sono tra l’8% e l’8,2% nel 2012, tra il 7,6% e il 7,9% nel 2013 e tra il 6,7% e il 7,3% nell’anno successivo.
L’intervento della Fed e le parole di Bernanke sono state accolte positivamente a Wall Street, dove i listini ieri hanno guadagnato velocemente terreno e hanno chiuso toccando i livelli del 2007, prima della crisi finanziaria. Il Dow Jones, in particolare, ha chiuso in rialzo dell’1,55% a 13.539 punti, mentre il Nasdaq avanzava dell’1,33% a quota 3.155 e lo S&P ha terminato la seduta in aumento dell’1,63% a 1.459,98 punti.
L’annuncio della Fed è stata una buona notizia anche per Obama, che spera di vedere una ripresa dell’economia entro le elezioni presidenziali del 6 novembre. Non si è fatta attendere, in proposito, la risposta dei repubblicani, che hanno fatto la voce grossa affermando che la situazione economica sotto l’amministrazione Obama resta debole nonostante l’annuncio “inutile” della Banca centrale. “L’intervento della Fed è la conferma che le politiche di Obama sull’economia non hanno funzionato”, ha detto Lanhee Chen, stratega politico della campagna di Romney. E ha aggiunto: “Dobbiamo creare ricchezza, non stampare dollari”.
Bernanke, rispondendo ai giornalisti che chiedevano se la manovra serve alla rielezione del presidente americano, ha precisato che “la Banca centrale si impegna a mantenere la propria indipendenza dalla politica”. Ma l’impatto sulla corsa per la Casa Bianca è inevitabile. Il presidente americano, secondo la media degli ultimi sondaggi, ha infatti aumentato il vantaggio su Romney a 3,3 punti dopo le convention che si sono tenute nelle settimane scorse, dove il discorso di Obama ha impressionato più di quello dell’avversario repubblicano.
A fare tremare il presidente, il giorno dopo dell’intervento tanto acclamato che ha chiuso la convention democratica, è stato il dato deludente sull’occupazione di agosto, che ha fatto perdere credibilità al suo discorso ottimista sul mercato del lavoro. Ma per il presidente si aprono ora nuove speranze, grazie all’iniezione di liquidità che promette di rilanciare l’occupazione.