C’era una volta il calcio visibile in chiaro, sulla Rai. Ora non più, a seguito dell’assegnazione al canale Cielo, di proprietà di Sky, dell’ultimo pacchetto di diritti televisivi. Il pacchetto A6, che garantisce l’anteprima della trasmissione in chiaro dei gol della domenica di serie A dalle ore 18 alle ore 18.15. E la cui mancata acquisizione da parte della Rai decreta la fine simbolica di 90° Minuto, che dal 1970 era il punto di riferimento di milioni di utenti e, anche dopo la nascita delle televisioni a pagamento, trasmetteva in chiaro prima di tutti i gol di giornata. Il programma in sé resta, ma è svuotato della sua funzione di servizio pubblico non essendo più in grado di offrire agli spettatori, a quei venti milioni di famiglie circa che non hanno accesso al satellite, le immagini dei gol prima della concorrenza.
Una lettura che però non trova d’accordo Carlo Verna, segretario Usigrai, che a ilfattoquotidiano.it dice: “In un orario in cui la Rai non poteva trasmettere (la fascia 18 – 18.15 ndr.) la Lega Calcio si è inventata questi nuovi diritti. Concorrere al loro acquisto sarebbe stato uno spreco. L’importante è che il cittadino possa continuare a vedere i gol in chiaro sulla Rai all’orario solito delle 18.15”. Il problema è che però il pacchetto A6, dal costo irrisorio di 3 milioni, garantisce anche le ‘finestre’ negli stadi durante le partite pomeridiane, che prima erano utilizzati da un programma come Quelli che il calcio, destinato a scomparire. Al suo posto Cielo (in abbonamento sul satellitare al canale 126 e in chiaro sul digitale terrestre al canale 26) farà un suo programma, probabilmente condotto da Simona Ventura.
“Per noi cambia poco, abbiamo salvato le nostre trasmissioni storiche come 90° Minuto e la Domenica Sportiva – cerca di minimizzare Eugenio De Paoli, direttore di Rai Sport -. Certo, dispiace un po’ che siano gli altri a trasmettere i gol con qualche minuto di anticipo. Il nostro ritardo sarà comunque minimo. E poi, essendo servizio pubblico, noi non possiamo sperperare denaro a destra e sinistra”. Ma la domanda che si pone l’appassionato di sport, e contribuente tramite il canone, è come la Rai giudica le spese milionarie per programmi come Festival di San Remo, Miss Italia, o le miriadi di fiction prodotte o co-prodotte per fare piacere agli amici, dato che considera uno sperpero di denaro pubblico acquistare i diritti dello sport.
“Tolto il festival di San Remo, che non si tocca, va detto che da Miss Italia la Rai avrebbe dovuto disimpegnarsi già da tempo. Più per scelta editoriale che economica, per come questo programma presenta la figura della donna – spiega Verna a ilfattoquotidiano.it -. Mentre il discorso sulle fiction è sintomatico della mancanza d’indipendenza dell’azienda, costretta ad accontentare a caro prezzo l’attricetta o il regista per cui riceve una telefonata interessata”. Una situazione desolante, che ha radici antiche. “Negli ultimi venti anni si è voluta una Rai subalterna, a causa di un conflitto di interessi che ha depauperato sempre di più le risorse dell’azienda, facendo prima gli interessi di altri concorrenti e poi lasciando la Rai senza le oggettive possibilità economiche di competere per i diritti dello sport – continua Verna -. Qui si deve risolvere il nodo di quello che vuole essere il servizio pubblico, se non si vuole che la Rai diventi la tv dei poveri in antitesi a Sky che è quella dei ricchi”.
In questi anni di conflitti di interesse, la Rai ha perso l’intero pacchetto motori (Formula Uno e Moto GP), la Champions League e l’Europa League, a favore delle piattaforme a pagamento di Sky e Mediaset, riuscendo a riservarsi come servizio pubblico solo Coppa Italia e Supercoppa di calcio e sport minori dal punto di vista dell’audience televisiva: come ciclismo, nuoto, atletica leggera e basket. Delle ultime Olimpiadi di Londra 2012, la Rai ha potuto trasmettere solo 200 ore contro le 1600 di Sky. E finora anche i diritti dei prossimi Mondiali di calcio sono in mano a Sky. Ma non è finita qui, come spiega Verna, anche il prossimo Giro d’Italia è a serio rischio visto il mancato accordo tra Rai e Rcs. Come uscirne? Con uno scatto d’orgoglio, la Rai compie un grande passo verso la modernità televisiva e annuncia l’acquisto di Don Alessio Albertini – responsabile dell’ufficio sport della diocesi di Milano nonchè fratello del vicepresidente della FIGC Demetrio Albertini – come volto nuovo per la trasmissione domenicale Stadio Sprint. A proposito dell’indipendenza del servizio pubblico.