Un milione di euro in nero su conti svizzeri nell’ambito del trasferimento dalla Sampdoria alla Lazio. Tradotto nel linguaggio del codice penale: reato di riciclaggio. Di questo è accusato il centrocampista della Lazio Luciano Zauri, indagato nell’ambito di un’inchiesta condotta dal pm di Milano Carlo Nocerino.
Le indagini erano nate nei mesi scorsi dalle rivelazioni del ‘faccendiere’ svizzero Giuseppe Guastalla, già coinvolto nell’inchiesta, sempre per riciclaggio, su banca Italease. Insieme all’ex centrocampista della Nazionale, nel registro degli indagati è finito anche il suo procuratore Tullio Tinti, che per la Procura avrebbe rivestito un ruolo ben preciso nel fare ottenere al calciatore la somma ‘in nero’. I pm milanesi, inoltre, hanno anche inoltrato nella primavera scorsa una rogatoria negli Stati Uniti, dove sarebbe transitato il denaro, ma non hanno ancora ricevuto risposta.
Il sospetto degli investigatori è che Tinti, già agente di campioni del calibro di Luca Toni, Giampaolo Pazzini e Marco Borriello, si occupasse non solo di contratti milionari e scambi di mercato, ma anche di riciclare denaro attraverso fondi esteri e false fatture. Soldi che sarebbero stati sottratti al fisco e trasferiti su fondi esteri, come nel caso di Zauri. Quello del calciatore laziale, quindi, potrebbe essere solo uno dei casi di un modus operandi ben collaudato e remunerativo per tutte le parti in causa.
Sempre a partire dalle rivelazioni di Guastalla, del resto, il pm Carlo Nocerino aveva avviato un’inchiesta su 280 società calcistiche finite nel mirino per una maxievasione fiscale. L’inchiesta aveva svelato che Guastalla e alcuni suoi collaboratori, arrestati nel 2009 nell’inchiesta su Italease, gestivano una serie di società estere costruite per permettere a società italiane di creare fondi neri oltre confine. Gli atti di questa inchiesta erano poi stati inviati al procuratore federale della Figc Stefano Palazzi per l’adozione di eventuali sanzioni nell’ambito della giustizia sportiva.