L'imputato era stato giudicato colpevole dalla corte d'Appello di Firenze perché aveva partecipato a una manifestazione il 23 aprile del 2005. Era era noto dal 1990 alla Digos e alle questure della Toscana per cui, facilmente, era stato riconosciuto e identificato anche se aveva il viso parzialmente coperto da una sciarpa
Il saluto romano è un reato. Confermata, dalla Cassazione, la condanna nei confronti di un neofascista che in una riunione pubblica, insieme ad altri, faceva il saluto romano e scandiva slogan inneggianti al razzismo e al regime fascista. La Suprema corte, infatti – con la sentenza 35549 -, ha dichiarato “inammissibile” il ricorso con il quale l’uomo, 50 anni, cercava di scrollarsi di dosso la pena (la cui entità non è specificata) inflittagli dalla Corte d’appello di Firenze il 3 novembre del 2010.
Proprio nel capoluogo toscano si era svolta la manifestazione del gruppetto neofascista, il 23 aprile del 2005. L’imputato era noto dal 1990 alla Digos e alle questure della Toscana per cui, facilmente, era stato riconosciuto ed identificato anche se aveva il viso parzialmente coperto da una sciarpa. L’uomo era pluripregiudicato e, dunque, secondo la Suprema corte in maniera corretta la Corte d’appello ha ritenuto legittimo il suo riconoscimento da parte di uno degli agenti di polizia chiamato a deporre in dibattimento.