Oggi in conferenza stampa il pm di Udine Claudia Danelon ha dichiarato che "sulla scena del crimine non si può escludere il concorso a vario titolo e in diversi momenti di altre persone". Per i magistrati c'è stata premeditazione non solo sulla rapina, ma anche sull'omicidio
Gli indagati per l’omicidio di Paolo Burgato e Rosetta Sostero sono due, per ora. Lisandra Aguila Rico, di 21 anni, e suo fratello Laborde Reiver Rico, di 24, accusati di omicidio pluriaggravato e rapina. Eppure, ha reso noto questa mattina in conferenza stampa il pm di Udine Claudia Danelon, “sulla scena del crimine non si può escludere il concorso a vario titolo e in diversi momenti di altre persone”.
Quanto alla confessione della giovane cubana il pm ha sottolineato: “Ha ammesso di aver preso denaro e pochi gioielli di poco conto”. “Certo è – ha ribadito – che l’intento era quello predatorio. Abbiamo anche trovato una corda ed è accertato il tentativo di legare una delle vittime, ma anche su questo dobbiamo lavorare”. L’arma del delitto è nota, ha precisato, ma “non è stata ancora trovata: si tratta di due coltelli“.
Non si esclude inoltre che ci possa essere stato un altro movente. Il procuratore Antonio Biancardi, a margine della conferenza stampa, ha dichiarato che “emerge premeditazione non solo sulla rapina, ma anche sull’omicidio. Non è stato un dolo d’impeto”. ”Fatti del genere vanno puniti con pene esemplari – ha aggiunto – questa Procura cercherà ora di chiarire ogni aspetto perché il nostro compito è far capire bene ai giudici come sono andate le cose. Ci interessa molto il loro sigillo sulla vicenda. Le leggi ci sono, dovrebbero solo essere applicate in maniera più rigorosa”.
Continuano intanto le ricerche del secondo indagato del delitto, Reider Laborde Rico, fratello della cubana che “sicuramente non è in Italia, forse a Cuba – ha detto il pm Danelon – ma per il quale verrà emesso anche un mandato di cattura internazionale se necessario”.
I due giovani sono stati individuati dopo un lavoro su centinaia di reperti, ha spiegato Giampietro Lago, comandante del Ris di Parma. “Quelli che dal punto di vista investigativo si sono dimostrati più interessanti, acquisiti fuori dall’abitazione del delitto, sono stati in particolare un mozzicone di sigaretta e un frammento di carta con una traccia biologica, una traccia di sangue”.
Lago ha poi confermato che sono stati comparati “i Dna con quello della madre, che per correttezza della indagine è stata disponibile al confronto e il risultato è stato oltre ogni ragionevole dubbio”. Alla domanda se ci sono elementi che possono far pensare alla presenza di una terza persona sulla scena del delitto ha concluso: “Preferisco non esprimermi”.