Il consiglio dei ministri non ha ancora preparato il decreto per attuare la direttiva europea Bolkestein in Italia. Malumore tra i proprietari degli stabilimenti balneari: gli associati Sib non parteciperanno al grande evento fieristico del Sun, mentre la potente Oasi-Confartigianato per la prima volta non critica gli scioperanti: "Se qualcuno diserta bisogna prenderne atto"
Regna come sempre il caos nel settore balneare. In vista delle concessioni delle spiagge da affidare tramite evidenza pubblica a partire dal primo gennaio 2016, come prevedono i trattati europei, il governo per ora si limita agli annunci. Interrogato da Antonio Di Pietro dell’Idv la settimana scorsa alla Camera, il ministro per i Rapporti col Parlamento, Piero Giarda, ha assicurato che il decreto per regolare la materia sarà “proiettato verso la valorizzazione della professionalità degli operatori economici” e la “salvaguardia degli investimenti degli operatori”, il tutto attraverso “opportune forme di interlocuzione preventiva con la Commissione europea”.
Di spiagge ha parlato lo stesso segretario del Pd Pier Luigi Bersani, aprendo con un video-messaggio la festa nazionale del Turismo appena avviata dal suo partito a Milano Marittima: “Chiediamo al governo di attivarsi rapidamente perché serve un decreto che regolamenti le concessioni demaniali”. Entro ottobre, rilevano i più ottimisti, il ministro del Turismo Piero Gnudi convocherà a Roma le categorie e mostrerà loro la bozza del decreto.
Tutto ciò dovrebbe suonare come musica per le orecchie dei bagnini, ma ogni occasione sembra buona per rilanciare la partita. Soprattutto da quando Gnudi (mesi fa nella sede della Regione Emilia-Romagna) disse che la direttiva Bolkestein non si può aggirare. Ora le tre categorie di settore più rappresentative a livello nazionale (Sib-Confcommercio, Fiba-Confesercenti e Assobalneari Italia-Confindustria, quasi il 90% di rappresentati nel comparto) hanno annunciato di voler boicottare tutte le fiere dei balneari. Ne pagherà subito le conseguenze “Sun”, il salone internazionale di Rimini Fiera leader in Italia, la cui 30esima edizione si terrà al quartiere romagnolo dal 7 al 9 ottobre. Non solo: nello stesso periodo in cui si svolge il Sun, ci sarà “una manifestazione a livello nazionale in una località ad alta valenza turistico-balneare”.
Anche se come sembra la manifestazione parallela non si terrà in Emilia-Romagna, la Fiera riminese ha tentato di correre subito ai ripari. Del resto, non è un gran periodo per il gruppo del presidente Lorenzo Cagnoni: la crisi internazionale sta colpendo duro, non decollano le presenze del nuovo palazzo dei congressi (la “astronave” da oltre 117 milioni di euro), i sindacati stanno dando battaglia come non mai su contratto integrativo e strategie aziendali. Oggi, dunque, la nuova tegola dei bagnini. Al quartier generale di Cagnoni dicono che il danno sarà contenuto, ma intanto le assemblee nazionali delle associazioni ‘ribelli’, capaci di garantire migliaia di visitatori al “Sun” gli anni scorsi, quest’anno non sono in agenda. Gli staff del presidente hanno provato a mediare, con l’unico risultato di ricompattare tra loro le categorie.
Rimini Fiera e Fiere e Comunicazioni srl, organizzatori del “Sun”, pur richiamando governo ed Ue alle proprie responsabilità sulle concessioni, hanno ricordato ai bagnini che “boicottare la propria fiera indebolisce l’immagine del settore e rischia di far perdere un luogo ed un motore di comunicazione di grande efficacia”. Macché. Giancarlo Cappelli, presidente regionale e vice presidente nazionale Sib, gran fautore della ‘protesta degli ombrelloni’ lo scorso 3 agosto, ha chiarito che “l’orientamento è stato deciso in giunta e non si torna indietro: il governo ora ci deve ascoltare”. Giorgio Mussoni di Oasi-Confartigianato, il ‘grande capo’ dei bagnini da Bellaria a Cattolica che con Confcommercio e ‘soci’ non condivide quasi nulla, la sua assemblea in Fiera la terrà domenica 7 ottobre (sulla stessa linea Cna Balneatori). Ma, questa volta, Mussoni solidarizza con i colleghi bacchettando Cagnoni e compagnia: “È tutto legittimo, ma questi appelli non mi sembrano il massimo. Le categorie sono libere ed autonome, pur nella diversità delle opinioni, e se qualcuno vuol disertare credo bisogni prenderne atto”.