“Piuttosto che andare nel Pd vado in seminario”. E’ lapidario Giovanni Favia che torna a parlare nuovamente in pubblico, questa volta alla storica emittente radiofonica di Popolare Network. Ed è proprio sul possibile “cambiamento di casacca” del consigliere regionale 5 Stelle che lo stesso protagonista dello “scambio” cerca una volta per tutte di fare chiarezza.
“Questa è comica, chi un minimo segue la mia attività sa che io col Pd ho qualcosa di più di qualche conto in sospeso, sono loro spina nel fianco – continua Favia – non c’è esponente 5 Stelle in Italia attaccato dal Pd con più livore che quello usato contro di me”.
Altro tema toccato nell’intervista è ancora l’annoso problema della democrazia interna nei Meet Up grillini: “Il problema non è tra me e Beppe Grillo. Il fatto che si sia parlato del tema portale e democrazia significa che questo dibattito sta arrivando come messaggio a Milano e a Genova”.
“Non c’è nemmeno niente di nuovo nel post di Grillo di qualche giorno fa”, spiega Favia tornando sul tema del portale, “da tre anni fa si discute del portale, che è stato presentato come finito alla Woodstock di Cesena. Però poi, al di là di usarlo come lavagna dove scrivere liberamente dei pensieri senza capacità di fare sintesi e di contare, a livello decisionale a tutt’oggi non v’è nulla”
Favia sembra comunque poco soddisfatto dalla risposta di Grillo: “Noi, e quando dico “noi” parlo per gli attivisti, i simpatizzanti, i cittadini, che vorrebbero vedere realizzato il progetto di autogoverno della rete fuori dagli schemi partitici e da livelli verticistici di ogni tipo, che ancora stanno aspettando”.
Infine Favia prende nettamente distanza dagli attacchi personali del blogger genovese sullo status di “disoccupato” antecedente all’elezione in consiglio regionale: “Beppe ha avuto una piccola caduta di stile, perché sa benissimo che non ero disoccupato prima di entrare in politica. Ma anche se lo fossi stato non capisco la critica: non è un reato essere disoccupati, anzi oggi in Italia è una condizione, ahinoi, sempre maggiore.
“Anche un disoccupato ha il diritto di usare i propri diritti civili e politici candidandosi alle elezioni come ogni cittadino onesto e in buona fede – conclude – Noi tutti siamo in politica rinunciando a privilegi, benefit e guadagni d’oro. Per i consiglieri 5 Stelle non c’è una “poltrona” ma panca piena di chiodi e ci stiamo a sedere sopra per riscattare questo paese da 20 anni di scempio della cosa pubblica”.